Giovanni Cittadella
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Giovanni Cittadella (1806 – 1884), politico italiano.
Storia della dominazione carrarese in Padova
[modifica]- [...] ingolfatosi per costume in ogni più sozza libidine divenne Ubertino cosi guasto del corpo, che si affrettò il termine della vita, né avendo figliuoli che gli succedessero, instituì ad erede delle sue domestiche ragioni e del principato Marsilietto Papafava da Carrara, e proccurò che, ancora lui vivo, avesse il consenso del popolo, come addivenne: consenso troppo facile o, a meglio dire, necessario; colore, non suggello alla legittimità del dominio. (cap. XX, p. 192)
- Fu Marsilietto di piccolo e magro corpo, di occhio affossato, di faccia sottile, mite dell'animo, di costumi moderati, schivo d'ogni grandezza, di facile entratura, degno dell'amore universale, e giustamente rimeritato da questo amore: peccato che trascorresse alla cupidigia dell'oro; principe infortunato, che si valeva sorti migliori. (vol. I, cap. XXI, p. 198)
- [...] se una mano lorda di sangue domestico potesse mai cancellarne le macchie, se lo stiletto della prodizione non troncasse il fiore ad ogni merito, direi Jacopo di molti averne avuto l'animo bello, siccome quegli che giusto era, provvidente e benefico. Fu prima sua cura il guadagnarsi l'amore dell'universale, ed acciò varii ne fossero gli argomenti, rivocò in patria alcuni esuli, proclamò generale amnistia, duecento prigionieri rimise liberi, i debitori pubblici assolse, largheggiò in ogni maniera di doni, e sì fattamente i principii del suo governo coronò di clementi e generose azioni, che per pubblico decreto si volle celebrato con annuo equestre spettacolo l'avvenimento di lui al seggio principesco. (vol. I, cap. XXI, pp. 200-201)
- Persuaso Jacopo che la vera sapienza non è tarlo, ma sostenimento agli stati, favoreggiò lo Studio padovano allargandone i privilegi, ordinandone le discipline, chiamandovi a lettori i più riputati ingegni del tempo suo; e desideroso della pace, siccome di quella donde procede anima ed incremento all'agricoltura, alle arti, al commercio, non mirava che a mantenerla. (vol. I, cap. XXII, p. 207)
- Ospitale verso tutti i forastieri di conto che giungevano a Padova, Jacopo non la perdonò né a disagi, né a spendii affinché onorevoli e splendide ne fossero le accoglienze: liberale co' bisognosi gli aiutava del suo; componitore delle discordie, amico della pace, rimuneratore dei benemeriti, avanzò in meglio le prosperità della patria, ed alle arti pacifiche con che promoveva la felicità de' suoi sudditi, accoppiava il favore alle opere di religione; costume allora comune a tutti i principi, perfino ai più ambiziosi e guerreschi, i quali col prestigio d'una apparente pietà si legavano la fede dei popoli inchinati a dimostrazioni di devozione. Per altro Jacopo veramente le sacre cose riveriva, e le voltava ad onorato stromento di regno. (vol. I, cap. XXII, p. 212)
Bibliografia
[modifica]- Giovanni Cittadella, Storia della dominazione carrarese in Padova, vol. I, coi tipi del Seminario, Padova, 1842.
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