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Doris Lessing

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Doris Lessing (2006)
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (2007)

Doris Lessing, pseudonimo di Doris May Tayler (1919 – 2013), scrittrice britannica.

Citazioni di Doris Lessing

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  • Detesto il fatto che gli uomini debbano essere classificati in laburisti, conservatori, socialdemocratici o di sinistra. Le ideologie, come le fedi, hanno fatto e continuano a fare un'immensa quantità di male. Poi grazie a Dio tramontano e scompaiono.[1]
  • È dai falliti e dagli sconfitti di una civiltà che se ne possono meglio giudicare le debolezze.[2]
  • Fin dal primo versetto del Qohèlet si viene trasportati da una corrente ininterrotta di suoni, incantatoria, quasi ipnotica [...]. Si hanno le orecchie in estasi e al tempo stesso si è totalmente vigili.[3]
  • La narrativa spaziale o scientifica è diventata un dialetto per la nostra epoca.[4]
  • Le persone non possono avere fame di libri, quando il loro stomaco è vuoto.[5]
  • Nessuno di voi chiede qualcosa, ma tutto, e solo finché ne avete bisogno.[6]
  • Qualunque donna della mia generazione potrebbe dirle che le donne sedute in una cucina si lamentano degli uomini, e che dall'altra parte della casa ci sono invece degli uomini che si lamentano delle donne. Questo era ciò che avveniva normalmente. Poi però è arrivato il movimento femminista che credeva di aver inventato la critica dei confronti dell'uomo. Ma in realtà, cosa c'è di nuovo?[5]
  • Se un pesce è la personificazione, l'essenza stessa del movimento dell'acqua, allora il gatto è diagramma e modello della leggerezza dell'aria.[7]
  • Una donna che non ha un uomo non può incontrarne uno, qualsiasi uomo, di qualsiasi età, senza pensare, sia pure per mezzo secondo, forse questo è il mio uomo.[8]

Memorie di una sopravvissuta

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Tutti noi ricordiamo quel tempo. Non fu diverso per me da quel che fu per gli altri. Eppure, continuiamo a raccontarci in ogni particolare gli eventi che abbiamo condiviso, e ripetendo, ascoltando, è come se dicessimo: «Fu così anche per te? Allora è vero, fu proprio così, deve essere stato così, non era un mio sogno». Concordiamo o discutiamo come persone che hanno visto creature straordinarie durante un viaggio: «Hai visto quel grosso pesce azzurro? Ah, quello che hai visto tu era giallo!»

Citazioni

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  • Felicità? È una parola che, di tanto in tanto, nella mia vita, ho raccolto, ho osservato – ma mai l'ho scoperta sotto le stesse sembianze. (pp. 9–10)
  • Gli anziani tendono a non vedere – l'hanno dimenticato! – l'essere nascosto nella giovane creatura, il più forte e più potente fra i personaggi che abitano un corpo adolescente, l'essere che istruisce, sceglie l'esperienza – e protegge. (p. 60)
  • Afflizione – sì, un atto di profondo dolore, ecco cos'è. (p. 166)

Prefazione ai diari di Sof'ja Tolstaja

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  • La Sonata a Kreutzer – che la povera Sof'ja, pur odiandola, dovette copiare – mi sembra una classica descrizione dell'omosessualità maschile. (p. 7)
  • Sof'ja Tolstoja deve aver suddiviso i suoi ultimi anni tra quelli «prima di Čertkov» e quelli «dopo Čertkov». Abbiamo avuto numerose opportunità di studiare le azioni degli ideologi, ma Vladimir Čertkov fu un fenomeno piuttosto nuovo, e probabilmente l'incapacità di Sof'ja di tener testa a quest'uomo fu in parte dovuta alla difficoltà di classificarlo: era religioso? Certo, si dedicava al bene, come un fanatico a essere sinceri. Ma Čertkov voleva un'unica cosa: dominare Tolstoj, e in questo ebbe successo. (p. 7)
  • [Il diario di Sof'ja] Mentre lo leggevo, mi sentivo così coinvolta che mi sono ritrovata a sognare Sof'ja, a parlarle in prima persona, nel disperato tentativo di raggiungerla per offrire parole di conforto al suo dolore. Spero che questo memoriale delle sue battaglie sia di aiuto e ispirazione alle generazioni presenti e future. (p. 8)

Incipit di alcune opere

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Il diario di Jane Somers

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Questa prima parte è il riepilogo di circa quattro anni. Non tenevo un diario, allora. Vorrei averlo fatto. Quello che so è che ora vedo quel periodo in maniera diversa da quando lo stavo vivendo.
La mia vita fino al momento in cui Freddie cominciò a morire era una cosa, poi diventò un'altra. Fino a quel momento mi ero sempre considerata una brava persona. Come tutti, voglio dire, questo lo so. Come la gente con cui lavoro, principalmente. Ora so che non mi ero mai posta la domanda di come fossi in realtà, che avevo solo preso in considerazione il giudizio degli altri.

Il quinto figlio

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Harriet e David si conobbero a una festa aziendale a cui nessuno dei due aveva avuto molta voglia di andare e subito capirono di non aver atteso altro.
Antiquati vecchio stampo, retrogradi, timidi, troppo esigenti così la gente li definiva, ma non terminava qui la lista di aggettivi poco teneri che si attiravano. Entrambi difendevano un'idea di sé a cui erano testardamente attaccati; quella di essere, a buon diritto, gente comune. A quella famosa festa circa duecento persone si accalcavano in una stanza lunga, solenne e troppo decorata che per trecentotrentaquattro giorni l'anno fungeva da sala riunioni. Tre ditte collegate, che in un modo o nell'altro avevano a che fare con l'edilizia, avevano unito le loro forze per organizzare la festa di fine d'anno. C'era un gran baccano. Il ritmo martellante di un'orchestrina scuoteva il pavimento e le pareti. Erano in molti a ballare pigiati assieme per mancanza di spazio; le coppie saltellavano in su e in giù o giravano su se stesse come su un perno invisibile. Le donne si erano tutte agghindate, alcune con abiti fatali, altre in modo bizzarro, altre ancora con colori sgargianti.

Il sogno più dolce

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Una sera d'autunno, presto: la strada sottostante era uno scenario di piccole luci gialle che trasmettevano un senso di intimità, e la gente era più infagottata per l'inverno. Alle sue spalle un buio gelido stava invadendo la stanza, ma in quel momento niente poteva sgomentarla: fluttuava, alta come una nube estiva, felice come una bambina che avesse appena imparato a camminare. La ragione di questa insolita gaiezza era un telegramma del suo ex marito, Johnny Lennox – il compagno Johnny –, ricevuto tre giorni prima. FIRMATO CONTRATTO FILMATO FIDEL ARRETRATI TUTTI E PAGAMENTO CORRENTE DOMENICA. Oggi era domenica. Quell'"arretrati tutti" era dovuto, lo sapeva, a qualcosa di simile all'euforia febbrile che pervadeva lei in quel momento: non era certo il caso di illudersi che li avrebbe pagati "tutti", il che a questo punto ammontava a una cifra così grossa che lei non si preoccupava nemmeno più di tenere il conto.

L'abitudine di amare

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Nel 1947 George scrisse di nuovo a Myra, dicendo che ora che la guerra era finita da un pezzo sarebbe dovuta tornare per sposarlo. Dall'Australia, dove s'era recata con i suoi due figli nel 1943, perché aveva là dei parenti, lei gli rispose dicendo di sentire che le loro strade erano ormai divise; non era più sicura di voler sposare George. Questi non si lasciò scoraggiare. Le inviò telegraficamente l'importo del viaggio in aereo e la pregò di andarlo a trovare. Vi andò, ma per due settimane, perché non poteva lasciar soli i ragazzi più a lungo. Disse che l'Australia le piaceva, e le piaceva il clima; quello inglese non le andava più, e pensava che l'Inghilterra, con molta probabilità, fosse ormai finita. S'era abituata, inoltre, a star lontana da Londra. E, forse, anche da George Talbot.

Martha Quest

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Due donne anziane sedevano, sferruzzando, in quella parte della veranda che una parete di rampicanti proteggeva dal sole: un viluppo di gambi e viticci fitti di fiori, contro il quale l'ardente pomeriggio pulsava come una marea di luce, in cui grappoli color arancio erano la schiuma della risacca. Al di qua della barriera colorata vi era un recesso ombroso con rozzi muri d'argilla (le pareti esterne della casa), su due lati, mentre il terzo consisteva in una panca carica di taniche di benzina verniciate, dalle quali spuntavano gerani bianchi e rosa. Attraverso il fogliame, il sole spandeva a profusione il suo oro sull'ammattonato rosso, sulle due signore, venute qui subito dopo il pranzo per rimanervi fino al tramonto a ciarlare senza sosta, con lingue irrefrenabili. Una era Mrs Quest, l'altra Mrs Van Rensberg. Martha Quest, una ragazzina sui quindici anni, sedeva sui gradini, in pieno sole, goffamente piegata nel tentativo di proteggere con la propria ombra il libro dall'implacabile riflesso.

Se gioventù sapesse

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Mentre scendevo dalla metropolitana ho inciampato. Il piede destro mi si è infilato nel breve spazio fra la vettura e la banchina e sono finita carponi sul marciapiede, in mezzo ai passeggeri che spingevano per salire e mi passavano accanto frettolosi e indifferenti. Mi sono rimessa in piedi a fatica e stavo per perdere di nuovo l'equilibrio quando ho visto un uomo accorrere verso di me e malgrado la confusione e l'imbarazzo ho notato subito la sua aria autorevole, sicura, decisa. Mi ha afferrata, impedendomi di cadere di nuovo, e per effetto dei nostri sforzi congiunti mi sono ritrovata fra le sue braccia, con la mano che reggeva la borsetta, che avevo sempre tenuta ben salda, sulla sua nuca. Mi è venuto da ridere.

Note

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  1. Citato in Franco Cordelli, Doris Lessing, la scrittrice in fuga dalle ideologie, Corriere della Sera, 12 ottobre 2007, p. 57.
  2. Da L'erba canta, a cura di M. A. Saracino, La Tartaruga.
  3. Da Introduzione, traduzione di Anna Nadotti, in Qohèlet, Einaudi, Torino, 2000, p. VIII. ISBN 88-06-15180-0
  4. «Space or science fiction has become a dialect for our time». Citato in The Guardian, Londra, 7 novembre 1988; citato in Robert Andrews, The New Penguin Dictionary of Modern Quotations, Penguin UK, 2003.
  5. a b Dall'intervista di Luciano Minerva, Doris Lessing – Mantova, 2004, teche.rai.it, settembre 2004.
  6. Da Il taccuino d'oro, traduzione di M. Serini, Feltrinelli.
  7. Da Gatti molto speciali, traduzione di Maria Antonietta Saracino, Feltrinelli, 2008.
  8. Da Il taccuino d'oro, traduzione di Marialivia Serini, Feltrinelli, 20005.

Bibliografia

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  • Doris Lessing, Il diario di Jane Somers, traduzione di Marisa Caramella, Feltrinelli, Milano, 1990. ISBN 8807810220
  • Doris Lessing, Il quinto figlio, traduzione di Mariagiulia Castagnone, Feltrinelli, 1988. ISBN 8807013681
  • Doris Lessing, Il sogno più dolce, traduzione di Monica Pareschi, Feltrinelli, Milano, 2002. ISBN 8807016052
  • Doris Lessing, L'abitudine di amare, traduzione di Vincenzo Mantovani, Feltrinelli, 1991. ISBN 8807811812
  • Doris Lessing, Martha Quest, traduzione di Francesco Saba Sardi, Feltrinelli, Milano, 1991. ISBN 8807014203
  • Doris Lessing, Memorie di una sopravvissuta (The Memoirs of a Survivor), traduzione di Paola Faini, Lucarini Editore, 1986.
  • Doris Lessing, Prefazione, traduzione di Raffaella Patriarca, in Sof'ja Tolstaja, I diari: 1862-1910, La Tartaruga edizioni, Milano, 2010. ISBN 978-88-7738-485-0 (Anteprima su Google Libri)
  • Doris Lessing, Se gioventù sapesse, traduzione di Vincenzo Mantovani, Feltrinelli, Milano, 1991. ISBN 8807811812

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