Josep Pla

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Josep Pla (1917)

Josep Pla i Casadevall (1897 – 1981), scrittore e giornalista spagnolo.

Citazioni di Josep Pla[modifica]

  • Napoli [...] ha tutti i sensi, tutte le forme e anche tutte le brutture rivolte verso il mare. Napoli non ha un fondo né una profondità. Ha la sua estensione davanti al blu. E questo mare, questo blu di Napoli, non ha fine né limiti. Ma questo – lo sanno tutti – è una delle cose più fini e più sensuali del mondo.[1]

Cartes d'Italia[modifica]

  • Le città come Napoli, io le trovo[2]complete. Quando ci arrivate, vi prende una specie di smania di perdervi per le loro strade, di fondervi con la vita popolare, di immergervi in un bagno di folta umanità. Il sudiciume diventa una piacevolezza, anzi vi dispiace non saper mangiare i maccheroni con le mani; le superstizioni, il gioco della morra, la miseria vi inteneriscono. Tutta la vita si svolge in strada e quello che vi affascina è la vita in strada. La strada vi attira. Andare a Pompei è come fare una visita in cimitero. Salire le falde del Vesuvio in funicolare è una cosa ridicola e un vero e proprio sberleffo all'importanza che certe università tedesche danno ai vulcani. Andare al Museo, avendo al fianco una vita piccante e festosa, è come barattare il certo per l'incerto. Non c'è possibilità di dubbio. A Napoli, il compito di un turista cosciente e ben organizzato è questo: perdersi per i vicoli. (1969, p. 125, 128, 130-131; pp. 6-7)
  • La città è al suo culmine in estate. Di giorno la gente, mezza nuda, si mantiene chiusa in casa per il caldo. Ma di notte si sparge per le strade con una profusione che riempie l'aria di effluvi umani. Le notti di luna, in via Caracciolo, davanti alla calma del mare del golfo, alle acque rese gialle dalla luna, favolosamente immobili, il cielo diluito in una diffusa luminosità e con l'afa propria di una notte d'estate, è curioso vedere passare la gente, un passo dopo l'altro, assorta, ammaliata, lasciandosi vivere in un modo languido, con sulle labbra la fiamma di una sigaretta o una vaga canzone. (1969, pp. 128-131; pp. 13)
  • [...] Napoli è un fiore di gusto gesuitico. Le effigi della Madonna, dei santi, delle sante sembrano opera di un barbiere mistico, che si è dato alla scultura. Gli ori, i ricami, le decorazioni si trovano qui incredibilmente in abbondanza. Si è voluto che l'arte diventasse realismo fotografico. Certe volte l'antropomorfismo realista giunge a degli estremi di indicibile violenza. Nella cripta di Santa Maria della Pietà c'è un Cristo morto avvolto in un lenzuolo. Quando la guida ne illumina il corpo alla debole luce di un fiammifero, si prova la stessa impressione che se ci si trovasse davanti a un cadavere di quindici giorni. E i santi, poi! Che barbe, che baffi, che abiti! Se ne potrebbe fare un ripasso delle mode e degli stili di tutte le epoche. (1969, pp. 129-130; pp. 5-6)

Note[modifica]

  1. Da Cròniques d'Itàlia. Nàpols, «La Veu de Catalunya», 12 luglio 1922, citato in Itinerario per Napoli Itinerari per Nàpols, traduzione di Adriana Padoan, fundaciojoseppla, p. 11.
  2. Trove, refuso, nella fonte.

Bibliografia[modifica]

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