Giambattista Vasco
Giovanni Battista Melchior Giacinto Vasco, meglio noto come Giambattista Vasco (1733 – 1796), economista e abate italiano.
Della moneta
[modifica]Dopo tanti eccellenti Scrittori, ch'hanno non solo illustrata, ma forse quasi esausta questa così importante materia, si vedono ancora i sistemi di monetazione nella maggior parte delle Nazioni Europée sottoposti a moltissimi inconvenienti. Abbiamo a credere, che questi siano irrimediabili? ovvero, che la luce sparsa sopra questa materia, offuscata ancora da troppe nubi, non abbia percosso abbastanza gli occhi di chi è destinato a dirigerla?
Citazioni
[modifica]- Ho pensato prima di leggere, e ho più pensato, che letto. Pertanto senza pretendere alla gloria dell'invenzione, posso assicurare, che presento qui i miei pensieri, e non gli altrui. (prefazione, pp. 4-5)
- Il valore della moneta, come il valore d'ogn'altra cosa, non è che un rapporto della moneta a quella cosa con cui si cambia. Ogni uomo si priva di ciò, che meno gli preme di possedere per acquistare ciò, che gli preme di più. La maggiore o minore premura degli uomini d'avere una cosa piuttosto che un'altra, la difficoltà o facilità d'averla, sono le cagioni, che determinano il valore di ciascuna cosa nel comune umano commercio. (cap. I, p. 7)
- Le monete servono agli usi degli uomini pel metallo onde sono composte, di cui possono far vasellami ed ogn'altro artefatto, e pella forma a cui sono ridotte, mercè della quale rappresentano tutti i generi in commercio. Il valore adunque della moneta risulta dal valor del metallo, e da quello del conio. Ma se le monete non si potessero dagli artefici rifondere, restando allora inutili agli usi fabrili, perderebbero tutto il valore metallico, che vuol dire la principal parte del loro valore. (cap. XI, p. 56)
- È vecchia massima, che gli affari di commercio, come quelli d'agricoltura, meglio si regolano colle istruzioni che colle leggi. Ho analizzato tutte le comuni leggi monetarie, e ho fatto vedere, per quanto parmi, evidentemente l'inutilità delle medesime, tanto per rapporto alla Nazione, quanto relativamente all'Erario del Principe. (cap. XIII, p. 62)
- Analizzando la natura della moneta, i di lei valori in commercio, e le operazioni politiche solite a farsi pel regolamento della medesima, ho ricavato, che il valor vero della moneta non è altro che un rapporto ai generi, con cui si cambia, ossia che la moneta vale precisamente tutto ciò che si suole esibire in commercio per acquistarla; che per conseguenza il valor vero della moneta è necessariamente variabile ed incostante [...]. (cap. XXIV, p. 144)
Questo è il progetto di nuova monetazione che risulta dalle teorie esposte in tutto il libro. Io m'arrischio di esporlo al giudizio del Pubblico colla speranza che, o la ragionevole critica ne scoprirà i difetti, e ne sarà impedita ogni funesta conseguenza, o l'approvazione delle persone dotte e ben informate di queste materie gli darà quella riputazione che dovrebbero avere tutti i progetti in materie gravi e dilicate, prima d'essere eseguiti. Avrà potuto facilmente osservare ciascuno che non ho tentato d'imporre col seducente stile dell'eloquenza, ma che ho adoperato il semplice linguaggio della fredda ragione; quello appunto che desse il comodo ai leggitori d'esaminare da ogni lato le teoríe che ho esposto, e le conseguenze che ne ho dedotto, e a proferirne il più sicuro giudizio. Ad ogni modo sarà pienamente soddisfatta la mia vanità, quando si riconosca che ho sinceramente dedicate al ben pubblico le mie fatiche.
Bibliografia
[modifica]- Giambattista Vasco, Della moneta, Stamperia reale, Torino, 1788.
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