Jean Genet

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Jean Genet, 1983

Jean Genet (1910 – 1986), scrittore, drammaturgo e poeta francese.

Citazioni di Jean Genet[modifica]

  • L'opera di Giacometti mi rende questo universo ancor più insopportabile, poiché sembra che questo artista abbia saputo rimuovere ciò che impediva al suo sguardo di scoprire quanto resterà dell'uomo quando sarà cancellato ogni falso sembiante. Ma forse anche Giacometti ha conosciuto la condizione inumana che ci è imposta, affinché la nostalgia crescesse a tal punto da dargli la forza di riuscire nella sua ricerca.[1]
  • Quel che ci serve è l'odio. Da esso nasceranno le nostre idee.[2]

Diario del ladro[modifica]

Incipit[modifica]

L'abito dei forzati è a righe bianche e rosa. Se l'universo, di cui mi compiaccio, io per comandamento del cuore lo elessi, la facoltà ho almeno di scoprirvi gli svariati sensi che voglio: "ebbene, uno stretto rapporto esiste tra i fiori e gli ergastolani". La fragilità, la delicatezza dei primi sono della medesima natura della brutale insensibilità dei secondi. Ch'io abbia da raffigurare un forzato – o un criminale, – sempre lo coprirò di tanti e tanti fiori ch'esso, scomparendovi sotto, ne diventerà un altro gigantesco, nuovo.

Citazioni[modifica]

  • Anche se non son sempre belli, gli uomini votati al male possiedono le virtù virili. (p. 25)
  • Chiamo violenza un'audacia in riposo innamorata dei pericoli. (p. 29)
  • Lo spionaggio è un'operazione di cui ogni Stato prova tanta vergogna da sentire il bisogno di nobilitarla, appunto perché è turpe. (p. 61)
  • Saper accordare cose di cattivo gusto, ecco il colmo dell'eleganza. (p. 123)
  • Son grotteschi, i poveri. (p. 160)
  • Con la scrittura ho ottenuto quanto cercavo. Ciò che, essendo per me un ammaestramento, mi farà da guida, non sarà quello che ho vissuto, ma il tono col quale lo riporto. Non gli aneddoti ma l'opera d'arte. Non la mia vita ma la sua interpretazione. (p. 197)
  • Creare non è uno dei soliti giochetti un tantino frivoli. Il creatore s'è impegnato in un'avventura terrificante che consiste nell'assumersi egli stesso sino in fondo i pericoli corsi dalle sue creature. (p. 199)
  • L'essere un trovatello m'è valso una giovinezza e un'infanzia solitarie. L'essere un ladro mi permetteva di credere alla singolarità del mestiere di ladro. Ero, mi dicevo, una mostruosa eccezione. In effetti, il mio gusto e la mia attività di ladro erano in relazione con la mia omosessualità, scaturivano da questa, che già mi teneva in un'insolita solitudine. Grande fu il mio stupore quando m'accorsi sino a che punto fosse diffuso il furto. Ero sprofondato in seno alla banalità. Per uscirne, non mi restò che gloriarmi del mio destino di ladro, e di volerlo. (1975; p. 289)

Incipit di Querelle de Brest[modifica]

L'idea di omicidio evoca spesso l'idea di mare, di marinai.[3]

Note[modifica]

  1. Da L'atelier di Alberto Giacometti, traduzione di Massimo Raffaeli, il melangolo, Genova, 1992, p. 8. ISBN 88-7018-165-0
  2. Da Les nègres; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  3. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi e Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Jean Genet, Diario del ladro, in Quattro romanzi, a cura di Giorgio Caproni, Il saggiatore, 1975.
  • Jean Genet, Diario del ladro, a cura di Giorgio Caproni, Il saggiatore, 2009.

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