James H. Fallon
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James H. Fallon (1947 – 2023), neuroscienziato statunitense.
Citazioni di James H. Fallon
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
Intervista di Roc Morin, vice.com, 10 ottobre 2014.
- Alla base della psicopatia c'è l'assenza di empatia e la tendenza a manipolare le altre persone per ottenere ciò che si desidera. Ciò non comporta necessariamente il sadismo, al contrario di quanto pensano in molti. Né comporta una particolare loquacità, anche se la si osserva spesso perché lo psicopatico non interagisce che in modo molto limitato con il sistema limbico, che è la parte del cervello che ci rallenta nella nostra espressione.
- [A] volte faccio finta di sbagliarmi. Dico qualcosa di sbagliato solo per poter tornare indietro e dire, “No, non volevo dire questo.” Mi rende più avvicinabile e più credibile.
- In effetti ho mentito per scopi precisi. Ad esempio, se pesco un tonno da dieci chili, dico di averne preso uno da cinque; così poi qualcun altro dirà, “No, era molto più grosso.” Queste sono tecniche di manipolazione.
- [«Da dove viene il tuo senso morale?»] Dalla mia educazione cattolica, dall'essere cresciuto circondato da preti, suore e i miei genitori—non ho mai fatto niente di male. Mentire, barare, palpare il sedere delle ragazze: non ho fatto niente di tutto ciò. Ma non lo facevo perché soffrivo di un disturbo ossessivo-compulsivo. Pensavo che il mio comportamento dovesse essere impeccabile e in sintonia con l'universo. Dovevo tenere tutto in perfetto ordine.
- Non mentire, non rubare, non barare—tutte queste cose mi sembravano ovvie. Le persone mi dicevano sempre, "Caspita, Jim. Rilassati". L'idea di aggiungere il concetto di moralità a tutti questi aspetti mi sembrava priva di senso. La mia ossessione per l'essere perfetto era semplicemente congenita.
- Sono un ateo agnostico. Manipolo gruppi di persone, ma cerco di farlo per ragioni etiche. Non la vedo tanto come una questione morale, ma c'è una certa bellezza.
- Io mi identifico con quella personalità di Dio, il padre che interviene al momento giusto per sistemare le cose in maniera imparziale. Perché sia possibile, l'assenza di emozioni è molto importante.
- Le idee di Hannah Arendt sulla partecipazione di massa all'Olocausto prevedono che tutti dovevano credere nell'ethos di ciò che stavano facendo. Sono sicuro fossero convinti di aiutare il mondo— come Breivik. Se andate a leggere il suo manifesto, ne esce il ritratto di uno piuttosto sano di mente. [...] Provava empatia, ma aveva una sua visione di come sarebbero dovute andare le cose. Il problema è che è l'equivalente di ciò che avevano Gandhi, Madre Teresa, Mandela. Erano convinti di poter mettere a posto il mondo, a costo di fare del male ad altri per raggiungere quell'obbiettivo. Sapevano che la loro visione aveva un prezzo. Per salvare i bambini, Madre Teresa aveva dovuto far cose negative. Gandhi l'ha fatto con la sua famiglia, esattamente come Mandela. Ai loro occhi erano nel giusto, anche se a livello più individuale stavano facendo cose brutte—cose che potrebbero essere considerate da psicopatici. Ma è soltanto un'altra forma di empatia.
- Se puoi fare a meno degli altri, allora significa che puoi ottenere chiunque, e di conseguenza i tuoi geni sono richiesti. Non puoi avermi, quindi mi desideri. Può sembrare un po' troppo scontato e viscido, ma molto probabilmente è così. Quando ne parlo con certe amiche neuroscienziate devono trattenere la rabbia, anche se sanno che c'è un fondo di verità.
- Molti uomini sono in perenne stato di caccia. Direbbero qualunque cosa per scopare, ma le donne impazziscono se trovano uno che le blocca, che dice “Niente da fare, stasera non si scopa."
- [«Che mondo sarebbe se fossero tutti come te?»] Be', sarebbe brutto per quelli come noi. Penso che l'esperimento mentale più grande sarebbe sbarazzarsi dei geni legati all'aggressività e ad alcuni tratti psicopatici—come specie, saremmo finiti. Sarebbe la fine, se diventassero tutti Jimmy Carter. Una qualsiasi persona aggressiva potrebbe comandare il mondo. La gente dice che sarebbe fantastico vivere nella pace e nell'amore. La loro visione del paradiso, per me, rappresenta la fine dell'umanità.
- In un certo senso, abbiamo bisogno della psicopatia. Non abbiamo bisogno di stronzi psicopatici in piena regola, ma la prevalenza di tratti psicopatici è da sempre associata alla leadership. Vale per i presidenti, i primi ministri, e nelle persone che prendono rischi. Fanno cose per proteggersi dagli aggressori.
Da Il killer del Cremlino. Il regno del terrore di Vladimir Putin
Intervista di John Sweeney, traduzione di Elena Lombardi e Demetra Amadasi, Newton Compton Editori, 2024, ISBN 978-88-227-8738-5
- Gli psicopatici sono molto bravi a mentire. La maggior parte delle persone quando mente mostra dei segnali, dei tic. Ci sono tanti segnali riconoscibili. Il fatto è che, se la moralità delle cose non ti interessa, se davvero nel profondo non pensi che ciò che stai facendo sia immorale, allora non mostri quei segnali. Gli psicopatici non pensano che ciò che stanno facendo è immorale o sbagliato. Perciò non mostrano segnali. Quindi mentono con disinvoltura. Senza farsi problemi. Non li becchi con la macchina della verità. E persino la polizia o le persone intorno a loro diranno, be', è innocente e sta dicendo la verità, perché non dà segno di mentire.
- Quando dico che [gli psicopatici] sono disinvolti, è perché non stanno pensando all'impatto, l'impatto negativo che avrà la loro bugia. Quindi mentono tranquillamente e senza indugiare perché non c'è conflitto dentro di loro. Inoltre, se credi che quello che stai facendo sia moralmente corretto, pensi di possedere la superiorità morale. Perciò non solo sei disinvolto, ma non dai segno di mentire. Non ti importa. La gente non sia accorge che stai mentendo e l'abitudine si stabilisce fin dall'infanzia. Quindi diventano bugiardi professionisti. Da fuori non si vede, perché loro sono i primi a credere alle proprie bugie.
- Un altro aspetto di questi disturbi della personalità è l'attribuzione esterna delle colpe. Sono sempre pronti a incolpare qualcun altro per le loro azioni. Hanno sempre una scusa pronta. Se qualcuno dice: "Be', ma sei stato tu", un omicida psicopatico risponderà: "Be', c'era una pistola, e la tenevo in mano, ma quella persona meritava di morire e la pallottola è uscita". È molto strano, perché non collegano loro stessi al crimine. E lo fanno da tutta la vita. Ti ho sentito parlare con Putin e l'ho sentito rispondere con dissinvoltura che praticamente era colpa degli ucraini stessi, ecco, quello è il tratto di una personalità psicopatica.
- [«Quali sono gli altri tratti caratteristici di un psicopatico?»] Be', una considerazione smisurata del proprio ego. Una tremenda fiducia in se stessi, nella propria identità: ce l'hanno tutti. Quindi sono molto convincenti, molto sicuri di sé, hanno un'opinione elevata di loro stessi. Non hanno paura di nessuno. Cioè hanno fegato, hanno due palle enormi così, sono disposti a correre rischi elevati. Gli psicopatici sono bravissimi a correre rischi.
- [...] ogni psicopatico e quasi tutti i dittatori che io abbia mai studiato hanno avuto una prima infanzia difficile. Sono stati maltrattati, abbandonati, in particolare tra i due e i tre anni. Tutti tranne Pol Pot. È l'unico tra centinaia. Ed è vero anche per Putin. Durante l'infanzia è stato abbandonato, maltrattato, bullizzato. Era un criminale di strada. E quindi rientra nel modello di abbandono e violenza per cui un maltrattamento epigenetico precoce genera permanentemente questi disturbi della personalità.
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