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Farinelli

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Farinelli ritratto da Jacopo Amigoni (1752 circa)

Farinelli, pseudonimo di Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi (1705 – 1782), cantante lirico castrato italiano.

Citazioni su Farinelli

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  • Certa sera il napoletano Farinelli cantava nel teatro regio di Londra; i palchi rigurgitavano, e la platea e l'anfiteatro sembravano una paniccia di teste. Il celebre artista teneva in sussulto migliaia di cuori; pareva anzi che cotesta sera la sua potenza vocale si fosse triplicata. Egli faceva da schiavo, e il Senesino[1] [...] faceva da tiranno. Il Farinelli pareva sceso dal paradiso: le sue note rapivano, scuotevano, facevano smaniare l'uditorio, ed egli stesso era pallido. A un tratto il tiranno, entusiasmato a quel canto, dimentica la propria parte e lo abbraccia. Momento indicibile! Tutte quelle migliaia di petti rompono in un grido che non ha nulla d'umano, quelle migliaia di braccia si agitano, e, non essendoci fiori, si gettano sul proscenio anelli, tabacchiere, fazzoletti, pendenti, spilli, orologi, smanigli e... sterline: un bombardamento amoroso con proiettili no davvero ignobili, ma che tuttavia se avesser preso negli occhi il divo lo avrebbero lasciato al buio per tutto il resto della sua vita. Un evviva furente fa poi rintronare il teatro, e appena un po' calmato, un londinese dai capelli scomposti, dal viso accento, dai moti convulsi, monta sulle spalliere di due poltrone e grida : «Non vi è che un solo Dio e un solo Farinelli!». Stupenda esplosione britannica. (Leopoldo Barboni)
  • Col suo più dolce e grazioso canto giunse perfino a dissipare la malinconia del Re Filippo V, che in un certo tempo trovavasi da tale malattia oppresso; n'ebbe perciò le più grandi ricompense, ed a tal segno di essere eletto dal Re per suo primo Ministro. (Carlo Gervasoni)
  • Farinelli ha abbandonato il canto da un pezzo, ma si diverte ancora sul suo clavicembalo e sulla viola. Ha molti clavicembali costruiti in diversi paesi, ed egli li chiama col nome dei più grandi pittori Italiani, secondo l'importanza che ognuno d'essi occupa nel suo pensiero. Il suo favorito, ed il primo, è un istromento fabbricato a Firenze nel 1730, sul quale a lettere d'oro è scritto : Raffaello d'Urbino; dopo, vengono il Correggio, il Tiziano, il Reni, ecc. Egli ha suonato sul suo Raffaello con molta sapienza e delicatezza: ha composto per esso parecchi pezzi eleganti. (Charles Burney)
  • Nella celebre aria «Sono qual nave» scritta da suo fratello, quando egli intonava la prima nota, la prendeva con infinita delicatezza, e la rinforzava a gradi insensibili fino a una forza meravigliosa per diminuirla nello stesso modo, lo si applaudiva per più di cinque minuti. Egli poi ripigliava il canto tanto brillantemente e rapidamente, che i violinisti d'allora stentavano a seguirlo. Era superiore a tutti i cantanti, e come il cavallo di Childers vinceva ogni altro cavallo di corsa. Non solo per la rapidità, ma in tutto ciò che distingueva gli altri artisti, per dolcezza, per estensione e per forza, aveva saputo eccellere; riuniva in sé tenerezza, agilità ed eleganza, e possedeva tali mezzi quali non s'erano mai riscontrati prima, e che dopo non si sono rinvenuti in nessun altro essere umano: mezzi che lo rendevano irresistibile, e co' quali poteva soggiogare ogni uomo che lo udisse, il dotto e l'ignorante, l'amico e il nemico. (Charles Burney)
  • Dato il fatto per vero, [la necessità di una colletta per pagare i funerali di Nicola Porpora] è gran vergogna per la memoria di Farinelli e Caffarelli, i quali notando nelle ricchezze, lasciavan languire, il vecchio loro maestro negli orrori di un'estrema povertà.
  • Farinelli era dotato di prudenza e di accorgimento. La sua condizione era delicata e difficile, e gli alti personaggi della corte erano gelosi dell'illimitato favore ch'egli godeva presso il sovrano, quantunque con loro si mostrasse umile e non abusasse mai del suo potere. Egli ebbe il dono della scelta nei suoi protetti, tanto che durante il suo lungo regno di favorito si procurò pochi nemici. Si raccontano di lui alcuni aneddoti, che, per mostrare la bontà del carattere e l'eccellenza del suo cuore, vale il pregio di riferire. Recandosi un giorno agli appartamenti del re, ove in tutte le ore aveva libero accesso, traversando un'anticamera intese a dire da un uffiziale delle guardie: "Gli onori piovono su di un miserabile istrione, ed io che servo da trent'anni non ottengo nulla." Farinelli con bel garbo fece presente al re, che qualche volta dimenticava gli uomini devoti al suo servizio, e gli fece segnare un brevetto di avanzamento, che uscendo dalle stanze del re consegnò all'uffiziale, dicendogli: "Io ho inteso a dire che servite da oltre trent'anni, ma avete torto di aggiungere che nulla otteneste."
  • Per vero, riesce difficile il conciliare la distinta nascita de' parenti dell'artista [Farinelli] con l'infame mercato ch'essi fecero della sua virilità, nella lontana speranza di assicurarsi una vistosa fortuna. Ma in quella trista epoca erano non solo tollerate, ma ancora permesse tali depravazioni, e non si mancava di trovare un pretesto qualunque onde giustificare la turpitudine del fatto. Una ferita, un morso di cignale, impossibile a guarirsi senza operare la castrazione, una caduta, come si disse di lui, che nella sua infanzia l'obbligò alla mutilazione ecc. ecc., insomma non vi era musico in quel tempo che non avesse potuto o saputo raccontare la sua piccola istoriella, che nel fondo si somigliavano tutte.
    Siccome l'evirazione non sempre apportava i buoni risultati che si desideravano, sovente avveniva che molti disgraziati perdevano la qualità d'uomo senza guadagnare una voce per divenire cantori. Farinelli fu tra i fortunatissimi, perché egli ebbe la più sorprendente voce di soprano che fosse mai esistita.

Note

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  1. Francesco Bernardi, detto Senesino (1686-1758), cantante lirico castrato italiano.

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