Theodore Sturgeon
Theodore Sturgeon (1918 – 1985), scrittore di fantascienza, saggista e poeta statunitense.
- Zena, i pensieri sono amorfi, in codice... impulsi senza forma, né sostanza, né direzione – finché non li comunichi a qualcun altro. Allora precipitano e divengono idee che puoi poggiare sul tavolo ed esaminare. Tu non sai quello che pensi finché non lo dici a qualcuno. (da Cristalli sognanti, 1950)
- Vide se stesso come un atomo e il suo gestalt come una molecola. Vide queste altre come una cellula tra cellule e vide, con gioia, l'intero disegno di cosa l'umanità sarebbe diventata. (da Nascita del superuomo, 1953)
Cristalli sognanti
[modifica]Il bambino fu sorpreso a fare quella cosa disgustosa sotto le gradinate dello stadio del liceo e fu mandato a casa dalla scuola, che era dall'altra parte della strada. Aveva otto anni allora. E faceva quella cosa disgustosa da molto tempo.
Per certi versi, era un peccato. Era un bambino gentile e persino grazioso, anche se non aveva niente di straordinario. Alcuni dei compagni e dei maestri lo trovavano abbastanza simpatico; altri compagni e altri maestri la trovavano abbastanza antipatico; ma non appena il fatto si seppe in giro, tutti gli si scagliarono contro, amici e nemici. Si chiamava Horty... Horton... Horty Bluett. Naturalmente, quando tornò a casa, lo sgridarono duramente.
E pluribus unicorn
[modifica]La Sorgente dell'Unicorno
[modifica]Fra le Paludi oltre i boschi e la brughiera c'era un villaggio, e nel villaggio sorgeva un maniero. Là viveva un ricco gentiluomo che possedeva terre e tesori. Rita era sua figlia.
Parsifal
[modifica]«È una proposta da decidersi immediatamente», disse Michelle, gettando indietro i lunghi capelli biondi. «Dobbiamo procurarci un bambino entro otto giorni. O questo, o restare del tutto senza soldi».
Tiny e il Mostro
[modifica]La ragazza aveva deciso che doveva saperne di più su Tiny, e scoprire tutto ciò che lo riguardava.
Erano stati quasi costretti a chiamarlo così. Tiny era un nome buffamente adatto a un cucciolo che zampettava attorno con goffaggine, ma divenne comico quando fu cresciuto del tutto[1].
Non era Syzygy
[modifica]Forse è meglio che non leggiate questa storia, gente. Dico sul serio. No, non si tratta di una di quelle cose tipo «potrebbe succedere anche a voi». È qualcosa di peggio, molto peggio. Anzi è assai facile che vi stia già accadendo in questo stesso momento. E non ve ne accorgereste finché non sarebbe troppo tardi. Non potreste, proprio a causa della natura intrinseca della faccenda.
Unisci e impera
[modifica]Stavano scavando quel profondo canale di drenaggio quando il sorvegliante fece la sua comparsa all'estremità della fossa, dove la draga mordeva l'argilla scura e umida. L'uomo chiamò giù l'operatore e cominciò a questionare acremente con lui per una mezz'ora di troppo che s'era preso per il pasto[2].
La musica
[modifica]OSPEDALE...
Loro non avrebbero voluto lasciarmi uscire, neppure quando l'acciottolio di scodelle e le chiacchiere prive di senso e i lamenti avevano finito con l'annoiarmi a morte. Sapevano che questo m'irritava, e non gliene importava niente. I loro rigidi colletti inamidati, le facce stanche, il loro odore di bianca carne morta. Loro mi fissavano, sapevano che io odiavo tutto questo, ma ogni sera era sempre la stessa cosa.
Cicatrici
[modifica]Giunge sempre il momento in cui certe cose che giacciono sepolte nella mente di un individuo diventano troppo pesanti, e allora sorge la necessità di liberarsene. Non è possibile però gettarle nella spazzatura o impacchettarle e metterle in soffitta, poiché per la loro stessa natura possono smettere d'essere un grave fardello soltanto se le si affida a un'altra mente umana.
La bambola
[modifica]Come ogni volta che comincio a parlare di Kelley provo la tentazione di tirar fuori tutti gli aneddoti e i fattarelli che ricordo. Ma non sono pochi, e alcuni potreste avermeli già sentiti raccontare. Ce ne sarebbero troppe da dire di lui.
La Bestia che ride
[modifica]Sembra proprio che oggi, con lo scadere del XXIII Secolo ormai alle porte, il gioco che riscuote più successo nei salotti sia pronosticare chi meriterà l'ambito titolo di Uomo del Secolo. Alcuni danno per favorito Bael McGerson, lo statista che ha scritto di suo pugno la Costituzione Mondiale, ed altri vedrebbero premiato Ikihara per il suo lavoro sulle malattie da radiazioni[3].
Compagno di cella
[modifica]Loro dicono «Mai stato in prigione?» e la gente ride. La gente ci scherza sopra, ma la prigione è un brutto affare. Specialmente se vi ci hanno messo per qualcosa che non avete fatto. Allora è anche peggio che se foste colpevole, perché il fatto d'essere stato sbattuto dentro vi fa sentire un maledetto idiota.
L'altro sesso
[modifica]Budgie entrò nel laboratorio senza bussare, come al solito. Era rossa in viso e senza fiato, i suoi occhi brillavano di vivacità e d'impazienza.
«Ci sono novità, Muley?» esclamò.
I fantasmi di Grove Street
[modifica]Doveva essere soltanto uno scherzo, questa è la verità. Nulla più di una burla. Tommy e io non siamo certo degli squilibrati. Tommy era un radiotecnico diplomato, e anche di quelli bravi, e in quanto a me conoscevo quei congegni fino all'ultimo interruttore e altoparlante nascosto. Era un allegrone quel Tommy. Capite?
Cambiapelle
[modifica]Di solito io sono un tipo abbastanza meticoloso. Intendiamoci, un po' di disordine nel mio appartamentino di tre stanze sul West Side è inevitabile, visto che ho il laboratorio annesso, ed a volte non provo il benché minimo impulso di levare di mezzo la spazzatura. Ma quel giorno era diverso, perché attendevo la visita di Myra. E ad un uomo che abbia rispetto di sé non piace ricevere una bella ragazza in un appartamento sporco.
Procedimento Artnaer
[modifica]Piantato a gambe larghe nel mezzo della cabina di comando Slimmy Cob digrignò i denti. Era un uomo magro, non molto alto, con ispidi capelli neri e occhi azzurri che nell'ira si chiudevano come due fessure. L'indice della sua mano destra artigliava rigidamente il grilletto di un tozzo pistolone bulboso.
La parentesi felice
[modifica]Lui non aveva mai tenuto in braccio una ragazza prima di allora. Non era atterrito, il suo terrore si era già esaurito prima, mentre la portava in casa e si chiudeva la porta alle spalle con un calcio, e mentre sentiva il rumore regolare del sangue che colava dalla gonna inzuppata, e prima ancora, quando aveva creduto che lei giacesse morta sul marciapiede, e di nuovo quando lei aveva emesso quel suono, come un sospiro o un mormorio sommesso. L'aveva portata in casa, e quando aveva visto tutto quel sangue si era girato a destra, e poi a sinistra, e l'aveva posata a terra completamente stordito mentre le tempie gli martellavano per una fatica cui non era avvezzo.
Le mani di Bianca
[modifica]Fluffy
[modifica]Ransome era disteso al buio e sorrideva tra sé e sé, pensando alla donna che lo ospitava. Ransome era sempre molto richiesto come ospite, grazie alla sua abilità fenomenale di narratore. Si diceva che la sua abilità fosse dovuta proprio al fatto di essere invitato così spesso; era la bellezza forbita delle descrizioni della gente a renderlo tanto affascinante.
L'orsacchiotto del Professore
[modifica]«Dormi!» disse il mostro.
Parlava al suo orecchio, con le piccole labbra stranamente contorte entro le pieghe della carne, perché la sua bocca era piena di sangue.
«Non voglio dormire ora. Sto sognando» disse Geremia.
«Quando dormo, tutti i miei sogni se ne vanno... oppure sono dei falsi sogni, e invece, adesso, sto vivendo un sogno reale.»
Muori, Maestro, muori!
[modifica]Finalmente ammazzai Lutch Crawford, usando un affilatissimo paio di forbici. E di ciò che era stato Lutch – tutto di lui, la sua musica, i suoi saltelli, il suo pubblico – restarono soltanto tre appendici insanguinate sul palmo della mia mano. Le asciugai, me le misi in tasca e uscii fischiettando Daboo Dabay, che era stata la sigla di Lutch.
Il tuono e le rose
[modifica]Dopo aver letto l'annuncio dello spettacolo, Pete Mawser distolse lo sguardo dal quadro dei bollettini del Quartier Generale, si tastò il mento e decise che doveva radersi, anche se lo spettacolo sarebbe stato teletrasmesso e lui avrebbe potuto vederselo comodamente dal suo alloggio. Aveva un'ora e mezza di tempo.
Gli inseparabili
[modifica]Tutto il mondo li conosceva come gli inseparabili, sebbene non fossero certamente pappagalletti, ma umani. Be', diciamo umanoidi. Bipedi implumi. Il loro soggiorno sulla Terra fu breve, un prodigio che durò pochissimo. Qualsiasi prodigio che resiste per nove giorni su una Terra di spettacoli trideo saturi di orgasmo; di pillole che fermano il tempo; di campi invertitori di sinapse che rendono possibile in un feticista di pellicce; e di mille altri euforici... ebbene, su una Terra simile, un prodigio che resiste anche per pochissimo è veramente un prodigio.
Come uccidere la zietta
[modifica]«Ah, diavoletto!» mormorò la vecchia signora con involontaria ammirazione. Detestava gli scoiattoli, e detestava l'astuzia con cui cercavano di salire sul vassoio dal gambo alto dove ella metteva le briciole e i semi per i passerotti. «Sai far uso del cervello, vero?», fu costretta a riconoscere. Lo scoiattolo aveva rinunciato ad arrampicarsi, ed era corso sul ramo che s'incurvava oltre il davanzale della finestra, sopra il vassoio.
La danza del cactus
[modifica]Il libro, decisero, avrebbe ricondotto Fortley Grantham all'Est, se nient'altro l'avesse potuto, e in un primo momento ero d'accordo con loro. In seguito, non ne fui più certo. Più tardi ancora, non ne fui più contento, perché diventava pesante nel mio zaino. Una volta, nel deserto tra Cilacho e Vekol, due cercatori mi trovarono accovacciato sulla sabbia ardente, impazzito per il caldo, a delirare a voce alta.
Un piatto di solitudine
[modifica]Se è morta, pensai, non la troverò mai in questo bianco torrente di chiaro di luna sul mare bianco, con la risacca che si agita avanti e indietro sopra la sabbia pallida come un enorme shampoo. Quasi sempre, i suicidi che si pugnalano o si sparano al cuore hanno la premura di scoprirsi il torace; lo stesso strano impulso fa spogliare nudi coloro che vogliono annegarsi.
Così bello!
[modifica]Lui era bellissimo, nel suo letto.
Se speri, se ami, se qualcuno ti è prezioso, puoi osservare la persona amata nel sonno come osservi tutto il resto... la risata, le labbra accostate ad una tazza, uno sguardo anche distolto da te; un passo, un riflesso di sole perduto in una ciocca di capelli, uno scherzo o un gesto... anche l'immobilità, anche il sonno.
I figli dei commedianti
[modifica]Il tranquillo, primo terzo del Secolo Ventunesimo ebbe fine alle dieci del mattino del 17 maggio 2034, con il ritorno alla Terra di un vascello spaziale modificato del tipo Fafnir, al comando di Avery Swope. Forse, in un tempo antecedente o successivo, la sciagura che ebbe inizio in quella data avrebbe fatto meno effetto.
Le mani di Bianca
[modifica]Bianca era accompagnata da sua madre quando Ran la vide per la prima volta. Era bassa, appiattita, aveva i capelli sporchi di grasso e i denti guasti, la bocca era storta e da un lato delle labbra usciva un filo sottile di saliva. O era cieca o non badava a dove metteva i piedi, poiché camminando sbatteva addosso a tutto quello che si trovava davanti. Che fosse cieca o meno, del resto, non importava: era una povera idiota. Le sue mani...
Luci e nebbie
[modifica]Unirsi e vincere
[modifica]Durante i lavori di scavo per il canale di drenaggio, il sorvegliante si avvicinò al punto in cui lavorava la grande draga e chiamò il manovratore, facendo un sacco di domande su una mezz'ora di straordinario. Subito di due vennero alle mani. Il giovane sovrintendente vide i due litigare e ordinò loro di smetterla. I due lo ignorarono. Non volendo sporcarsi i calzoni nuovi con la terra di scavo, il sovrintendente balzò sulla draga, riempì la benna di terriccio, la sollevò e ne scaricò il contenuto addosso ai due litiganti. Manovratore e sorvegliante emersero dal mucchio di terra pulendosi gli occhi e la bocca, e con un ruggito si precipitarono di comune accordo verso la cabina della draga. Tirarono giù il sovrintendente e si divertirono a palleggiarselo a suon di pugni, finché non passò da quelle parti un caposquadra, che mise fine alla rissa con l'aiuto dei suoi operai.
L'ultima risata
[modifica]Oggigiorno, sulle soglie del 2300, il gioco più in voga è la scelta del Personaggio del Secolo. Qualcuno propone Bael benGerson, perché ha elaborato il testo della nuova Costituzione Mondiale; qualcuno indica Ikihara, per le sue ricerche sulle malattie da radiazioni. Più spesso di quanto si pensi qualcuno cita anche il Capitano Riley Riggs, e arriva vicinissimo al bersaglio.
Il giocattolo di Mewhu
[modifica]«Interrompiamo il programma per annunciare...»
— Ma Jack! C'è bisogno di saltare a quel modo! E ti sei fatto cadere la cenere sui...
— Iris, per favore, lasciami ascoltare...
«... l'oggetto, ritenuto sulle prime una cometa, continua la sua corsa irregolare nella stratosfera, abbassandosi a volte fino...»
Uragano
[modifica]Yancey, l'uomo che una volta era stato ucciso, giaceva immobile con un braccio di traverso sul guanciale e guardava il chiaro di luna giocare con il colore dei capelli di Beverly. Sentiva sulla spalla e sul petto i capelli di lei, e il corpo tiepido premuto contro il suo. Si chiese se era addormentata. Si chiese come poteva dormire, con il fragore della risacca e del vento che si scatenava fuori, sotto la luna. In basso le onde si schiantavano contro la scogliera, mugghiando fra i massi ricamati dall'acqua, sollevando fantasmi argentei di goccioline nell'aria sconvolta e turbolenta.
L'hurkle è un animale felice
[modifica]Questa è una storia successa molto tempo fa...
Lirht si trova o in una diversa dimensione o in un'altra galassia. Ma forse queste due espressioni significano la stessa cosa. Sta di fatto che Lirht è un pianeta con tre lune (una delle quali non ancora scoperta) e con un sole, altrettanto importante nel suo universo quanto lo è il Sole nel nostro.
Il tuono e le rose
[modifica]Dopo aver letto l'annuncio dello spettacolo, Peter Mawser voltò le spalle all'albo del Quartier Generale, si passò una mano sul mento e decise di farsi la barba. Una decisione originale, perché avrebbe visto lo spettacolo in caserma, alla televisione.
Chi?
[modifica]Certo, non guardi molto spesso fuori dagli oblò.
La prima volta è terrificante, naturalmente... tutta quell'oscurità punteggiata di stelle e quel senso di disorientamento. Le viscere non si adatteranno mai a un lungo periodo di caduta libera; e quando guardi fuori, ti sembra che ogni direzione sia l'alto, e questo è innaturale, o che ogni direzione sia il basso, e questo è orrore puro.
Tiny e il mostro
[modifica]Non le restava che documentarsi su Tiny... scoprire tutto di Tiny.
Era destino che lo chiamassero Tiny, cioè minuscolo. Era il nome giusto per farci due risate, quand'era cucciolo e spesso anche in seguito.
Tiny era un alano, con una lunga coda fuori moda, e un pelo marrone, liscio e lustro, che metteva in risalto i muscoli ben sviluppati delle spalle e del torace. Aveva grandi occhi marrone, grandi zampe nere, una voce tonante e un cuore dieci volte più grosso di lui.
Via di casa
[modifica]Quando Paul scappò di casa, non incontrò nessuno e non vide niente fino alla statale, che comparve improvvisamente davanti a lui in tutta la sua ampiezza dopo la curva del Keeper's Rise, al termine della Township Road, e che si perdeva all'orizzonte, dove diventava piccola come una punta di spillo. Dopo un po', Paul scorse l'automobile.
Medusa, e altri dèi
[modifica]Piccolo grande dio
[modifica]Questa è la storia di un uomo che aveva troppo potere e di uno che conquistò troppe cose; ma non preoccupatevi, non vi parlerò di politica. L'uomo che aveva il potere si chiamava James Kidder, e l'altro era il suo banchiere.
Medusa
[modifica]Non ero seccato con loro. Non sapevo cosa mi avessero fatto, esattamente... quello che era certo era che alcune cose non erano proprio belle, e che probabilmente non sarei stato lo stesso di prima. Ma ero un volontario, no? L'avevo chiesto io. Avevo firmato un documento che autorizzava il Dipartimento di Commercio della Lega a fare uso di me come avessero ritenuto più opportuno. Quando mi tirarono fuori dalla flotta per le visite di routine, e cominciarono poi a farmi esami che decisamente non erano più di routine, non mi lamentai. Quando chiesero un volontario per un progetto di cui non si presero la briga di dire il nome, accettai a scatola chiusa. E adesso...
Presenza di spirito
[modifica]La ragazza disse con voce strozzata: — C'è qualcosa che mi sta seguendo! — e cominciò a correre.
La cosa mi colpì. Forse perché era così piccola e i suoi capelli così bianchi. Forse perché nell'insieme sembrava così giovane e indifesa. Ma più che altro, credo, a causa di quello che disse: «C'è qualcosa che mi sta seguendo». Non "qualcuno". "Qualcosa". Io naturalmente le corsi dietro.
Colabrodo
[modifica]Era veramente meravigliosa e, prima che ce ne accorgessimo, io l'avevo abbracciata e lei aveva imprigionato i suoi occhioni scuri nei miei. La tenni un po' troppo vicina per un po' troppo tempo, immagino; si divincolò e riprese l'equilibrio, liberandosi di me.
— Mi dispiace — mentii.
Un sopracciglio fluttuante si sollevò, mentre due palpebre si abbassavano pesantemente.
Bambino prodigio
[modifica]Mayb, Guardiano Capo del terzo settore dell'asilo nido, si agitò nel sonno. Premette la testa dai capelli brizzolati contro il materasso, girandosi dall'altra parte. Era profondamente addormentata, ma non riusciva a staccarsi dalla sottile, silenziosa, insistente pressione che si era insinuata nella sua mente. Il sonno era una difesa inutile, proprio come il lenzuolo che istintivamente si tirò fin sopra le orecchie.
Un'ombra sul muro
[modifica]L'ora di andare a letto era già passata da un bel po', e Bobby dormiva, sognando di un posto con farfalle nere immobili nell'aria e un cane con il naso umido e benevoli denti di gomma spuntati. Era un posto ombreggiato e piacevole, con i contorni confusi e morbidi, e lui poteva farli tremolare, se voleva.
Twink
[modifica]Mi sentivo tutto intorpidito, mentre mettevo giù la cornetta. "Devo andarmene di qui" pensai. "Devo chiederlo al vecchio Faccia di Ghiaccio. Devo andare a casa."
Ma eccolo che usciva proprio in quel momento dal suo ufficio.
Frammento luminoso
[modifica]Era la prima volta che teneva in braccio una ragazza. Non era spaventato, ma prima sì, quando l'aveva portata dentro e si era chiuso la porta alle spalle con un calcio, e aveva sentito il rumore del sangue che sgocciolava in continuazione dalla gonna; e ancora prima, quando aveva pensato che fosse morta, lì, sul ciglio del marciapiede, e poi invece aveva emesso quel suono, un sospiro... o un lamento appena sussurrato.
Nascita del superuomo
[modifica]L'idiota viveva in un mondo nero e grigio, sottolineato dal bianco lampeggiare della fame e dal tremolio della paura. I suoi abiti erano vecchi e pieni di strappi. Qui faceva capolino una caviglia tagliente come un cesello, là, sotto la giacca strappata, apparivano costole simili alle dita di un pugno. Era alto e scarno. Aveva occhi tranquilli e volto senza espressione.
I figli di Medusa
[modifica]«Ti spaco il muso, Al» disse Gurlick. «E ti spacherò la schiena. E poi ti farò saltare per aria la tua baraca con te di dentro e con tutte le porcherie che vendi, chi credi che le vuole? Hai sentito, Al?»
Ma Al non sentiva. Al stava a tre isolati di distanza dietro il bancone del suo bar, probabilmente ancora rosso per l'indignazione, intento ad agitare la lunga testa pelata verso la porta da cui era scappato Gurlick, mentre ripeteva quanto i suoi clienti avevano appena finito di vedere: Che Gurlick aveva fatto capolino emergendo da quella notte umida e fredda con aria servile, tormentandosi la barba ispida mentre sogghignava coi denti anneriti, la testa inclinata di lato, gli occhi verdastri su uno sfondo bianco sporco.
Nonnina non fa la calza
[modifica]Agli occhi di Roan ci fu uno sfarfallio di tenebra, quasi troppo breve per essere notato, e subito arrivò a destinazione. Scese dal transplat e fece tre passi incerti prima di capire, sbalordito, di non essersi affatto materializzato negli uffici della J. & D. Walsh, bensì su una piccola piattaforma da cortile racchiusa fra pesanti e primitivi tendaggi. Nell'aria, troppo calda, stagnava un odore intenso e poco gradevole.
Orbite perdute
[modifica]Estrapolazione
[modifica]— Leggete voi stessa — disse il maggiore.
La donna prese i fogli di carta velina dalle sue mani e gli rivolse quello strano sguardo inespressivo. È in stato di shock, pensò il maggiore, e fece il possibile per ricacciare indietro gli altri due ricordi che aveva di occhi del genere: uno storno ferito, che gli era morto fra le mani; la sua nipotina di quattro anni, quella volta che le aveva dato uno schiaffo, e quel lungo insopportabile momento fra il colpo e le lacrime.
Il prezzo dell'amore
[modifica]Era il modo in cui respiravano, pensò la donna con disperazione e disgusto, che le faceva correre la mente all'impazzata. Respiravano con la bocca aperta, raucamente, nel buio, cercando di non farsi sentire, anche se quasi non riuscivano a controllarsi. Dovevano cercare di non farsi sentire a causa delle pareti sottili di quel luogo spaventoso, per nascondere ciò che avrebbe dovuto essere aperto e gioioso. E mentre il cieco desiderio della gioia senza segreti cresceva, così cresceva la necessità di un controllo più stretto, di non farsi sentire.
Fate spazio
[modifica]— Non lo vedremo più... non ci saranno più discussioni, non più piacevoli pensieri con Eudiche — si lamentò Torth con l'altro Titano.
— Su, non essere così pessimista — disse Larit. — L'idea della dissociazione ti ha inorridito, ecco tutto. È molto probabile che i suoi componenti si fonderanno.
Il cuore
[modifica]Non mi va a genio di sentirmi ficcare ripetutamente nelle costole un indice ossuto, finché non presto la mia attenzione al possessore del dito medesimo, in particolare se il suddetto possessore è ubriaco fradicio, e gli è già stato detto due volte di filarsela, senza che l'idea gli sia entrata nella testa. Ma questo ubriaco era una donna, e in qualche modo non ce la facevo a darle un cazzotto.
Mondo d'incubi
[modifica]È più piccolo, pensò Garth, mentre, sdraiato a pancia in giù sulla cima della collina, guardava attraverso gli arbusti scostati verso Gesell Hall. Il castello gli era parso enorme quando era un bambino, e l'anno prima, la settimana prima, la notte prima, nei suoi sogni. Ed ora, nel momento per cui si era preparato, che aveva atteso dal momento in cui il suo mondo era finito, non provava nessuna emozione, nessun segno di trionfo... solo il pensiero che era più piccolo.
Venere più X
[modifica]«Charlie Johns» urlò incalzante Charlie Johns «Charlie Johns, Charlie Johns!» perché quello era assolutamente necessario... sapere chi era Charlie Johns, senza cedere mai neppure per un secondo, per nessuna ragione, mai.
«Charlie Johns sono io» disse in tono risentito, poi lo ripeté in tono lamentoso. Nessuno lo contraddisse, nessuno lo negò. Giaceva nella calda oscurità con le ginocchia rialzate e le braccia incrociate e la fronte premuta contro le rotule. Vedeva lampi d'un rosso cupo, ma li vedeva internamente alle palpebre, ed era Charlie Johns.
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- Theodore Sturgeon, Cristalli sognanti, traduzione di G. Calasso, Arnoldo Mondadori Editore, Urania Collezione n. 28, ISSN 17216427
- Theodore Sturgeon, E pluribus unicorn, traduzione di Gianluigi Zuddas, Fanucci, 1985.
- Theodore Sturgeon, La parentesi felice, traduzione di Laura Pignatti, in "Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror", a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068
- Theodore Sturgeon, Le mani di Bianca, [traduttore non indicato], Fanucci, 1987.
- Theodore Sturgeon, Luci e nebbie, traduzione di Gaetano Staffilano, Mondadori, 1987
- Theodore Sturgeon, Medusa, e altri dèi, traduzione di Massimo Patti, Mondadori, 1989
- Theodore Sturgeon, Nascita del superuomo, traduzione di Riccardo Valla, Arnoldo Mondadori Editore, 2003, Urania Collezione n. 5, ISSN 17216427
- Theodore Sturgeon, Nonnina non fa la calza, traduzione di Gianluigi Zuddas, in "Storie del Pianeta Azzurro", a cura di Sandro Pergameno, Ed. Nord, 1987.
- Theodore Sturgeon, Orbite perdute, traduzione di Delio Zinoni, Mondadori, 1986.
- Theodore Sturgeon, Venere più X, traduzione di Adriano Rossi, Mondadori, 2004. ISSN 1721-6427
- Theodore Sturgeon, I figli di Medusa, traduzione di Marzio Tosello, Arnoldo Mondadori Editore, 1989. ISBN 88-04-33358-8
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