Giulia Cavallari Cantalamessa

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Giulia Cavallari Cantalamessa

Giulia Cavallari Cantalamessa (1856 – 1935), insegnante, scrittrice e attivista italiana.

Citazioni di Giulia Cavallari Cantalamessa[modifica]

  • Come l'incenso s'innalza tenue, candido, odoroso e diffondesi nell'aria omaggio visibile dell'uomo al Creatore: cosi la preghiera, dolce profumo dell'anima sale pura, soavissima al cielo invisibile omaggio del pensiero.
    Ma come la polvere dell'incenso per elevarsi vaporosa e purificata ha bisogno del fuoco del turribulo, che la trasformi e l'inalzi, cosi la preghiera, per giungere gradita ed efficace a Dio, ha bisogno del fuoco d'amore e di carità che la nobiliti e l'infiammi.[1]
  • L'oceano è profondo ed immenso; entro le sue acque vivono e si moltiplicano piante ed animali: posano roccie e diamanti, si nascondono drammi inenarrabili: più grande dell'oceano è il cielo, che accoglie infiniti mondi contenitori di oceani; più grande del cielo è il pensiero o l'anima dell'uomo che attraversa etere ed acqua, penetra la materia, scopre le leggi della natura ed il visibile e l'invisibile abbraccia: ma più grande di ogni cosa è l'Essere primo che l'Universo e l'anima ha creato.[2]
  • Quante volte si passa davanti ad uno splendido panorama senza che noi ce ne accorgiamo; quante volte si attraversa una piazza senza osservare il monumento che vi è eretto; la nostra mente trascinata dalla vertigine delle occupazioni non ammira le bellezze della natura, non guarda quelle dell'arte. Ma se una persona, od un fatto richiama il nostro pensiero su quella bellezza e ce la illustra mostrandocene i pregi, noi la osserviamo, ce ne compiacciamo, proviamo un senso intimo di commozione e di ammirazione.
    E ciò che avviene per i fatti materiali avviene in certo modo per quelli morali. La fede, l'idea di Dio è in generale nell'animo dell'uomo, ma molte volte egli non vi pensa perché il lavoro e i bisogni della vita lo assorbono: le pratiche religiose quindi divengono il fatto, il richiamo che gli fanno posar la mente su la divinità e lo inducono a pensarvi.
    Iddio o la forza eterna, è ugualmente, a guisa di intelligente fluido, attorno a noi ad ogni ora, ad ogni momento, anche quando noi pensiamo ad altra cosa. E però se noi siamo grati a chi, richiamando il nostro pensiero sopra le bellezze naturali o dell'arte, ce le fa ammirare; tanto più dovremmo saper apprezzare il Vangelo e la religione, che, fissando il nostro pensiero su la divinità, ce ne fanno ammirare la grandezza; ci aiutano a riconoscerne la potenza.
    La natura e l'arte educano lo spirito al sentimento del bello; il Vangelo e la religione alimentano la fede e la bontà. E però la natura, l'arte, la religione, congiunte, aumentano reciprocamente la propria potenza, si aiutano a far meglio riconoscere la divinità.[3]

Intima[modifica]

Domande e risposte[modifica]

Che ti dice quel candido fiore?
– Ei mi dice: finito è l'amore.
Che ti narran le fronde stormendo?
– Giovinezza e beltà van languendo.
Che ti canta la rondine a volo?
– Sol ti restano lagrime e duolo.
Che ti mormora l'acqua del rio?
– Che per sempre ho perduto il Ben mio.
Che ti gridano i monti, le piante?
– Solitudine, oblio ti sta avante.
Che salmeggiano gli astri lucenti?
– Perchè vivi? che speri? che tenti?
Che risponde a lor l'anima altera?
– Chi lavora, non cade o dispera.
Che riflette serena la mente?
– Che non piega chi pensa altamente.
Con qual grido prorompe il tuo core?
– Chi ha una figlia combatte e non muore. (p. 19)

Ciò che bramo[modifica]

Non bramo, no, d'un trono lo splendore,
che spesso inganna e non appaga il core:
il lusso non ambisco e il gaudio insano,
né bellezza che fugge, o plauso vano:
non cerco da fortuna argenti od ori,
né alla gloria domando i suoi bagliori;
voglio il tuo cor, voglio il tuo amore ardente
Senza di lor la vita, il mondo è niente. (p. 40)

11 Settembre 1887 (1º anniversario del mio matrimonio). [N.d.A.]

Note[modifica]

  1. Citato in Il buon cuore, anno IX, n. 31, 30 luglio 1910, p. 247.
  2. Citato in Il buon cuore, anno X, n. 27, 1º luglio 1911, p. 214.
  3. Citato in Il buon cuore, anno X, n. 3, 14 gennaio 1911, p. 23.

Bibliografia[modifica]

  • Giulia Cavallari Cantalamessa, Intima, Nicola Zanichelli Editore, Bologna, 1914.

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