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Giorgio Colli

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Giorgio Colli

Giorgio Colli (1917 – 1979), filosofo, filologo e storico della filosofia italiano.

Citazioni di Giorgio Colli

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  • [...] il labirinto non può prefigurare altro che il "logos", la ragione. Che cos'altro, se non il "logos", è un prodotto dell'uomo, in cui l'uomo si perde, va in rovina? Il dio ha fatto costruire il labirinto per piegare l'uomo, per ricondurlo all'animalità: ma Teseo si servirà del Labirinto e del dominio sul Labirinto che gli offre la donna-dea per sconfiggere l'animale-dio. Tutto ciò si può esprimere nei termini di Schopenhauer: la ragione è al servizio dell'animalità, della volontà di vivere; ma attraverso la ragione si raggiunge la conoscenza del dolore e della via per sconfiggere il dolore, cioè la negazione della volontà di vivere. (da La nascita della filosofia, Adelphi, Milano 1975, p. 29[1])
  • [A proposito di Talete] Io preferisco accogliere la contraddittorietà come documentazione di un personaggio inafferrabile. Viene in mente, come parallelo, Socrate, che ha goduto di una letteratura documentaria vastissima, ma incertissima, e del cui pensiero quasi nulla si può dire, della cui persona assai poco, se non lo si accetta come contraddittorio. Entrambi certo furono dei sapienti, ma il fascino della loro persona fu così prepotente che quanto nascondevano nelle loro parole, la loro conoscenza – quello cioè che stava loro più a cuore – saltò via, si perdette, rimase inavvertito, sopraffatto dalla magia della loro presenza. (da La sapienza greca, vol. II, pp. 24-25)

Presentazione all'Etica di Spinoza

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  • L'Etica richiede lettori non pigri, discretamente dotati e soprattutto che abbiano molto tempo a loro disposizione. Se le si concede tutto questo, in cambio offre molto di più di quello che ci si può ragionevolmente attendere da un libro: svela l'enigma di questa nostra vita, e indica la via della felicità, due doni che nessuno può disprezzare.
  • Ogni filosofo vuol trovare un senso – ossia un'unità – del mondo; ma gli oggetti che deve considerare sono infiniti, e i nessi concettuali che deve stabilire tra di essi sono, se possibile, ancora più infiniti. Il vigore di un filosofo è misurato dall'ampiezza di questa rete, che egli getta sulle cose, tentando di afferrarle e di stringerle. Ma ciò che conta ugualmente, è la qualità del tessuto di questa rete. La bava del ragno dev'essere rilucente e uniforme, e tenue abbastanza da ingannare la preda. È la forza dello sguardo, che stabilisce questa unità, lucida e avvolgente. Per profondità di un filosofo, si intende appunto ciò, e, dopo i greci, nessun filosofo è stato profondo nella misura di Spinoza.
  • Chi si accinge a leggere l'Etica, si trova anzitutto di fronte a difficoltà grandissime: le definizioni, gli assiomi, le proposizioni, gli scolii, si presentano come bastioni inespugnabili, quasi isolati e ostili gli uni agli altri. Ma approfondendo l'indagine, cioè scendendo nei cunicoli sotterranei di ciascun bastione, si scoprono i collegamenti.
  • In Spinoza non vi sono fratture: la sua vita fu in armonia con il suo pensiero. L'uomo non si distingue dalla sua opera. E ancora, il problema della conoscenza non si divide dal problema morale. Così in ogni parte della sua opera.
  • Spinoza è un'unità, mentre il mondo moderno è una molteplicità frantumata. La voce di Spinoza giunge a noi da lontano, sommessa; non chiede di essere ascoltata. L'Etica ha la fermezza di un tempio, in un paesaggio disabitato: se sapremo contemplarlo, penetrare devoti il suo interno, conosceremo il divino.

Note

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  1. Citato in Seminario di lettura – Giorgio Colli, La nascita della filosofia, Torino, 23-25 Ottobre 2017, p. 2, centrostudigiorgiocolli.it.

Bibliografia

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  • Giorgio Colli, La sapienza greca, vol. II, Adelphi, Milano, 1992. ISBN 88-459-0893-3
  • Giorgio Colli, Presentazione, in Spinoza, Etica, Bollati Boringhieri, Torino, 1992. ISBN 88-339-0669-8

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