Guerra dei sei giorni
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Citazioni sulla guerra dei sei giorni, conflitto arabo-israeliano del 5-10 giugno 1967.
Citazioni
[modifica]- La Guerra dei sei giorni, come venne più tardi chiamata, fu il terzo grande conflitto armato in cui Israele si trovò coinvolto da quando, diciannove anni prima, il nostro stato era venuto in essere; si trattò di una guerra alla base della quale stavano le errate valutazioni del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser. Le cause immediate del conflitto furono una serie di incidenti tra Israele da un lato e Siria e Giordania dall'altro, e la conseguente reazione dell'Egitto o meglio del suo presidente. Nasser sapeva benissimo che le sue iniziative di carattere aggressivo, soprattutto la chiusura degli Stretti di Tiran, sarebbero state considerate da Israele quale un atto di guerra, ma presumeva che le grandi potenze avrebbero impedito al nostro stato di reagire o, se l'esercito israeliano avesse attaccato, che le difese egiziane nel Sinai fossero sufficienti a fermarlo; in ogni caso, il Consiglio di Sicurezza avrebbe ben presto imposto un armistizio, e l'episodio si sarebbe concluso con un duplice successo per Nasser: la rimozione dell'UNEF e la permanenza del blocco sugli Stretti. Nasser aveva ben presente ciò che era accaduto nel 1956, quando USA e URSS avevano obbligato Francia, Inghilterra e Israele a ritirare le proprie forze e a far buon viso a cattivo gioco per la nazionalizzazione del Canale. Questa volta, non soltanto USA e URSS, ma anche la Francia e la Gran Bretagna erano contrari alla guerra; Nasser non aveva dunque altro da fare che sconfiggere Israele. (Moshe Dayan)
- A mezzogiorno del 5 giugno [1967], Israele era i guerra con due stati arabi, che sarebbero stati ben presto rafforzati da contingenti in marcia da terre più lontane. Poche ore più tardi, le forze aeree egiziane e giordane erano state distrutte. Israele penetrava in profondità nel Sinai. [...]. Tra l'alba e il tramonto di una sola giornata, Israele era passato dal pericolo alla resistenza vittoriosa. Ventiquattro ore prima, Nasser era convinto di passare alla storia come un nuovo Saladino, l'eroe musulmano dinanzi alla cui spada tremavano tutti i nemici e gli infedeli. Le previsioni di Nasser sulla distruzione di Israele erano state fatte in tutta sincerità, tanto che gran parte del mondo era rimasta ipnotizzata dalla sua fiducia e dalla forza della sua convinzione. Ora i suoi sogni giacevano infranti ai suoi piedi.
- La guerra del 1967 fu in larga misura figlia degli errori sovietici, e gli arabi, che avrebbero dovuto essere i beneficiari della protezione dell'URSS, ne divennero le vittime. La politica di Mosca aveva indotto gli arabi alla guerra: ma ciò non significava che l'Unione Sovietica avrebbe assicurato la loro vittoria, e nemmeno che si sarebbe assunta dei rischi per aiutarli a recuperare le perdite. Nella concezione sovietica, la corsa è del più veloce e la battaglia del più forte. Quando i governi e gli eserciti arabi ebbero provato la loro impotenza, l'Unione Sovietica si limitò a sostenerli a un livello politico e di propaganda.
- Nello spazio di sei giorni, Israele aveva mutato la sua posizione di vulnerabilità e di pericolo in un dominio militare senza precedenti nel Medio Oriente. Aveva distrutto 430 aerei da combattimento e ottocento carri armati nemici. Gli eserciti arabi avevano avuto quindicimila morti e 5500 tra ufficiali e sottufficiali prigionieri. Il totale delle perdite israeliane assommava a 40 aerei e 676 uomini.
- Ci accusano di espansionismo ma l'espansionismo, creda, non ci interessa. Ci interessano solo nuovi confini. E poi senta: questi arabi voglion tornar ai confini del 1967. Se quei confini erano giusti, perché li distrussero?
- Gli arabi sono davvero strani: perdono le guerre e poi pretendono di guadagnarci. Ma insomma, la guerra dei Sei giorni, noi l'abbiamo vinta o no? Il diritto di porre le nostre condizioni ce l'abbiamo o no? Ma da quando, nella storia, colui che attacca e perde ha il diritto di dettar prepotenze a colui che vince?
- I sovietici sono come e più degli arabi, responsabili della guerra del '67, per la campagna di intossicazione che condussero.
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