Gérard Calvet

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Stemma abbadiale di Gérard Calvet

Gérard Calvet (1927-2008), abate francese.

La santa liturgia[modifica]

Incipit[modifica]

Tre miracoli fioriscono continuamente nel giardino della Sposa di Cristo: la sapienza dei suoi dottori, l'eroismo dei suoi santi e dei suoi martiri, lo splendore della sua liturgia. Et hi tres unum sint! Questi tre elementi sono "una cosa sola" perché la liturgia è per sé stessa un canto unico di sapienza e di amore: essa riassume i due ordini dell'intelligenza e della carità e li sublima in preghiera.

Citazioni[modifica]

  • Se ci capita di ascoltare questi accenti di un altro mondo risuonare in una lingua sacra, all'interno di uno di questi templi di pietra che gli antichi elevarono con tanta dignità, in profondo accordo con lo spirito di preghiera, penetreremo in un mondo misterioso dove i gesti e i movimenti compongono un'armonia divina, simile a una debole eco dei cantici della città celeste, i soli che siano capaci di distrarci un po' dalle cose della terra. (p. 8)
  • Il regno animale e vegetale, l'abbondanza delle sue forme, l'alternanza delle stagioni, il ritmo delle ore segnate dal sole, l'esatta rivoluzione degli astri, tutto compone una liturgia silenziosa in stato di attesa, un'immagine nella quale Dio si compiace perché vi è impresso il suo segno che è la luce del Verbo. Il mondo è riempito di vestigia e di similitudini di Dio; la creazione è un'immagine del creatore, immagine innocente, non offuscata, ma ancora integra nel suo stato di gloria. Come non vedervi che la luce del sole è anche ora nuova, oggi, come quando il mattino della creazione i suoi primi raggi illuminavano la superficie del globo, e l'atmosfera che respiriamo come il sorso d'aria pura ancora vergine inspirato dal primo uomo al suo primo risveglio? (pp. 10-11)
  • Ogni cosa è viva perché abita eternamente nel pensiero di Dio, indipendentemente dal suo abito terreno più o meno misero. (p. 12)
  • Nella Luce divina, e solo in essa, possiamo percepire la verità delle creature, il loro carattere sacro e che incanta, il mistero della loro vocazione! (p. 13)
  • Come non vedere in questa grande opera della creazione così nuova e armoniosa, una lode naturale, un canto, un'ovazione, per non dire un'immensa liturgia cosmica? (p. 13)
  • Il Verbo incarnato non è solo Re delle nazioni; egli esercità una sovranità su tutto l'universo, e la creazione acquisisce una nuova dignità non solo dopo che la terra si è fatta sgabello dei suoi piedi – scabellum pedum tuorum – ma anche dopo che i rivoli di sangue, sgorgati dalle sue sacre membra, l'hanno lavata in un universale fiume d'amore. (p. 15)
  • Con arte sovrana, la liturgia ci fa passare dal piano della luce creata a quello della luce eterna: ogni mattina, l'alba scaccia l'oscurità come il Cristo, luce del mondo, cancella le tenebre del peccato. La poesia liturgica fa brillare la speranza sulla vita quotidiana degli uomini con un'invenzione di freschezza incredibile. (p. 17)
  • La liturgia cattolica accordata al tempo, riscatta il tempo; immersa gioiosamente nella marea delle creature, alle quali presta un immenso materiale di immagini, trasfigura l'ordine creato e lo prepara alla sua ultima trasformazione. Del vino, bevanda naturale che scalda il cuore dell'uomo, ne fa una porpora regale che avvolge il mondo, lo riabilita e lo consacra con una consacrazione più augusta di quella conosciuta nel suo primo giorno della creazione. (p. 18)
  • La Chiesa non consacra il mondo se non per offrirlo a Dio; e offrendolo, lo santifica e lo divinizza. (p. 19)
  • Il segno più evidente e fondamentale verso il quale è richiesta la nostra massima attenzione, quello che ci indica che abbiamo realmente passato la soglia del Regno, è la gioia. (p. 22)
  • La Chiesa è evidentamente l'immagine del paradiso. (p. 25)
  • La Messa è il sacrificio del cielo, perché ciò che il celebrante delle nostre Messe su questa terra tiene tra le sue dita è il Cristo glorioso, che si offre in quel momento alla maestà del Padre. (pp. 28-29)
  • La Messa è un'avventura mistica di portata incalcolabile. Il mistero della croce sanguinante si rinnova con dolcezza, provocando uno squarcio nel paradiso. Il sogno di Giacobbe si realizza: gli angeli salgono e discendono e la loro presenza affettuosa rende più soave la nostra partecipazione all'austero sacrificio. Chiunque si accosti all'altare suscita l'aiuto amichevole e l'ammirazione dei nostri fratelli invisibili. (p. 31)
  • Il rito è un pensiero in atto. È il pensiero umano incarnato in un gesto, capace di un'intensa forza d'espressione come della più squisita delicatezza mentale. (p. 34)
  • La liturgia è il canto dello Sposo e della Sposa. (p. 37)
  • L'idea di liturgia presenta un contenuto di una ricchezza inaudita: non si tratterà più di un atto religioso sociale, che esprime la volontà sacrificale di un popolo o di una città, ma di questo mistero senza fine nel quale gli angeli desiderano fissare il loro sguardo: l'unione nuziale di Cristo e della Chiesa. (p. 38)
  • Fino alla fine del mondo, l'anima cristiana troverà nella liturgia questa fonte di vita alla quale si sono abbeverati i nostri avi, e la visione che conservava nella loro attesa. Forse, la scuola liturgica è la sola capace, oggi come ai tempi della Chiesa primitiva, di sollevare la cappa di piombo del nostro mondo materialista e d'infondergli di nuovo il gusto della vita eterna. (p. 39)
  • Non s'insisterà mai troppo, in una cultura segnata dal dominio dell'utile e di ciò che è redditizio, sul ruolo educatore della liturgia: assorbita dalla visione dell'eterno, e interessata a iniziare i suoi fedeli alla gratuità, al canto e all'estasi, li condurrà fino al luogo dove si cancella ogni espressione verbale per amare, lodare e adorare in silenzio "la Bellezza che chiude le labbra". (pp. 42-43)
  • Il gusto della bellezza è inseparabile, a nostro avviso, dallo zelo per la verità dottrinale. La bellezza determina il vero. Si tradisce più spesso la verità dei dogmi per l'affievolirsi del gusto, piuttosto che per puri errori dello spirito. (p, 45)
  • La vita contemplativa, alla scuola della liturgia, realizza ciò che il pensiero riflessivo non ha mai saputo fare: utilizzare l'universo secondo un'accurata scelta, dove partecipano il pane e il vino, l'acqua e l'olio, l'incenso e la cera, il canto sacro umile e sontuoso la cui impareggiabile bellezza lascia il posto ai diritti del silenzio; formule antiche, cesellate con un'arte eccelsa che ci rapisce, come con leggeri colpi d'ali, per l'amore delle cose invisibili. (p. 55)
  • Se ci fosse chiesto quale sia il carattere più sconvolgente, fra tutti quelli che uno spirito filiale e attento può scoprire nella preghiera della Chiesa, non esiteremmo a indicare il gusto poetico dei suoi canti, la forza e l'esatezza dell'influenza dei suoi sacramenti, la ricchezza dei suoi sacramentali, il contenuto sovranamente efficace dei suoi misteri, che imprimono nelle nostre anime la similitudine del Figlio. (p. 56)
  • Quando il canto dell' Exsultet, sgorgante di poesia, si eleva nella notte pasquale il dogma della Redenzione illumina le menti di un bagliore proprio che non è altro se non lo splendore del vero: l' Exsultet, il Lauda Sion, il Dies Irae sono dogmi cantati che infondono direttamente nell'anima luce e amore. (pp. 62-63)

Explicit[modifica]

O santa liturgia, onore della Chiesa, tu che ispiri tanti monumenti d'arte e poesia, tu che ispirasti a san Francesco, il poverello, di cantare la gloria del suo Signore sulle strade del mondo; tu che metti sulle nostre labbra il cantico degli eletti e regoli i nostri passi nel cammino verso il cielo; tu che cacci dai nostri cuori l'impurità e li attiri dolcemente verso i beni invisibili: ti giuriamo fedeltà fino alla morte e anche nell'al di là, in quel paradiso di cui ci sveli qualcosa degli splendori indicibili.

Bibliografia[modifica]

  • Dom Gérard Calvet, La santa liturgia, Nova Millennium Romae, traduzione dal francese delle monache benedettine del Monastero San Benedetto di Bergamo, cura editoriale di fr. Romualdo, oblato, gennaio 2011.

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