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Edgar Wallace

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Targa dedicata ad Edgar Wallace a Fleet Street, Londra

Edgar Wallace (1875 – 1932), scrittore, giornalista, sceneggiatore e drammaturgo britannico.

King Kong

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Persino nella penombra del crepuscolo e dietro il velo un po' ondeggiante di neve, si capiva che il Vagabondo altro non era che una modestissima vecchia nave da carico. Neppure l'occhio più fantasioso e romantico avrebbe potuto scorgervi quella linea asciutta, quei contorni affilati che si immagina siano indispensabili in un'imbarcazione pronta a salpare per una disperata avventura. (p. 7)

Citazioni

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  • «Immagino penserete che una donna a bordo sia pressoché inutile».
    «Per dirla senza troppi fronzoli, di solito le donne sulle navi sono un autentico flagello». (Ann e Driscoll, p. 32)
  • Ann aveva paura, una paura che non aveva mai neanche immaginato di poter provare. Nessun libro che aveva letto, nessuna storia che le avessero mai raccontato poteva somigliare al terrore che ora la scuoteva a ondate sempre più forti. Un terrore che la faceva sentire come se ogni più piccola parte di quel suo corpo offeso fosse viva, piena di cose indicibili, innominabili. Un terrore più grande di quel che provano i bambini al buio durante la notte. Più forte del peggiore degli incubi. L'unico pensiero che riusciva a formulare compiutamente era la necessità di gridare per chiedere aiuto, ma sapeva che anche se quella mano avesse lasciato la presa sulla sua bocca, non ne avrebbe avuto comunque la forza. La gola, lo sentiva, non sarebbe stata in grado di emettere alcun suono. (pp. 89-90)
  • «Pensate che qualcuno di noi voglia tornare indietro solo perché non ha mai visto simili creature? È questa l'idea».
    Driscoll annuì.
    «Be'!», continuò Jimmy guardando le bombe con un certo sollievo. «Ma loro non hanno mai visto noi. Siamo pari. Credo che resteremo tutti». (p. 105)
  • Kong, il dio-bestia, era in mezzo alla distesa di asfalto, e avanzava pesantemente verso di loro. Mostruoso oltre ogni possibile immaginazione, coperto di peli come qualsiasi gorilla della giungla africana e a lui simile in tutto e per tutto eccetto che nelle dimensioni, si muoveva però con passo lento e cauto, quasi umano, il che contribuiva a renderlo ancora più incredibile. (pp. 112-113)
  • «Un attimo. Ecco, sì: triceratopi».
    «E che cosa sono?»
    «Un altro dei tanti errori della natura, Jack. Sono simili ai dinosauri; ma con le zampe anteriori molto meglio sviluppate. Si chiamano così per via dei tre corni che hanno sulla testa». (p. 114)
  • Kong [...] è l'unica creatura al di là di questo muro ad essere più che una semplice bestia. Un errore della natura, certamente, come gli altri, ma tuttavia un errore quasi perfettamente riuscito. E in quella sua grossa testa c'è un guizzo, che non so spiegare. Con Ann si comporta in modo particolare, come se provasse qualcosa per lei. (Denham, p. 142)
  • Ma noi useremo più che semplici catene. Questo mostro è sempre stato il re del suo mondo. È arrivato il momento che impari una lezione; una lezione che l'uomo può insegnare ad ogni animale. La paura! Sarà la paura a trattenerlo, se non dovessero bastare le sole catene. (Denham, p. 177)
  • Ma prima di aggiungere altro, signore e signori [...] lascerò che vediate con i vostri occhi la creatura più enorme su cui abbiate mai posato lo sguardo. Era un tempo il re e il dio del suo mondo, ma è arrivato qui come un prigioniero, come fenomeno da esibire in pubblico, per compiacere e soddisfare l'insaziabile curiosità di noi esseri umani. Signore e signori! Ecco a voi Kong, l'ottava meraviglia del mondo. (Denham, p. 187)

Per un solo ultimo istante, Kong rimase sospeso nella stessa regale solitudine che era stata sua, troneggiante su quel mondo civile che l'aveva distrutto. Poi si schiantò a terra, come una carcassa, ai piedi dei suoi conquistatori.
Driscoll strinse Ann tra le braccia.
«Ann! Ann! È finita!».
Ann si abbandonò contro il suo petto, piangendo piena di riconoscenza.
Denham e il sorgente si sporsero dal parapetto.
«Bene!», disse il poliziotto. «Che spettacolo. Non credevo che i piloti sarebbero mai riusciti a vincerlo».
«Infatti, non sono stati i piloti a vincerlo», rispose Denham lentamente.
«Prego?»
«È stata la Bella. Succede sempre così. È la Bella, che uccide la Bestia».
Il sergente, confuso, esitò un poco. (p. 201)

Incipit di alcune opere

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Caccia al tesoro

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Negli ambienti criminali è tradizione credere che perfino il più modesto investigatore della polizia sia un uomo ricco, e che il suo gruzzolo segreto sia il risultato di ruberie, corruzioni ed estorsioni. È una malignità che circola nei campi di lavoro, nelle cave di pietra, nel laboratorio di sartoria, nella lavanderia e nel panificio di cinquanta carceri regionali e di tre penitenziari. Si sussurra che certi funzionari di alto livello abbiano messo da parte, con sistemi disonesti, tesori da nababbo, sufficienti a trasformare il loro lavoro in un semplice hobby ed il loro stipendio ufficiale nella parte meno consistente dei loro redditi.

I quattro giusti

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Uscendo da Plaza del Mina ed inoltrandosi nel vicolo che ospita il consolato degli Stati Uniti — dove pende inerte, fra le dieci e le sedici, la grande bandiera — attraversando la piazza sulla quale si affaccia l'Hotel de la France, girando intorno alla chiesa di Nostra Signora e imboccando quell'arteria angusta e pulita che rappresenta per Cadice il corso principale, si arriva al caffè delle Nazioni.

Il signor Reeder investigatore

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Sul frontone di pietra della lugubre entrata erano incise le parole: «Parcere Subjectis».[1]

Note

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  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Filmografia

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Bibliografia

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  • Edgar Wallace, Caccia al tesoro, traduzione di Inisero Cremaschi e Claretta Fumagalli, in "Alfred Hitchcock presenta I maghi del brivido", Amica, 1990.
  • Edgar Wallace, I quattro giusti, traduzione di Gino Dall'Armi, l'Unità/Mondadori, 1992.
  • Edgar Wallace, King Kong, traduzione di Martina Rinaldi, Newton & Compton, Roma, 2005. ISBN 88-541-0426-4

Altri progetti

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Opere

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