Gary Paulsen
Gary Paulsen (1939 – 2021), scrittore e giornalista statunitense.
Tracce
[modifica]Da qualche parte del Minnesota
Il nonno era ancora vivo: era questo il problema.
Sue Oldhorn aveva diciassette anni, ed era un'indiana della tribù Ojibway. Aveva da poco finito la scuola, ma era già riuscita a trovare un buon impiego presso una banca: doveva occuparsi di versamenti e rendiconti al computer. E questo non costituiva affatto un problema. aveva soldi, viveva in famiglia e presto si sarebbe comprata un'automobile: non nuova, no, una usata ma recente, in ottimo stato, una Mustang azzurra. E nemmeno lì stava il problema.
C'era invece quel... Quel... Come dire? Quell'impiccio. Dopo aver sgobbato per tutto il giorno, tornava a casa, dove l'attendevano la madre e il nonno – il padre era scomparso già da molti anni –, e ogni volta era la stessa solfa.
Citazioni
[modifica]- Da qualche parte nel New Mexico
A quattordici anni, aveva attraversato il fiume con l'oscurità della notte, arrivando dal deserto: da solo. Era questa l'immagine che gli frullava nella mente adesso che sedeva al buio sulla riva statunitense del fiume. Ce l'aveva fatta. (p. 10) - Le ferite di guerra che abbiano come conseguenza la perdita di arti vengono definite ufficialmente "amputazioni traumatiche". Tim aveva subito l'amputazione traumatica della gamba sinistra, all'altezza del ginocchio; della gamba destra, all'altezza del polpaccio; del braccio sinistro, all'altezza del gomito; e del braccio destro, all'altezza del bicipite. Presentava anche lacerazioni diffuse e profonde su quasi tutto il torso, che gli lasciarono un reticolo di cicatrici; aveva patito inoltre la perdita parziale della funzionalità dell'occhio sinistro. In corpo, ha tuttora un "sacco di ferraglia". Sì, oggi dice proprio così.
– Ho ancora un sacco di ferraglia in corpo. Troppa. Se passassi attraverso il metal-detector in un aeroporto, farei suonare tutti gli allarmi.
Probabilmente non è vero, ma questo non ha molta importanza, visto che di rado Tim va da qualche parte, e comunque mai in aereo. Vive in un ospizio per disabili, in una piccola stanza con le pareti tappezzate di manifesti degli Anni Settanta e di fotografie di Lennon e Harrison, e ascolta i Beatles e i Jefferson Airplane: solo gli Airplane perché dice lui, da quando sono diventati Jefferson Starship hanno fatto solo robaccia. (p. 32)
Bibliografia
[modifica]- Gary Paulsen, Tracce (Sentries), traduzione di Fabio Accurso, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1996.
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