Giovanni De Carolis

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Giovanni De Carolis

Giovanni De Carolis (1984 – vivente), pugile italiano.

Citazioni di Giovanni De Carolis[modifica]

  • Avevo a 16 anni, andavo a liceo e giocavo a pallone. Sono entrato in una palestra, ma in sala pesi per irrobustirmi. Vicino c'era una saletta di pugilato. Una ragazzo era più piccolo di stazza, ma con tecnica e velocità stava prevalendo su uno molto più grosso, e quella cosa mi incuriosì molto.[1]

Boxe, De Carolis si racconta: "Ho imparato molto dalle sconfitte"

Intervista di Fabio Grilli, romatoday.it, 13 giugno 2017.

  • [A proposito della sua popolarità] So che non dura, lo abbiamo visto un sacco di volte. È capitato ai più grandi pugili del passato, da Alì a Tyson, fino a Maywheter. Però la vivo con serenità. Voglio dire che sono circondato da persone con cui ho condiviso e tuttora condivido una passione. Faccio un lavoro che mi piace.
  • [Sulla sua carriera nel pugilato] Viviamo in un momento in cui sembra che una sconfitta sia una cosa denigrante. Io invece dalle mie ho imparato tantissimo. Ho vinto un titolo avendo sei sconfitte di cui vado davvero orgoglioso. Mi hanno insegnato tanto. Sono state quelle in cui ho trovato dei veri e propri miglioramenti. Dopo Zeuge ho avuto modo di riflettere, sono andato in Australia per 22 giorni dove ho fatto sparring ed ho capito che avevo ancora tantissima voglia di combattere.
  • [A proposito del venturo incontro per il titolo intercontinentale supermedi WBA] Molti mi hanno chiesto perché non ho chiesto un match contro un avversario di comodo, ma io mi sento bene e voglio restare ad alti livelli. Per essere preso in considerazione un'altra volta per il mondiale, ho deciso d'incontrare un avversario che mi mettesse alla frusta.[2]

Il fallimento fa parte del tentativo, intervista a Giovanni De Carolis

Tommaso Clerici, ultimouomo.com, 20 marzo 2024.

  • Non sono diventato un pugile per rabbia, per sfogarmi, ma perché amo questo sport. Ho dovuto aspettare i 18 anni per fare il primo incontro da dilettante perché mia madre era preoccupata e non voleva che combattessi. All'esordio, quando sono tornato all'angolo, mi hanno tolto il paradenti mi sono caduti due incisivi. Era estate, e per la vergogna non sono uscito di casa per settimane. Pensavo di aver chiuso con la boxe, invece ho cambiato palestra [...] ed è cambiato tutto.
  • Spesso sono salito sul ring da sfavorito. La mia non è certo la storia del talento o del campione predestinato, venivo giudicato un pugile mediocre. Allora ho capito che avrei dovuto fare di più, metterci l'anima ed è così che ho compiuto l'impresa, vincendo il Mondiale in Germania, era il 2016.
  • Il pugilato è uno sport duro e a volte è questione di attimi: se aspetti a fermare un match rischi di pregiudicare la salute di un atleta per sempre.
  • Nello sport, nei giovani, nei social media, ovunque, c'è l'ossessione della vittoria, ma quando ti metti in gioco condividendo emozioni e sentimenti con le persone, queste saranno al tuo fianco anche nei momenti peggiori. Ti sentono più vicino a loro, perché nella vita cadiamo tutti: ci sono alti e bassi, il fallimento fa parte del tentativo, della sfida, non è un buon motivo per rinunciare a provarci, anzi, rende persone migliori. Non va temuto, bisogna accoglierlo. La felicità te la godi dopo che hai lottato per ottenerla. Bisogna essere veri, naturali, spontanei. Non ci deve motivare la ricerca del risultato, ma una passione, un interesse, l'amore per, in questo caso, uno sport. Non sopporto chi si finge invincibile, e nella boxe un pugile imbattuto che si atteggia da fuoriclasse, spesso è solo marketing; per farlo ed essere credibile, prima dovrebbe davvero sfidare i migliori, e batterli.
  • Ancora oggi, quando mi presentano negli eventi pubblici a cui partecipo, quella di campione del mondo è una qualifica che mi imbarazza parecchio. È una specie di acclamazione che mi mette in difficoltà, mi piacerebbe che dicessero semplicemente che sono un bravo pugile.
  • Quando ho combattuto in casa mi occupavo anche dell'organizzazione dell'evento, ed essendo un perfezionista volevo che tutto fosse fatto al meglio per far quadrare numeri, ascolti e prestazione. In questo modo però perdevo tante energie ed ero meno concentrato sul match. Andando all'estero invece potevo focalizzarmi sulla performance, senza distrazioni. E poi essere sfavorito mi accende, così come potermi misurare con pugili forti. [...] Mi interessava quel tipo di sfida così difficile, non lo faccio per soldi.

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di Luigi Panella, De Carolis, il gentiluomo del ring vuole il mondiale: "Nessun riscatto, faccio la boxe perché la amo", repubblica.it, 8 gennaio 2016.
  2. L'incontro è fissato per il 24 di luglio 2017

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