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Giuseppe Bartolucci

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Giuseppe Bartolucci (1923 – 1996), letterato e critico teatrale.

Citazioni di Giuseppe Bartolucci

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  • [Al teatro di psicodramma di New York] Alcuni tra noi cominciano a provare curiosità e a interessarsi di quel che sta succedendo sulla pedana: un vecchio con la ragazza, un dottor Moreno prestigiatore e mago che incanta voluttuosamente una sirena meravigliosa, un corpo spagnolo della decadenza europea alle prese con un corpo americano di perfetta e prorompente prestanza, un animo complicatamente sensuale in lotta con un animo puritano innocentemente.[1]
  • Come era bravo Moreno in quegli anni, parlo degli anni Sessanta, stando al botteghino e raccogliendo i tre dollari di entrata per il servizio psicodrammatico notturno, assieme alla moglie; era dolce, spagnolesco, infantile, un po' abbondante di pancia, ma l'occhio gli usciva acuto e vivido; sua moglie, in nero, un po' rude e severa, stava già ai lati del palco nudo, con le seggiole e il tavolo, in attesa di entrare in scena, e di reggere l'azione; con questo o quel personaggio della New York sommersa e precipitosa, cruda e vigile, attori e attrici malati o nevrotici (ci dicevano) in stato di grazia e di risarcimento, più un nugolo di turisti venuti lì per professione, per curiosità, per scandalo non si sa bene.[2]
  • Il pensiero di fondo è di seducente semplicità: la nostra vita individuale è indissolubilmente legata al comportamento del gruppo; l'intreccio di relazioni all’interno del gruppo quale viviamo, dalla famiglia al gruppo professionale, determina il nostro sviluppo e la nostra salute. Giocare ci guarisce. Occorre solo essere capaci di giocare. Questo è l'insegnamento di Jacob Levy Moreno.[3]
  • Moreno ne Il teatro della spontaneità in effetti mescolava i suoi mitici ricordi di animazione nei parchi di Vienna, con prostitute e bambini, su alcune disposizioni di gioco drammatico spontaneo su tecniche e modalità fuori campo, e così attirava e si faceva odiare per la sua diretta partecipazione e per la sua oggettiva esperienza. Ed allora da un lato sembrava quasi impossibile che un simile Moreno potesse dirci ancora qualcosa della grande cultura austriaca degli anni venti, con quella pratica di superficie, con quella miscela anti-intellettuale; mentre dall'altro lato davvero sembrava sulla soglia e dentro gli anni sessanta che quel suo libretto avesse tanta divinazione e tanta predizione, tanta voglia di cambiar scena e scuola arte e didattica, sull'onda di quell'eroico e comico assieme impegno creativo partecipazionale dell'Italia del doposessantotto, a teatro e nelle scuole, tra i bambini e i malati. [4]
  • Moreno si batte per il non-prodotto (il suo amore per l’abbozzo e per il momento) sia come stesura letteraria del testo, sia come ambientazione scenografica, sia come accantonamento del professionismo interpretativo. Tutta l’opera, nella sua interezza, lo status nascendi prende forma sotto i nostri occhi, in una sequenza che è il rovesciamento di tutto ciò che avevamo visto finora: la genesi dell’idea, la concezione e la progettazione della scena, la distribuzione dei ruoli e la metamorfosi dell’attore. [5]
  • Un teatro nuovo come "scandalo", per gli anni sessanta: con Carmelo Bene che, misteriosamente, chissà per quali vie, parte da zone contestative del linguaggio drammaturgico tradizionale, e che sul piano interpretativo si muove su filoni non immedesimativi; il linguaggio drammaturgico sradicandolo egli dal testo letterario o da un materiale di prestito, senza alcun rispetto della qualità e della quantità, con una dolce irriducibile violenza e con una persuasiva radicale manipolazione, per un segreto efficace istinto di rinnovata teatralità, in modo da non farne un pretesto di restauro o di modernizzazione, e cioè soltanto allo scopo di stenderlo come materiale di scena in vista di una scrittura scenica diversa [...][6]

Note

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  1. Come si cura l'animo in 'America Hurrah', 1968, ed. del Teatro Stabile di Genova, p.106 pdf dell'originale in Plays.it
  2. Dal Teatro della Spontaneità al teatro del volo, Atti del Convegno su Pirandello e Moreno al Teatro Flaiano di Roma, a cura di Ottavio Rosati, 1983 Plays.it
  3. Postfazione alla prima ed. de Il Teatro della Spontaneità di J. L. Moreno, a cura di Antonio Santoni Rugiu (1973), Guaraldi editore/ riportato in Plays
  4. Postfazione alla prima ed. de Il Teatro della Spontaneità di J. L. Moreno, a cura di Antonio Santoni Rugiu (1973), Guaraldi editore/ riportato in Plays
  5. Postfazione alla prima ed. de Il Teatro della Spontaneità di J. L. Moreno, a cura di Antonio Santoni Rugiu (1973), Guaraldi editore/ riportato in Plays
  6. Giuseppe Bartolucci, Carmelo bene o della sovversione, da "Per una lettura di Carmelo Bene dal sessanta al settanta", in La scrittura scenica, Milano, Lerici. – citato in Carmelo Bene, Opere, con l'aut., op. cit., p. 1407.

Bibliografia

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  • Carmelo Bene, Opere, con l'Autografia d'un ritratto, Milano, Bompiani, aprile 2002 (1° ed. Classici in brossura aprile 2002). ISBN 88-452-5166-7

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