Gruppo del Laocoonte

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Gruppo del Laocoonte, copia marmorea nei Musei Vaticani

Citazioni sul gruppo scultoreo del Laocoonte.

  • Il gruppo del Laocoonte al Belvedere in Vaticano è certamente l'opera più celebre di quella scuola ed una dell'ultime grandi creazioni dell'arte greca. [...]. L'arte della scultura, in possesso della scienza perfetta dell'organismo umano, della sua anatomia, dei suoi movimenti, non che della potenza di espressione dei moti dell'animo, ed in possesso altresì di tutte le risorse della plastica e di una prodigiosa abilità, in questa creazione, che è pur di un cosi evidente effetto pittorico, ha portato al suo ultimo grado lo svolgimento dello stile drammatico della scuola di Pergamo. In modo sensazionale e terribile ha saputo riprodurre tanto il dolore fisico e la reazione di tutto il corpo, quanto la profonda angoscia ed il più intenso dolore morale di un padre, che, non solo lotta lui stesso disperatamente contro la morte, ma deve assistere impotente alla morte dei figli, uno dei quali già sta per soccombere e l'altro invano invoca da lui aiuto. Sotto questo aspetto è il più alto grado di potenza che abbia potuto raggiungere la scultura e certo anche il massimo limite ammissibile. (Giulio Carotti)
  • Il Laocoonte è una di quelle opere d'arte che su tutti gli spettatori produce un'impressione subitanea e profonda, sia perché rappresenta un dolore non soltanto morale, ma anche ed essenzialmente fisico, sia pure perché tale dolore vi è espresso in tutte le sue manifestazioni esteriori. Sono coteste manifestazioni che colpiscono tutti, l'artista e lo scienziato, l'uomo colto e l'ignorante e spiegano il fenomeno, di cui molti sono stati al par di me testimoni, che mentre la maggior parte del pubblico percorre le sale del Vaticano, passando con indifferenza davanti ad opere fine e grandiose, tutti. giunti al Laocoonte si arrestano sorpresi e assaliti da subita commozione. (Edoardo Brizio)
  • Il torto principale del Laocoonte, non è, dunque, nel suo vistoso psicologismo e nelle sue acrobatiche contorsioni, bensì nei suoi difettosi elementi figurativi; per esempio nelle sue pretese plastiche di gruppo statuario, inopportune e ribelli a forme così slegate e a movimenti tanto vivaci, che invece si giustificherebbero assai meglio nella sobria unità di un rilievo. (Matteo Marangoni)
  • La positura sedente [di Laocoonte] è stata felicemente ideata e per esprimere che nel terribile assalto l'eroe non ha avuta forza di sostenersi interamente, e al tempo medesimo per lasciarlo in una situazione che gli permetta ancora qualche resistenza, e non lo mostri abbattuto. Tutto cospira a rappresentare un eroe che soccombe senza avvilirsi, perché non si sente colpevole. La testa non è china, anzi in atto veramente energico, è rivolta al cielo, quasi rimproverandolo della sua ingiustizia. Il volto è d'un uomo maturo d'una sorprendente bellezza, ed ha impresso ne' lineamenti il carattere virtuoso dell'animo: e quantunque alterato da violento dolore, conserva un'aria dolce che tanto più interessa chi 'l mira. Ma nella fronte corrugata, e negli occhi premuti dalla pena, più del dolore trionfa la compassione e per lo strazio presente de' figli, e per la distruzione vicina della sua patria. (Ennio Quirino Visconti)
  • Nel Laocoonte al contrario [di altre sculture] si notano soltanto i segni chiari dello scalpello, senza ritocco né di raspa, né di lima, né di pomice, che avrebbero dato alla superficie una eguaglianza e levigatezza che per il maggiore effetto della rappresentazione si volea evitare.
    Per la scelta adunque del soggetto al più alto grado commovente, per il disegno soverchiamente sentito del nudo, per la tecnica speciale dell'esecuzione, il Laocoonte è riuscito l'opera più potentemente patetica che si conosca di tutta l'arte antica. Essa dovea godere di grande celebrità, di popolarità immensa già presso gli antichi ed esercitare sovr'essi la medesima impressione profonda che sopra i moderni. Così si spiega la lode esagerata data da Plinio al gruppo, chiamandolo opera superiore a tutte quelle conosciute tanto di pittura, quanto di scoltura: opus omnibus et picturae et statuariae artis praeferendum. (Edoardo Brizio)
  • Pare oggi impossibile che questo famigerato Laocoonte abbia per tanto tempo scroccato una fama così sproporzionata al suo valore. Sembra che Michelangelo stesso lo ammirasse quando nel 1506 fu scoperto in Roma; fatto che parrebbe poi smentito dal Prigione[1] ora veduto in cui tutti gli errori e i difetti dell'altra figura sono evitati. (Matteo Marangoni)
  • Tutto [nel gruppo] è condotto con indicibile maestria. Ad alcuni è sembrato fuor di proposito l'epiteto di mirabili che Plinio ha dato agli avvolgimenti de' serpi intorno alle tre figure. Chi però li consideri attentamente e rilevi l'arte con cui legano la composizione, la disposizione delle loro spire che lasciano scoperte quasi tutte le giunture principali de' tre corpi, la scelta del momento in cui mordono il padre e uno de' figli, e il secondo più mortalmente del primo; finalmente l'artifizio col quale mentre uno ferisce Laocoonte e l'altro il fanciullo ch'è a destra, tutti e due tengono stretto il padre e l'altro figlio ch'è ancora illeso; chi tutto questo maturamente osservi, troverà che non meno delle altre questa parte dell'invenzione ha diritto alle lodi e allo stupore degl'intelligenti. (Ennio Quirino Visconti)

Note[modifica]

  1. Si riferisce allo Schiavo morente, scultura di Michelangelo del 1513 circa, conservata nel Museo del Louvre.

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