Gian Carlo Passeroni
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Giancarlo Passeroni (1713 – 1803), poeta italiano.
Citazioni di Giancarlo Passeroni
[modifica]Rime
[modifica]Citazioni
[modifica]- Se è Romano, sarà qualch'uom servile | qualche schiavo cioè, qualche facchino | della feccia del popolo più vile, | per lo meno sarà Transteverino.[1]
- Non conoscendo Dio, come mai puoi | Vantarti di dottrina? essendo cieco, | De' colori esser giudice tu vuoi.[fonte 1] (Cap. III)
- Il più tristo mestier che mai sia stato, | Che sia, che mai sarà nel mondo tutto, | A mio parere, è quel del letterato.[fonte 2] (Cap. IV)
- Stampano i dotti e stampan gli ignoranti | Libri diversi; e peggiorando invecchia | Il mondo, in mezzo di tanti libri e tanti.[fonte 3] (Cap. VI)
- Chi stampa un libro, par che sia obbligato | A saper, quasi fosse Angiol celeste, | Quanto è mai stato scritto, oppur sognato.[fonte 4] (Cap. VII)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, XXI, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 2002, p. 243. ISBN 88-02-05983-7
Fonti
[modifica]Bibliografia
[modifica]- Thomas Benfield Harbottle & Philip Hugh Dalbiac, Harbottle – Dictionary of quotations French and Italian, S. Sonnenschein Editore, Londra, 1904. (Disponibile su Wikisource) (L'autore nell'indice del libro)
- Giancarlo Passeroni, Rime, Antonio Agnelli Regio Stampatore, Milano, 1775. (Disponibile su Archive)
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