Herat

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Citazioni su Herat.

Robert Byron[modifica]

  • [Sulla Grande moschea di Herat] Attraversati i bui labirinti della città vecchia, mi sono trovato in una corte lastricata di circa cento metri per sessantacinque. Quattro iwan, che sono degli ambienti a volta aperti sul lato frontale, interrompono i portici lungo i lati. L'iwan occidentale, il più importante, è fiancheggiato da due torri massicce sormontate da cupole azzurre. Queste ultime, insieme a un pino mediterraneo dal tronco inclinato che sorge in un angolo, sono le uniche note di colore nel complesso dominato dal bianco della calce e dai mattoni sbrecciati, con qualche frammento di mosaico. Una vasca quadrata riflette un mullah e i suoi alunni che stanno passando, tutti vestiti di bianco. Il silenzio e la luce solare trasmettono pace al lastricato consunto.
  • Geograficamente parlando, Herat era dunque più adatta di Samarcanda al ruolo di capitale, e tale divenne per volere di Shah Rukh alla morte di Tamerlano nel 1405.
  • Il prospetto settentrionale [della cittadella fortificata] consiste di un massiccio bastione lungo circa quattrocento metri, intervallato dalle sporgenze delle torri semicircolari. Di queste, quella all'estremità occidentale ha un motivo di mattoni azzurri inseriti nella superficie di terra secca, una combinazione di materiali insolita, che autorizza a pensare che almeno questa torre risalga alla ricostruzione di Shah Rukh. Dopo averla esaminata, sono ritornato all'angolo più distante della piazza d'armi cintata che separa la cittadella dalla città nuova per fare una fotografia. Mi sono così trovato nei pressi di un parco d'artiglieria di una ventina di pezzi, che a distanza poteva sembrare una discarica di vecchi carrozzini per bambini.
  • La strada che dalla Persia porta a Herat segue da presso le montagne fino all'incrocio con la strada di Kushk, e di qui comincia a scendere verso la città. Siamo arrivati in una notte buia, anche se c'erano le stelle. E sempre misterioso, questo tipo di notte; in un paese sconosciuto, dopo l'incontro con le selvagge guardie di frontiera, ha prodotto in me un'eccitazione come raramente ho provato. La strada si è addentrata di colpo in una foresta di ciminiere giganti, i cui contorni neri cambiavano posizione sul cielo stellato al nostro passaggio. (p. 121)
Il mausoleo di Goharshad a Herat
  • Se la si osserva nei particolari, la decorazione del mausoleo[1] è inferiore a quella dei due minareti. Il tamburo della cupola è cinto di alte lastre coperte di esagoni di mosaico lilla, combinati con triangoli di stucco rilevato. La cupola invece è turchese, e le nervature, come quelle del mausoleo di Tamerlano a Samarcanda, sono cosparse di rombi bianchi e neri e ogni nervatura è a tre quarti di tondo, con il diametro di una canna d'organo di venti metri. Le pareti del mausoleo sono spoglie, a parte pochi mattoni invetriati e un curioso bow-window a tre finestre, che fa pensare a una villa di Clapham. Ma una certa rozzezza di questi elementi presi separatamente è superata dall'armonia delle proporzioni e dalla solidità della concezione. È difficile, in architettura, battere il modulo della cupola a nervature in quanto a effetti di cieca e monumentale ostentazione.

Note[modifica]

  1. Il mausoleo di Goharshad è la tomba di Goharshad moglie del sovrano timuride Shah Rukh

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