Teseo
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Teseo, personaggio della mitologia e della letteratura greca.
Citazioni di Teseo
[modifica]- Sono stanco... che paura, che dolore è stato! Quando alla fine, procedendo accuratamente, distinsi nel buio i suoi [del Minotauro] occhi che brillavano! Tristi e intelligenti, come umani, mi sembrò che versassero lacrime! Ah, noto venticello di terra, soffio profumato del mondo terreno, soffia su di me, rinfrescami, purificami!
I miei capelli si sono riempiti di ragnatele, la muffa del mondo sotterraneo ha avvolto il mio pettorale, nella bocca e nelle narici si avverte ancora la bestia dall'alito pesante riversatosi su di me svelandomi il suo vero volto. Mio grande Fratello! Che sporcizia insostenibile, che paura, come ho combattuto per raggiungere la bestia immane e assetata di sangue e per sentire una voce umana, una sospirata voce umana. Che chiamava piano, supplichevole, il mio nome! E quando giunsi a mescolarmi con un urlo, che nuova lotta per salire fino alla tua vetta, per pulire il tuo capo sacro dai peli e dalle corna, e dalla bava velenosa, per godere accarezzando il tuo volto divino, ormai afferrato, immacolato, rasserenato, purificato! Quante migliaia di anni hai combattuto per sfuggire? Quante migliaia di anni ha muggito di vergogna e di dolore? Si è nascosta dentro di me un'anima indissolubile, schiacciata da pesanti cadaveri, che chiedeva aiuto! E mentre combattevamo si fondevano i nostri respiri, come hai fatto a conoscermi e a chiamarmi con il mio nome, come hai capito che fossi io quello che aspettavi? Padre, compagno, mio figlio unico, come devo appellarti, ci siamo separati ma non potevo, ahimè, distinguere bene nel buio il tuo volto liberato. (Nikos Kazantzakis)
- A mio tempo, d'amore fui servo io pure. Onde, essendo esperto delle pene d'amore e sapendo di quali strette crudeli possa affliggere l'uomo, come quello che preso fui spesso ne' suoi lacci, interamente ogni vostra trasgressione vi perdono.
- Benedicite! Che signore grande e potente è Amore! Tutto vince la sua potenza, e potrebbe, davvero, essere chiamato un Dio pei suoi miracoli. Il cuore degli uomini è in mano sua.
- Chi più matto, in questo mondo, di un uomo innamorato?
- Così il vasto fiume improvvisamente si secca, e le grandi città cadono e spariscono, perché tutto, come vedete, finisce nel mondo.
- L'alto fattore del supremo principio, quando inventò la prima volta la bella catena d'amore, ebbe un nobile ed alto intendimento, e sapeva quel che si faceva, mosso da un fine ben determinato. Egli univa insieme, con la bella catena dell'amore, il fuoco, l'aria, l'acqua e la terra, con legami che non era possibile infrangere. Questo principe e fattore di tutte le cose ha fissato i giorni che ogni creatura viva deve rimanere in questa valle di lacrime, ed oltre quel dato numero di giorni a nessuno è dato passeggiarvi più. E non c'è bisogno di citare in proposito qualche autorità, perché ormai tutti lo sappiamo per esperienza: io non faccio altro che manifestare la mia opinione. L'ordinamento di tutte le cose dimostra chiaramente che v'è una mente direttiva immutabile ed eterna: e basta avere un dito di cervello per capire che in questo mondo ogni piccola parte deriva da un tutto. Poiché la natura non ha avuto origine da parti e frazioni di una cosa, ma da una cosa perfetta e una, che a mano a mano allontanandosi dalla perfezione è scesa giù fino a divenire corruttibile. E perciò egli, il fattore supremo, con la sua saggia previdenza ha creato questo meraviglioso ordinamento, in modo che l'evoluzione e il progresso delle cose di deve effettuare per mezzo di successive trasformazioni, che conducono alla fine e non alla eternità. E di questo ognuno si può persuadere con gli occhi suoi.
- La pietà gentile vincere dovrebbe il diritto.
- Prima che ci lasciamo, noi dobbiamo fare di due dolori una sola e completa gioia che duri eterna.
- Tutti, il re come il suo paggio, devono morire dentro uno dei due limiti della vita umana, vale a dire la gioventù e la vecchiaia. Chi muore nel suo letto, chi in mezzo al mare, chi in mezzo alla vasta campagna; ma non c'è rimedio: tutto finisce per la stessa strada, tutto muore.
- Vergogna sia a un signore che pietà alcuna non vuol provare, ma si rende in atti e parole un leone verso chi si sta pentito e temente, non meno che verso un superbo sprezzante che vuol persistere in quanto ha iniziato; poca discrezione avrebbe quel principe che distinguere non sa, e alla stessa stregua misura orgoglio e umiltà.