Giacomo da Lentini

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Giacomo da Lentini

Giacomo da Lentini, anche Jacopo da Lentini (1210 circa – 1260 circa), poeta italiano.

Citazioni di Giacomo da Lentini[modifica]

Dai sonetti[modifica]

  • Cotale gioco mai non fu veduto: | ch'aggio vergogna di dir ciò ch'io sento, | e dòttone che non mi sia creduto, | perch'ogn'omo ne vive a scaltrimento.
  • Donna, s'io non aggio aiuto, | io me ne moro, e fonne sacramento.
  • Grande noia mi fanno i menzogneri, | si 'uprontamente dicon lor menzogna; | ma io lo vero dicol volentieri.

[Giacomo da Lentini; citato in Francesco Flamini, Versi e Metri italiani, Raffaello Giusti Editore, Livorno 1919]

Incipit di alcune opere[modifica]

Rime[modifica]

Madonna, dir vo voglio[modifica]

 Madonna, dir vo voglio
como l’amor m’à priso,
inver’ lo grande orgoglio
che voi bella mostrate, e no m’aita.

Meravigliosa-mente[modifica]

Meravigliosa – mente
un amor mi distringe
e mi tene ad ogn’ora.
Com’om che pone mente
in altro exemplo pinge
la simile pintura,
così, bella, facc’eo,
che ’nfra lo core meo
porto la tua figura.

Guiderdone aspetto avere[modifica]

Guiderdone aspetto avere
da voi, donna, cui servire
no m’enoia;
ancor che mi siate altera
sempre spero avere intera
d’amor gioia.

Amor non vole ch'io clami[modifica]

Amor non vole ch’io clami
merze[de] c’onn’omo clama,
né ch[e] io m’avanti c’ami,
c’ogn’omo s’avanta c’ama;
che lo servire c’onn’omo
sape fare nonn-à nomo,
e no è in pregio di laudare
quello che sape ciascuno:
a voi, bella, tal[e] dono
non vorria apresentare.

La 'namoranza – disïosa[modifica]

La ’namoranza – disïosa
che dentro a l[o] mi’ cor è nata
di voi, madonna, è pur chiamata,
merzé se fusse aventurosa.

Ben m'è venuto prima cordoglienza[modifica]

Ben m’è venuto prima cordoglienza,
poi benvoglienza – orgoglio m’è rendente
di voi, madonna, contr’a mia soffrenza:
non è valenza – far male a sofrente.

Donna, eo languisco[modifica]

Donna, eo languisco e no so qua·speranza
mi dà fidanza – ch’io non mi disfidi;
e se merzé e pietanza in voi non trovo,
perduta provo – lo chiamar merzede

Troppo son dimorato[modifica]

Troppo son dimorato
i·llontano paese:
non so in che guisa possa soferire,
che son cotanto stato
senza in cui si mise
tutte bellezze d’amore e servire.

Non so se 'n gioia mi sia[modifica]

Non so se ’n gioia mi sia
d’amor la mia intendanza
inver’ la...

Uno disïo d'amore sovente[modifica]

Uno disïo d’amore sovente
mi ten la mente,
temer mi face e miso m’à in erranza;
non saccio s’io lo taccia o dica nente
di voi, più gente:
no vi dispiaccia, tant’ò in dubitanza.

Amando lungiamente[modifica]

Amando lungiamente,
disïo ch’io vedesse
quell’ora ch’io piacesse
com’io valesse – a voi, donna valente.

Madonna mia, a voi mando[modifica]

Madonna mia, a voi mando
in gioi li miei sospiri,
ca lungiamente amando
non vi porea mai dire
com’era vostro amante
e lëalmente amava,
e però ch’eo dottava
non vo facea sembrante.

S'io doglio no è meraviglia[modifica]

S’io doglio no è meraviglia
e s’io sospiro e lamento:
amor lontano mi piglia
dogliosa pena ch’eo sento,
membrando c’eo sia diviso
di veder[e] lo bel viso
per cui peno e sto ’n tormento.

Amore, paura m'incalcia[modifica]

Amore, paura m’incalcia
in manti lochi aventurosi
...

Poi no mi val merzé né ben servire[modifica]

Poi no mi val merzé né ben servire
inver’ mia donna, in cui tegno speranza
e amo lëalmente,
non so che cosa mi possa valere

Dolce coninzamento[modifica]

Dolce coninzamento
canto per la più fina
che sia, al mio parimento,
d’Agri infino in Mesina

Dal core mi vene[modifica]

Dal core mi vene
che gli occhi mi tene – rosata:
spesso m’adivene
che la cera ò bene – bagnata,
quando mi sovene
di mia bona spene – c’ò data
in voi, amorosa,
benaventurosa.

Bibliografia[modifica]

  • Giacomo da Lentini, Poesie, edizione di riferimento a cura di Roberto Antonelli, Bulzoni Editore, Roma, 1979.

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