Gioacchino Conti
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Gioacchino Conti, detto Gizziello (1714 – 1761), cantante lirico castrato italiano.
Citazioni su Gioacchino Conti
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- Gioacchino Conti, soprannominato Gizziello, fu uno dei più grandi cantanti del secolo XVIII. [...]. Abbiamo dalle nostre tradizioni che una grave malattia sofferta quando era bambino, fu solo ed unico mezzo alla sua guarigione assoggettarlo all'evirazione. Qualcuno ha preteso che la troppa povertà dei suoi parenti gli avesse determinati a speculare sulla mutilazione del proprio figliuolo; ma qualunque sia stata la vera e positiva ragione di atto sì nefando e brutale, rare volte esso ha recato più felice risultamento per l'arte musicale, quanto nel presente caso. Pare proprio che la Provvidenza avesse voluto, quasi per compensarlo in parte, accordare al disgraziato giovinetto tutte le doti necessarie onde farlo divenire un portento: voce dolce, eguale, estesa, intonatissima, insinuante, pura, unita ad espressione naturale e ad un sentimento squisito e profondo del bello.
- Per sette anni continui [il maestro Domenico Gizzi[1]] gli prodigò le più affettuose cure, istruendolo nel canto con paterna carità; e quando lo credé provetto abbastanza da poter affrontare il giudizio del pubblico, lo diresse a Roma, e ben raccomandato, a personaggi di alta portata. Questi lo fecero cantar prima nelle chiese e poi nelle adunanze private, ed in questo primo esperimento riportò successo immenso. Fu allora che imitando i suoi antecessori Caffarelli e Farinelli, come tributo di riconoscenza all'impareggiabile suo maestro, decise di farsi chiamare , in vece di Conti, Gizziello, nome che portava con orgoglio e che conservò sempre nell'arte.
- L'aria che [Gizziello] doveva cantare [al San Carlo di Napoli, subito dopo l'esibizione di Caffarelli] era nello stile patetico, genere che a lui stava meglio che quello di bravura: il suono della sua voce puro e toccante, il finito della sua esecuzione, l'accento tenero, passionato, espressivo, ch'egli seppe insinuare nel proprio canto, e probabilmente la grande emozione che cagionata gli aveva il successo del suo rivale, tutto insomma lo fece salire a tal grado di sublimità, che per primo il re, entusiasmato, dimenticando qualunque etichetta, si levò in piedi a batter le mani a più non posso. Tutta la corte ed il pubblico stivato in quell'immenso teatro l'imitarono, e la sala sembrava crollare dagli applausi prolungati, per parte di quella moltitudine divenuta fremente di gioja e di contento. Il verdetto che all'unanimità allora si pronunziò, fu che Caffarelli fosse il più gran cantante nel genere brillante, come Gizziello lo era nello stile patetico ed espressivo.
Note
[modifica]- ↑ Domenico Gizzi (1680 – 1758), castrato e maestro di canto italiano.
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