Giovanni Della Casa
Giovanni Della Casa (1503 – 1556), ecclesiastico e letterato italiano.
Citazioni di Giovanni Della Casa
[modifica]- Gloria non di virtù figlia, che vale? (dalle Rime)
- O sonno, o della queta, umida, ombrosa | Notte placido figlio; o de' mortali | Egri conforto, oblìo dolce de' mali | Sì gravi, ond'è la vita aspra e noiosa; | Soccorri al core omai che langue, e posa | Non ave; e queste membra stanche e frali | Solleva: a me ten vola, o sonno, e l'ali | Tue brune sovra me distendi e posa. (dal Sonetto cinquantesimo sul Sonno)
Galateo overo de' costumi
[modifica]Con ciò sia cosa che tu incominci pur ora quel viaggio del quale io ho la maggior parte, sì come tu vedi, fornito, cioè questa vita mortale, amandoti io assai, come io fo, ho proposto meco medesimo di venirti mostrando quando un luogo e quando altro, dove io, come colui che gli ho sperimentati, temo che tu, caminando per essa, possi agevolmente o cadere, o come che sia, errare: acciò che tu, ammaestrato da me, possi tenere la diritta via con la salute dell'anima tua e con laude et onore della tua orrevole e nobile famiglia. E perciò che la tua tenera età non sarebbe sufficiente a ricevere più prencipali e più sottili ammaestramenti, riserbandogli a più convenevol tempo, io incomincerò da quello che per aventura potrebbe a molti parer frivolo: cioè quello che io stimo che si convenga di fare per potere, in comunicando et in usando con le genti, essere costumato e piacevole e di bella maniera: il che non di meno è o virtù o cosa molto a virtù somigliante.
Citazioni
[modifica]- Chi sa carezzar le persone, con picciolo capitale fa grosso guadagno.
- Così la ragione, che per sé è dolce, pare amara a noi per lo nostro sapore, e non per quello di lei.
- Il profferire il tuo consiglio, non richiesto, niuna altra cosa è che un dire di essere più savio di colui, cui tu consigli; anzi un rimproverargli il suo poco sapere e la sua ignoranza.
- La superbia non è altro, che il non istimare altrui.
- Sono ancora di quelli che così si dimenano e scontorconsi e prostendonsi e sbadigliano [...]. (VI)
- Troverai di molti che mentono, a niun cattivo fine tirando né di proprio loro utile, né di danno o di vergogna altrui, ma perciò che la bugia per sé piace loro, come chi bee non per sete, ma per gola del vino. (XIII)
- Schernire non si dèe mai persona, quantunque inimica, perché maggior segno di dispregio pare che si faccia schernendo che ingiuriando, con ciò sia che le ingiurie si fanno o per istizza o per alcuna cupidità, e niuno è che si adiri con cosa (o per cosa) che egli abbia per niente, o che appetisca quello che egli sprezza del tutto [...]. (XIX)
- [...] i beffardi, cioè coloro che si dilettano di far beffe e di uccellare ciascuno, non per ischerno, né per disprezzo, ma per piacevolezza. (XIX)
- Lo invitare a bere (la qual usanza, sì come non nostra, noi nominiamo con vocabolo forestiero, cioè «far brindisi») è verso di sé biasimevole e nelle nostre contrade non è ancora venuto in uso, sì che egli non si dèe fare. (XXIX)
- Non istà medesimamente bene a fregarsi i denti con la tovagliuola e meno col dito, che sono atti difformi; né risciacquarsi la bocca e sputare il vino sta bene in palese; né in levandosi da tavola portar lo stecco in bocca a guisa d’uccello che faccia suo nido, o sopra l’orecchia come barbieri, è gentil costume. (XXIX)
Tractatus de officiis inter potentiores et tenuiores amicos
[modifica]- I potenti le fatiche e i servizi da' bassi ricercano; i bassi all'incontro ricchezza e dignità da' potenti desiderano.
- Le meretrici, quanto più di vergogna hanno, tanto sono da meno; perciocché l'officio loro è di compiacere per denari a chiunque le richiede; perciò lo avere vergogna, quantunque per sé cosa lodevole sia, men compiute nell'officio loro a fare ne le viene; laddove l'esserne senza, che di natura sua è biasimevole, da molto più divenire le fa.
- Tra coloro che di ricchezze e d'autorità diseguali sono,... non è amore, ma utilità.
[Giovanni Della Casa, Tractatus de officiis inter potentiores et tenuiores amicos (Trattato dei doveri fra superiori e inferiori)]
Citazioni su Giovanni Della Casa
[modifica]- Avendo trovato tutti i vòlti all'imitazione del Petrarca, solo egli fu il primo ad uscir da questa via, trovando una maniera peregrina, piena non meno di novità che di maestà, "facendo le pose nel mezzo de' versi", e tenendo il lettore sospeso con piacere e con maraviglia. (Torquato Tasso)
- È vero [...] che, fino dal 1548 [anticipando la prima edizione dell'Indice dei libri proibiti], monsignor Della Casa, essendo nunzio a Venezia, aveva compilato un elenco di opere condannevoli. È doloroso, a questo proposito, notare che era proprio un uomo di lettere quegli che inaugurava questi cataloghi destinati alla tortura del pensiero letterario. (Emilio Faelli)
- Godè ai suoi tempi di grandissima fama. Il Bembo ed altri gli rivolsero sonetti di elogio; le sue poesie furono commentate come quelle del Petrarca; e il sonetto cinquantanovesimo ottenne persino l'onore di una lezione di Torquato Tasso. (Giuseppe Prezzolini)
Bibliografia
[modifica]- Giovanni della Casa, Galateo, overo De' costumi, a cura di Emanuela Scarpa, Franco Cosimo Panini Editore, 1990. ISBN 8876861572
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