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Galleria Vittorio Emanuele II

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Milano, Galleria Vittorio Emanuele II

Citazioni sulla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano.

  • VI. A Milano: direttamente a Parigi (eventualmente Fontainebleu). VII. Scesi a Stresa. Con ciò il viaggio assume la prima volta una buona visione avanti e indietro, è formato e perciò viene preso alla vita. Così piccoli come in Galleria[1]non ho ancora mai visto gli uomini. Max afferma che la Galleria è alta soltanto quanto le case che si vedono all'aperto, e io lo nego con un'obiezione dimenticata, come del resto prenderò sempre le parti di questa Galleria. Essa non ha, si può dire, alcun ornamento superfluo, non trattiene lo sguardo, e per questa ragione, come anche per l'altezza, sembra corta, ma sopporta anche questo. Dal tetto del Duomo le persone sembrano diventare più grandi di fronte alla Galleria. (Franz Kafka)
  • È il cuore della città. La gente vi s'affolla da tutte le parti, continuamente, secondo le circostanze e le ore della giornata, e si riversa dai suoi quattro sbocchi, stavo per dire nell'aorta e nelle arterie del grande organismo tanto la sua rassomiglianza colle funzioni del cuore è evidente. Tutte le pulsazioni della vita cittadina si ripercuotono qui. Quando pare che anche qui ogni movimento sia cessato, dai grand'occhi di cristallo del pavimento può scorgersi che nei suoi sotterranei ferve sempre il lavoro, quasi che in questo centro vitale l'attività non possa mai addormentarsi e prosegua senza coscienza, proprio come nell'organismo vivente che abbandonasi al sonno. Gli ultimi urli degli scapati che tornano a casa con l'alba si confondono, sotto la grande vôlta di cristallo, col rumore dei passi dei primi operai che s'avviano al lavoro, o dei contadini che l'attraversano per andare al mercato coi nasi all'aria e colla bocca aperta, sbattendo sul pavimento di marmo le enormi bullette delle loro scarpe o i loro zoccoli poderosi. (Luigi Capuana)
  • E pensare che quando fu eretta quella immensa armatura a cinque piani – ch'era un edifizio, quasi un monumento da sé, Mengoni nel mostrarmela mi disse: L'ho fatta così solida perché non voglio disgrazie, non voglio che l'opera mia costi la vita a nessuno.
    Doveva costare la vita a lui[2]. (Leone Fortis)
  • La Galleria? Scherziamo? Le appartengo e mi appartiene. È casa, è ufficio, è strada, è ombrello, è tutto per me. Ristoranti, caffè, bigliardi, farmacie, bagni, parrucchieri, lustrascarpe, donne formose ed eleganti, uomini vivaci, ombra d'estate e raggi infrarossi d'inverno. Io ci campo da re. (Giuseppe Marotta)

Note

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  1. Nota del curatore del volume: S'intende la Galleria Vittorio Emanuele di Milano.
  2. Mengoni morì il 30 dicembre 1877, giorno precedente l'inaugurazione, precipitando dall'impalcatura più alta della Galleria.

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