Giovanni Eroli

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Giovanni Eroli (1813 – 1904), scrittore, letterato ed erudito italiano.

Erasmo Gattamelata da Narni[modifica]

Incipit[modifica]

L'Italia in tutti i tempi fu assai feconda d'uomini prodi in armi, e per lunga pezza ammaestrò le altre nazioni nel miglior modo di guerreggiare. Ma della sua scuola portò amarissimo frutto; perché i discepoli bene ammaestrati, e per maggior giovinezza e costumi incorrotti più animosi, più forti, più feroci di lei, la trafissero a morte nel seno con quell'istesso ferro, che ella per sua sciagura mise loro in mano.

Citazioni[modifica]

  • Ma Erasmo sopra gli altri [valorosi di Narni] levò fama di sé per molti bellissimi fatti d'armi, per somma virtù, dignità e onori ricevuti.
    Le belle arti ne fecero solenne ricordo con nobili monumenti ancora esistenti; ma gli storici antichi italiani non lasciarono di lui che poche memorie, male studiate e pessimamente ordinate, perché il nostro eroe mostrasi men grande di quel che sia realmente, e di quello che lo ritraggono le due orazioni funebri qui allegate, i documenti degli archivi e le opere de' celebri artisti suoi contemporanei. (Proemio, pp. 1-2)
  • In cotesta casa [di Narni] e da tal uomo valoroso [un certo fornaio Paolo], e degnamente esercitato in armi, nacque, alquanto dopo la metà del sec. XIV, il nostro guerriero, appellato Stefano e più comunemente Erasmo, soprannomato in seguito Gattamelata per la dolcezza de' suoi modi congiunta a grande astuzia e furberia, di cui giovossi molto in guerra a uccellare e côrre in agguato i mal cauti nemici, e pel suo parlare accorto e come miele dolce e soave.
    Nato egli da genitori robusti, perché assuefatti alle fatiche agli stenti, e non all'ozio e alle delicatezze, avea una gagliardìa e vigor di membra singolare; e siccome dalla qualità del corpo prende talvolta costume anche l'animo, però l'indole sua era vivace fervente piena d'impeto e di coraggio. E la sua gentile bellissima fisionomia, veramente degna del classico pennello di Giorgione veneto, dava a conoscere il suo cuore nobile buono generoso. (cap. 1, pp. 8-10)
  • Se volete render gli uomini insolenti ingiusti prepotenti e sfrenati, date loro le armi in mano e fateli forti: non rispetteranno più nulla, e con cieco impeto calpesteranno ogni cosa anco divina che possa far contrasto a loro passioni. (cap. 1, p. 10)
  • [sul monumento equestre al Gattamelata] Il pubblico ammirò sempre, ed ammira eziandio con sorpresa e diletto cotesta stupenda statua equestre, ch'è la prima di tal genere veduta tra noi dopo il risorgimento delle belle arti. Nulla meno si schierò contra lei, come importuno sciame di mosche e tafani, una turba di sofistici critici; i quali, o ignoranti dell'arte, o troppo ambiziosi di parere più sapienti degli altri, si posero a morderla in più parti, ed in modo da farla divenire molto men pregevole di quel che sia. Rispetto al cavallo, a uno non piace la mossa, all'altro la palla sul piano, e poi questa sotto la zampa del medesimo a reggerla; al terzo il rigido collo e la testa troppo piccola a paragon dell'altre membra; al quarto le vene soverchiamente risentite; al quinto la sua sproporzione con la figura dell'uomo; al sesto le nari volte a tramontana piuttosto che a scilocco[1]; al settimo la pannocchiuta coda legata, invece di averla fatta liberamente giocare all'aria. Rispetto alla persona del guerriero, chi la truova alquanto piccola sopra sì grande cavallo; chi poco maestosa; chi malamente posta e atteggiata; chi con isproni lunghi oltre il vero; chi... Ma basta di tutte le critiche, che sappiamo tot capita, tot sententiae, e guai a chi si espone al pubblico. (cap. VI, p. 187)

Note[modifica]

  1. arcaismo per scirocco.

Bibliografia[modifica]

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