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Giacomo II da Carrara

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Tomba di Giacomo II nella chiesa degli Eremitani di Padova

Giacomo II da Carrara, citato spesso come Jacopo o Iacopo (inizio XIV secolo – 1350), politico italiano e signore di Padova.

Citazioni su Giacomo II da Carrara

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  • Fu Jacopo, oltrecché valoroso nelle armi, grande protettore dei letterati; e ce lo attesta la sua premura di decorare lo Studio, coll'invitarvi uomini dotti e professori valenti ed esperti nei molteplici rami d'insegnamento. Tra questi fu accarezzato in ispecialità Francesco Petrarca, al quale, per averlo seco, ottenne un canonicato nella cattedrale. Ne rende testimonianza egli stesso facendolo in più guise soggetto de' suoi elogi poetici, e deplorandone con amare lagrime, nell'effusione dell'anima, l'atrocissimo caso. Egli ne dettò l'epigrafe sepolcrale in sedici versi latini, scolpiti sull'arca marmorea, che ne accolse il cadavere nella chiesa di sant'Agostino de' frati domenicani. (Giuseppe Cappelletti)
  • Iacopo, invero, si fece signore di Padova con un delitto; ma, fatta eccezione di questo peccato gravissimo, fu un signore così saggio, così umano ed accorto pel bene della sua città, che tutti i cronisti e gli scrittori contemporanei hanno per lui parole di altissima lode. (Antonio Zardo)
  • Ucciso Marsilietto[1], dopo soli quaranta giorni di dominio, Iacopo incominciò il suo governo con atti di singolare liberalità: fece scarcerare molti, che, senza colpa, gemevano nei ceppi, richiamò altri dall'esilio, rimise a' cittadini i debiti che avevano verso il pubblico erario e, fatte celebrare le nozze tra suo figlio Francesco e Fina de' Buzzacarini, colmò di doni gli amici. Per tutto questo riuscì in breve accetto ai Padovani, che stabilirono di solennizzare, ogni anno, il giorno in cui prese il dominio della città. (Antonio Zardo)
  • Ospitale verso tutti i forastieri di conto che giungevano a Padova, Jacopo non la perdonò né a disagi, né a spendii affinché onorevoli e splendide ne fossero le accoglienze: liberale co' bisognosi gli aiutava del suo; componitore delle discordie, amico della pace, rimuneratore dei benemeriti, avanzò in meglio le prosperità della patria, ed alle arti pacifiche con che promoveva la felicità de' suoi sudditi, accoppiava il favore alle opere di religione; costume allora comune a tutti i principi, perfino ai più ambiziosi e guerreschi, i quali col prestigio d'una apparente pietà si legavano la fede dei popoli inchinati a dimostrazioni di devozione. Per altro Jacopo veramente le sacre cose riveriva, e le voltava ad onorato stromento di regno.
  • Persuaso Jacopo che la vera sapienza non è tarlo, ma sostenimento agli stati, favoreggiò lo Studio padovano allargandone i privilegi, ordinandone le discipline, chiamandovi a lettori i più riputati ingegni del tempo suo; e desideroso della pace, siccome di quella donde procede anima ed incremento all'agricoltura, alle arti, al commercio, non mirava che a mantenerla.
  • Se una mano lorda di sangue domestico potesse mai cancellarne le macchie, se lo stiletto della prodizione non troncasse il fiore ad ogni merito, direi Jacopo di molti averne avuto l'animo bello, siccome quegli che giusto era, provvidente e benefico. Fu prima sua cura il guadagnarsi l'amore dell'universale, ed acciò varii ne fossero gli argomenti, rivocò in patria alcuni esuli, proclamò generale amnistia, duecento prigionieri rimise liberi, i debitori pubblici assolse, largheggiò in ogni maniera di doni, e sì fattamente i principii del suo governo coronò di clementi e generose azioni, che per pubblico decreto si volle celebrato con annuo equestre spettacolo l'avvenimento di lui al seggio principesco.

Note

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  1. Marsilietto Papafava da Carrara (fine XIII secolo – 1345), politico italiano, proveniente da un ramo secondario dei Carraresi.

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