Ian Bremmer

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Ian Bremmer

Ian Arthur Bremmer (1969 – vivente), politologo statunitense.

Citazioni di Ian Bremmer[modifica]

Da «Una minaccia seria come a Cuba 1962, serve una via di fuga dall’escalation»

Intervista di Massimo Gaggi sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, Corriere.it, 28 febbraio 2022

  • Sicuramente chi ha conosciuto il Putin calcolatore freddo ma lucido, oggi non lo riconosce. Effetto dei due anni di isolamento? È malato? Non lo sappiamo. Di certo non sembra più avere la capacità di analisi di un tempo.
  • La Russia sta usando solo una parte delle truppe ammassate intorno all’Ucraina. Ha la forza militare di chiudere la partita, ma dovrebbe fare un massacro a Kiev e nelle altre città: decine di migliaia di civili morti e dopo sarebbe davvero impossibile negoziare. Sarebbe come aver usato l’arma nucleare. Rischiamo di finire in una strada senza ritorno.
  • [«Come se ne può uscire?»] Come a Cuba: concedendo qualcosa che consenta al presidente russo di fare un passo indietro senza perdere la faccia davanti al suo popolo. Nel 1962 i sovietici portarono via i loro missili: una vittoria americana, ma ai capi del Cremlino fu lasciata la possibilità di dire alla loro gente che, in cambio dei ritiro da Cuba, l’Urss aveva ottenuto dagli Stati Uniti la rimozione dei missili Jupiter basati in Turchia. Erano ordigni vecchi. andavano ritirati comunque. Ma bastò quello.

Da Abbiamo imboccato la strada per una nuova guerra fredda

Corriere della Sera, 12 marzo 2022, pag. 36; tradotto da Rita Baldassarre

  • L'invasione russa dell'Ucraina ha precipitato decine di milioni di persone in un clima spaventoso di tensioni e incertezze, e se c’è una cosa di cui oggi si può essere sicuri è questa: la Russia e l'Occidente sono entrati in guerra.
  • [...] l'Unione Sovietica rappresentava un vero modello ideologico per molti popoli e leader politici in ogni angolo del mondo. La Russia odierna, che non poggia su nessuna base ideologica in particolare, non può vantare alleati che ne condividano i valori politici, ma solo Stati clientelari e Stati dipendenti.
  • Le armi informatiche non annienteranno altrettanti esseri umani delle testate nucleari, ma potrebbero essere usate come strumenti di guerra aperta. Sono meno costose, più semplici da congegnare, più disponibili e più facili da nascondere rispetto all’artiglieria pesante che ha tenuto sotto scacco la seconda metà del ventesimo secolo.

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