Giulio Cesare Vanini
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Giulio Cesare Vanini (1585 – 1619), filosofo italiano.
- Se Dio non volesse che nel mondo avessero luogo le peggiori e le più indegne azioni, senza alcun dubbio egli, con un solo cenno, caccerebbe e bandirebbe dai confini del mondo tutte le azioni ignominiose: chi di noi può opporre resistenza alla volontà divina? Come si può pensare che i delitti vengano commessi contro la volontà di Dio, se egli dà agli scellerati, nel momento di commettere un delitto, la forza a ciò necessaria? Ma se l'uomo si perde contro la volontà di Dio, allora Dio è più debole dell'uomo, il quale gli si oppone e ne ha la forza. Se ne deduce che Dio vuole il mondo qual è: se ne volesse uno migliore, lo potrebbe avere. (da Amphitheatrum aeternae Providentiae, exercit. 16, p. 104)
- Se Dio vuole i peccati, allora è lui che li commette; se non li vuole, essi vengono tuttavia commessi. Quindi o egli è imprevidente o impotente, oppure è crudele, perché o non sa o trascura di compiere quello che vuole. (da Amphitheatrum aeternae Providentiae, exercit. 16, p. 103)
Citazioni su Giulio Cesare Vanini
[modifica]- Benché Vanini non sia vivuto una lunga età, ed abbia menata una vita poco sedentaria, pure molte opere scrisse. Parla egli stesso de’ suoi commentarj sui libri di Aristolele De phjsica auscultatione, de generatione et corruptione, de meteoris, ed anche di altri trattati, ma non so s'ei desse l'ultima mano a tutte queste produzioni, o se alcuna le avesse soltanto progettate, o finalmente se le scritte e compiute ottenessero l'onor della stampa. (Johann Gottlieb Buhle)
- Prima di bruciare vivo Vanini, un pensatore acuto e profondo, gli strapparono la lingua, con la quale, dicevano, aveva bestemmiato Dio. Confesso che, quando leggo cose del genere, mi vien voglia di bestemmiare quel dio. (Arthur Schopenhauer)
- Raccontasi che poco prima dell'esecuzione, Vanini non iscorgendo più speme di salute, dichiarasse altamente e formalmente il suo ateismo, tra le altre cose si permettesse le più mordaci satire sopra Cristo quando gli si presentò un crocifisso. Generalmente però il processo inquisitorio di cui fu infelice vittima era tutt'altro che chiaro; e pare che l'implacabile ira de' preti, ch'egli ingiuriò senza verun riguardo, li inducesse ad eccitare contr'esso il parlamento di Tolosa, e strappasse ai giudici l'orribile sentenza che il condusse al rogo fatale. Tutto fa credere che si raccogliessero poscia varj fatti immaginarj, o che si alterassero i veri, per giustificare in faccia ai contemporanei ed ai posteri sì abbominevol condotta. (Johann Gottlieb Buhle)
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