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Jean d'Ormesson

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Jean d'Ormesson

Jean d'Ormesson (1925 – 2017), scrittore e giornalista francese.

  • Leggiamo per imparare, per istruirci, per capire. Leggiamo anche per sognare. Un altro mondo, che duplica il primo, nasce dalla letteratura, e soprattutto dal romanzo che, dall'ottocento a oggi, ha assunto proporzioni prodigiose, se non altro per la quantità. Nella nostra mitologia collettiva e privata, Ulisse, Gargantua, Don Chisciotte, Gavroche, Julien Sorel, Rastignac, Swann e Odette hanno acquisito, nel miracolo che chiamiamo "stile", la stessa realtà che hanno Cesare, Cleopatra, Alessandro o Carlo Magno. Dio, il grande romanziere dell'universo, ha passato il testimone ai romanzieri che fanno concorrenza alla creazione e che si credono dèi. Viviamo nei libri tanto quanto nel mondo reale. (da Odore del tempo, traduzione di Maddalena Mendolicchio, Spirali, Milano, 2008)
Intervista di Enzo Biagi
  • Qualche volta il passato impedisce di vivere. La vita è un continuo cambiamento che ci costringe a proiettarci nel futuro.
  • Vivere significa andare sempre verso il futuro. Ma se non ci fosse il passato, saremmo continuamente sorpresi dal futuro, e disarmati di fronte a lui. Il passato ci fornisce delle abitudini, delle ricette, certe fedeltà che ci aiutano a vivere a condizione che non ne diventiamo schiavi.
  • Qualcuno ha detto che la tradizione è un progresso che ha avuto successo. Non bisogna mai dimenticare che quello che facciamo e diciamo diventerà tradizione per chi verrà dopo di noi.
    Non ci si deve quindi accontentare di trasmettere ciò che si è ricevuto, bisogna aggiungere del nuovo. Così, ogni generazione abbandona una parte delle tradizioni del passato e aggiunge qualcosa di suo.
  • Nel mondo moderno le tradizioni tendono a scomparire perché le comunicazioni più facili danno vita a una specie di cultura comune che rischia di essere uniforme e un pochino noiosa. Ecco perché bisogna cercare di conservare le lingue, gli usi, le danze, le feste caratteristiche delle diverse regioni. L'amicizia fra gli uomini non implica che essi siano tutti uguali ma semplicemente che ciascuno rispetti il proprio vicino.

[Enzo Biagi, E tu lo sai?, Rizzoli, Milano, 1978, pp. 198-200.]

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