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Giuliano Gramigna

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Giuliano Gramigna (1920 – 2006), critico letterario, scrittore e poeta italiano.

Citazioni di Giuliano Gramigna

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  • Il bottone di Stalingrado ricapitola definitivamente ogni immagine di romanzo politico sostenuta, e oppugnata, negli ultimi quarant'anni — voglio dire che liquida, in un atto fulmineo di delibazione immaginaria, gli innumerevoli romanzi del genere che sono stati scritti o che sarebbero potuti essere scritti; li liquida, chiudendone una volta per tutte la necessità e la suggestione. Si capisce che questo «mai più» avviene, ed ha valore, all'interno del particolare sistema espressivo che è la narrativa di Bilenchi; ma in quel preciso istante, come ogni gesto scrittorio, ha una portata assoluta.
    Si può dire così: nel Bottone, Bilenchi ha condotto a termine (ad evidenza) un'esperienza che restava latente in alcune zone del suo lavoro letterario pregresso. Resta che la logica interna all'opera di questo compimento d'esperienza conforta la pregiudiziale di omogeneità da cui sono partito.[1]
  • Il discorso poetico è tenuto dalla donna, ma l'uomo vi entra, lo rompe di continuo, con l'ausilio tipografico delle virgolette. Prima ancora dei corpi, sono le frasi ad attorcigliarsi l'una con l'altra: gli atti carnali equivalgono agli atti di parola; e viceversa. Il linguaggio del sesso è ciò che si dice un idioletto, ossia lingua privata della coppia, che essa sola parla e intende. È un linguaggio osceno, coprolalico – che non comunica il godimento ma lo produce, fa il godimento della coppia. È esso stesso, per usare una bella immagine della Valduga, "il desiderio che non trova pace | e va peregrinando sul tuo corpo".[2]
  • Il romanzo di Piersanti [Luisa e il silenzio] è un libro misurato, che specialmente nella seconda metà, dopo qualche dispersione, raggiunge un ritmo, direi una fluidità persuasiva, naturale. Non so se faccia fare un passo avanti verso quell'altrove che è una esigenza confusa della nuova narrativa; intanto basterà questo lavoro fine e serio dentro i materiali salvati della "vecchia".[3]

Introduzione a "La spiaggia d'oro"

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Il discorso sulla Spiaggia d'oro e in generale sull'opera di Raffaello Brignetti può cominciare dalla connotazine più facile (o magari più difficile proprio a causa del suo carattere di cliché): il rapporto di questa narrativa con il mare. Il rimando è d'obbligo se si parte dai titoli e dagli altri scenari dei vari libri: Morte per acqua (di provenienza eliotiana), La deriva (che è, peraltro, un referto «al chiuso» di disordine e smarrimento precoci in un gruppetto di giovani del dopoguerra), La riva di Charleston, Il gabbiano azzurro e infine La spiaggia d'oro; fa eccezione, Allegro parlabile, curiosa anche se non totalmente felice puntata satirica di Brignetti fuori dai suoi modi naturali.

Citazioni

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  • Il mare è per lo scrittore una occasione sia pure legittima, un pretesto letterario o un modo previlegiato di percezione, una métaphore obsédante? (p. VII)
  • Come nelle rappresentazioni sacre, nella Spiaggia d'oro le due parti, la demoniaca e la celestiale, hanno ripartizioni perfino topografiche nette: la bimba e l'uomo a poppa, la donna e il vecchio a prua: e i passaggi dall'uno all'altro estremo della goletta, sia pure momentanei, configurano altrettanti cedimenti o defezioni o tentazioni. La bimba e l'uomo poi si incarnano, secondo canoni ben precisi, le due forme della fantasia (e memoria) creatrice, ossia l'infanzia e la vocazione poetica, in contrapposizione con le effettualità del reale. L'isola, eudonisticamente, sarà l'irrangiungibile compimento, sfiorato una volta e poi smarrito per sempre, proprio come il «dominio perduto» del Grand Meaulnes [di Alain-Fournier], tanto per chiamare in causa un testo simbolista famoso. (p. XI-XII)
  • La spiaggia d'oro non è, in ultima istanza, né il poema e il rimpianto dell' oisive jeunesse né l'apocalittica contrapposizine fra natura e cultura, fra vita ingenua e vita organizzata. (p. XIV)

Nel campo semantico del «mare» secondo Brignetti, più ancora che la morte il Caso sembra ricoprire una funzine privilegiata. Ma, il Caso e il suo inevitabile antonimo, la Necessità, presiedono anche a qualsiasi operazione di scrittura. Ogni assegnazione di significati certi e invariabili essendo arbritaria nei confronti di un racconto o romanzo, quella ipotizzata qui valga semplicemente ad allargare di un'altra stecca il ventaglio interpretativo che il lettore costruirà in proprio percorrendo La spiaggia d'oro.

Note

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  1. Dall'introduzione a Il bottone di Stalingrado.
  2. Da E il verso s'insinuò tra i numeri, Corriere della Sera, 6 ottobre 1997, p. 27.
  3. Da Luisa, sonata per una donna sola, Corriere della Sera, 1 settembre 1997, p. 29.

Bibliografia

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  • Romano Bilenchi, Il bottone di Stalingrado (1972), introduzione di Giuliano Gramigna, Rizzoli, Milano, 1982.
  • Giuliano Gramigna, Introduzione a "La spiaggia d'oro", di Raffaello Brignetti, BUR, 1974.

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