Jasmine Paolini
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Jasmine Paolini (1996 – vivente), tennista italiana.
Citazioni di Jasmine Paolini
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Ho iniziato a giocare a tennis a Bagni di Lucca, quando ero molto piccola. Non essendo una grande località non avevo una vasta scelta degli sport da praticare, anche se sono presenti in zona un ottimo circolo del tennis e le piscine. Io alla fine ho optato per frequentare il primo, infatti il nuoto non mi ha mai attirato, mentre spinta da mio padre e da mio zio, ma in special modo da quest'ultimo che ha sempre giocato e che è stato il primo a farmi iscrivere, ho provato a giocare a tennis e mi sono divertita fin da subito. Si potrebbe dire che è nata un po’ per caso, ma sono stata fortunata.[1]
- [Su Iga Świątek] È impressionante la semplicità con cui gioca. Nelle donne non è cosi scontato giocare contro una che fa tutto molto bene e fa sempre la scelta giusta.[2]
- [...] ho iniziato a giocare a tennis all'età di 5 anni e mi sono innamorata di questo sport. È stato amore a prima vista. Mi sento benissimo quando gioco. Quando ero più giovane, guardavo le finali del Grande Slam [...]. Ma era difficile immaginare di poterlo fare io stesso. Certo, lo desideravo, ma ora è qualcosa di pazzesco per me.
- [...] j'ai commencé à jouer au tennis à l'âge de 5 ans et je suis tombée amoureuse de ce sport. J'ai eu le coup de foudre. Je me sens bien quand je joue. Plus jeune, je regardais les finales du Grand Chelem [...]. Mais de là à imaginer que je puisse y parvenir à mon tour, c'était difficile. Bien sûr, je le souhaitais, mais maintenant c'est quelque chose de fou pour moi.[3]
- Sognavo di diventare una professionista, ma non di essere la numero 1 o di vincere un Grande Slam. Mai. Nemmeno di entrare nella top 10 [...]. Ma ci speravo, senza crederci davvero. Poi, passo dopo passo, passo dopo passo, ho iniziato a credere in me stessa senza proiettarmi troppo lontano. Per questo mi ha sorpreso sentire le interviste di Nole [Novak Đoković, ndr] quando era bambino, in cui diceva di voler diventare numero 1 al mondo e vincere Wimbledon. Le guardavo e mi sembrava incredibile che si potesse sognare così da bambini. Lo stesso vale per Jannik [Sinner, ndr], che a 15 anni diceva che il suo sogno era diventare numero 1 al mondo. Sono molto felice, ma credo di essere una persona diversa.
- Quand j'ai commencé à jouer, je ne rêvais pas trop. J'aimais juste jouer. Ensuite, j'ai commencé à m'entraîner comme une joueuse professionnelle. Je rêvais de devenir pro, mais pas d'être numéro 1 ou gagnante d'un tournoi du Grand Chelem. Jamais. Ni même d'être dans le top 10 [...]. Mais j'espérais, sans trop vraiment y croire. Puis, étape par étape, pas à pas, j'ai commencé à croire en moi sans me projeter trop loin. C'est pour ça que je trouvais surprenant les interviews de Nole (Novak Djokovic), lorsqu'il était enfant, qui déclarait vouloir être numéro un mondial et gagner Wimbledon. Je regardais ça, et je trouvais incroyable qu'on puisse rêver de ça en étant enfant. Pareil pour Jannik (Sinner), à 15 ans, qui disait que son rêve était d'être numéro un mondial. Je suis très heureuse, mais je suis une personne différente, je pense.[3]
Intervista di Riccardo Bisti, tennisitaliano.it, 10 febbraio 2018.
- Ti fai male, dopo l'infortunio non ritrovi te stessa e arrivano mille dubbi sul tuo livello, sulla tua capacità di giocare bene... incertezza dopo incertezza, il livello scende. Se vai in campo senza essere serena diventa difficile.
- [«Tutti dicono di te: "Ha un gran dritto ma è bassina". Cosa rispondi?»] Non è un problema e nemmeno ci penso. So cosa devo migliorare, ad esempio il servizio, ma per me l'altezza non è un deficit enorme. Ok, fossi stata 5 centimetri più alta, forse servirei un po' meglio... ma magari sarei meno agile. Come ogni cosa, ha i suoi pro e i suoi contro.
- [«Durante una partita, ti è ma capitato di pensare che l'avresti vinta se avessi avuto 10 centimetri in più?»] Mai. L'unica domanda che mi faccio è come servirei se fossi più alta. Detto questo, posso servire ugualmente bene. Ci stiamo lavorando, soprattutto nel trasportare in partita quello che faccio in allenamento. Durante gli allenamenti, servo piuttosto bene. In partita è più difficile: magari ne sbaglio un paio, non mi entra la prima, subisco un paio di risposte vincenti... e allora inizio a rallentare e arrivano le insicurezze. Però sono contenta di quello che riesco a fare in allenamento. Stiamo lavorando duro: il servizio è troppo importante nel tennis di oggi. In particolare, cerco di non rallentare la velocità del colpo.
- Sarà molto difficile ripetere quello che hanno fatto Schiavone, Pennetta, Vinci ed Errani, ma non trovo giusto parlarne ora e fare paragoni. Magari parliamone tra 10 anni. Oggi non si può sapere cosa succederà. Inoltre non so in quanti abbiano visto giocare me, Martina Trevisan o Jessica Pieri. A volte si arriva a conclusioni affrettate, basate solo sui risultati. Il ranking e i risultati sono importantissimi, ci mancherebbe, ma ci sono anche altri aspetti. Se le basi sono buone è più facile, ma se non le hai è più complicato arrivare in alto. Ma credo che la gente, a volte, non conosca né le storie, né il nostro potenziale, né le nostre difficoltà. Se proprio si vogliono trarre delle conclusioni, ritengo che vada fatto tra 10 anni. Oggi non si può sapere se io e le altre ragazze ce la faremo.
Alessandro Nizegorodcew, Il Tennis Italiano, novembre 2021; ripubblicato in tennisitaliano.it, 25 dicembre 2021.
- Per un tennista i cambiamenti tecnici sono spesso traumatici, perché andare a toccare colpi che si ritiene già buoni non è facile. Noi giocatrici siamo solitamente abbastanza ostinati...
- [«Qual è stato il momento più difficile di questi anni?»] Non riuscire a qualificarmi per gli Slam mi ha fatto stare davvero male. Finalmente al Roland Garros, nel 2019, ho superato il tabellone cadetto [dopo 9 tentativi falliti nei vari Major, ndr] senza perdere alcun set e mi sono sbloccata. Adesso comincio a vincere i match nel main draw ed è tutta un'altra storia, ma quegli anni non sono stati semplici. Arrivavo poco convinta, spesso senza coach, e non riuscivo a esprimermi al meglio. Nel 2018 in Australia racimolai tre game al primo turno delle "quali" e fu devastante.
- [«Se potessi dare un consiglio alla Jasmine Paolini che entra, da giovanissima, nel circuito, cosa le diresti?»] Di avere meno dubbi su me stessa. Credo sia un difetto molto italiano quello di non sminuirsi un po'. Meno dubbi, più certezze.
- [«La vita nel circuito può essere emozionante ma anche ripetitiva e faticosa. Come la vivi?»] Dopo anni a giocare prevalentemente Itf, senza ospitalità e con montepremi bassissimi, la vita nei tornei Wta la definirei tranquilla. Non ci sono ansie dovute alla parte economica, i punti in palio sono molti ed è tutto organizzato alla perfezione. È ovvio che viaggiare continuamente non sia così facile, devo imparare un po' a gestirmi: dopo New York, per esempio, sono tornata in Europa per giocare Portorose e poi, senza sosta, sono tornata negli States per disputare il torneo di Chicago. Sono arrivata esausta perdendo al primo turno; tornando indietro opterei per una diversa programmazione o semplicemente per una settimana di riposo. Riassumendo: il circuito professionistico ti mette di fronte a tante sfide, sportive e non, di non semplice risoluzione; mi considero però una privilegiata e non mi lamento mai di questa vita.
- Più gioco partite importanti e più capisco questo sport. Non ci sono formule magiche. Esistono il lavoro, la perseveranza e la determinazione.
Note
[modifica]- ↑ Da Tommaso Giacomelli, Jasmine Paolini, intervista alla campionessa italiana di tennis: dai suoi recenti successi al legame con Bagni di Lucca, loschermo.it, 19 luglio 2020.
- ↑ Dall'intervista di Fabio Colangelo, Jasmine Paolini: "Sono fiera di aver creduto in Furlan anche nei momenti difficili", tennisitaliano.it, 16 febbraio 2023.
- ↑ a b (FR) Dall'intervista Jasmine Paolini après sa qualification pour la finale de Roland-Garros : « C'est quelque chose de fou pour moi », lequipe.fr, 6 giugno 2024.
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