Joyce Carol Oates

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Joyce Carol Oates nel 2014

Joyce Carol Oates (1938 – vivente), scrittrice statunitense.

Citazioni di Joyce Carol Oates[modifica]

  • Il nostro nemico è per tradizione il nostro salvatore, perché c'impedisce di essere superficiali.[1]
  • La lettura è l'unico mezzo con cui scivoliamo involontariamente, spesso ineluttabilmente, nella pelle, nella voce e nell'anima di un altro.[2]
  • La nostra vita è fatta di nastri di Möbius, infelicità e meraviglia contemporaneamente. Il nostro destino è infinito e si ripete all'infinito.[3]
  • La vita è come la boxe in molti particolari inquietanti. Ma la boxe è soltanto come la boxe.[4]

Uccellino del paradiso[modifica]

Incipit[modifica]

Che struggimento nel mio cuore! È passato tanto tempo.
«Non posso accompagnarti dentro, Krista. Ma non andrò via fino a quando non sei in casa al sicuro, te lo prometto.»
Quella sera di novembre al crepuscolo percorrevamo in macchina la strada lungo il fiume – il Black River, nella parte meridionale della contea di Herkimer, nello stato di New York – a sudovest della città di Sparta, una remota giornata avvolta nella nebbia, in cui si percepiva un lieve sentore umidiccio e metallico: il fiume, la pioggia.

Citazioni[modifica]

  • Nelle scuole di Sparta non si praticava il lacrosse. Era una specie di hockey su prato, uno sport primitivo e pericoloso a cui giocavano solo i ragazzi con lineamenti da indiani, nessun bianco avrebbe osato giocare con loro, per paura di rompersi qualche dente o la testa. (p. 152)
  • Che mistero è l'amore. Si può essere innamorati di una persona che non sa nulla di te. Forse la massima felicità si raggiunge quando si ama qualcuno che ignora la nostra esistenza. (p. 175)
  • Giocare a lacrosse era un'attività salutare. Come giocare alla guerra. Non tutti potevano giocarci: alle ragazze era proibito. Persino alle massicce, muscolose e mascoline ragazze indiane. I giocatori sfoggiavano con orgoglio i segni delle battaglie, lividi, cicatrici, ginocchia, caviglie e spalle doloranti, sarebbe stato un affronto se le femmine avessero toccato una mazza da lacrosse, figuriamoci sgambettare per il campo ansiose di giocare. (p. 267)
  • [...] nel lacrosse non sempre si riesce a vedere quello che succede. Quando i giocatori sono bravi, il gioco è così veloce che si segue a fatica. (p. 355)

La figlia dello straniero[modifica]

Incipit[modifica]

«Nel regno animale i deboli soccombono presto.»
Era morto da dieci anni. Sepolto, il corpo straziato, da dieci anni. Senza che nessuno lo piangesse da dieci anni. Sarebbe lecito pensare che la figlia ormai adulta, moglie e madre, dopo tutto quel tempo si fosse sbarazzata di lui. Accidenti, se ci aveva provato! Lo odiava. Quegli occhi a brace, la faccia paonazza, come un pomodoro spellato. Si mordeva le labbra fino a farle sanguinare per quanto lo detestava. Lì dove si sentiva più vulnerabile, al lavoro. Alla Niagara Fiber Tubing, quando il rumore della catena di montaggio, ipnotico, la faceva cadere in trance: allora lo sentiva.

Citazioni[modifica]

  • Non le venne mai in mente che l'uomo che aveva picchiato lei e il bambino aveva commesso dei reati. Non avrebbe mai preso in considerazione l'idea di rivolgersi alla polizia di Chautauqua Falls, più di quanto Anna Schwart sarebbe corsa alla polizia di Milburn perché terrorizzata da Jacob Schwart. (II, 3.)

Incipit di alcune opere[modifica]

Acqua nera[modifica]

La Toyota a noleggio, guidata con impaziente esuberanza dal Senatore, filava lungo la strada sterrata senza nome, imboccando le curve con vertiginose sbandate, strisciando sul terreno, poi, all'improvviso, uscì chissà come di strada per finire nell'impetuosa acqua nera dove, inclinata sul lato destro, affondò rapidamente.
Devo morire?... così?

La ballata di John Reddy Heart[modifica]

Nella cittadina di Willowsville, Stato di New York, popolazione 5640 abitanti, diciassette chilometri a est di Buffalo, vi fu un periodo in cui ogni ragazza fra i dodici e i vent'anni (e molte altre in segreto) era innamorata di John Reddy Heart.
John Reddy fu il nostro primo amore. E il primo amore non si dimentica mai.
E nei casi in cui John Reddy non era stato veramente il primo amore (poiché le nostre madri avevano senz'altro amato i nostri padri prima di lui, nell'imperscrutabile abisso del tempo prima della nostra nascita) lui aveva sostituito quel primo amore e addirittura il suo ricordo.

Lato notte[modifica]

6 FEBBRAIO 1887. QUINCY, MASSACHUSETTS. MONTAGUE HOUSE

Esperienza inquietante in casa della signora A..., ieri sera. Poca teatralità... ambiente comodo anche se piuttosto scialbo... un'atmosfera soltanto moderatamente sinistra (in contrasto soprattutto con la Notte di Walpurgis presentata da quello sfrontato ciarlatano di Portsmouth: quel Dwarf Eustace che aveva la presunzione di presentarmi a Swedenborg in persona, sotto le vesti erronee di un membro della Chiesa di Nuova Gerusalemme... io!). Ciononostante, sono venuto via turbato e la conversazione che ho avuto dopo col dottor Moore, a cena, per quanto spassionata e persino a volte un po' leggera, non mi ha snebbiato la mente.

Le cascate[modifica]

L'uomo, al momento ancora ignoto e senza nome, che stava per buttarsi nelle Horseshoe Falls fu visto dal guardiano del ponte sospeso che portava a Goat Island intorno alle sei e un quarto del mattino. Era il primo visitatore della giornata.
Se me ne sono accorto subito? No, veramente no. Però, con il senno di poi, avrei dovuto capirlo. E forse, se l'avessi capito, avrei potuto salvarlo.

Le rovine di Contracoeur[modifica]

Fu in giugno, poco tempo dopo l'inizio del nostro esilio a Contracoeur. Nella mortale immobilità di una notte illuminata da una luna fredda e spettrale. Non erano passati neppure dieci giorni da quando le nostre vite erano state sconvolte; da quando nostro padre, sconfitto e in disgrazia, sradicò la famiglia dal palazzo del governo dello stato per portarla a vivere tra le rovine di Cross Hill, la tenuta del suo bisnonno ai piedi dei Monti Chautauqua. Rimanete al mio fianco, bambini. Dovete credere in me! Sarò redento. Mi riscatterò con le mie forze.

Marya[modifica]

Fu una notte di sogni frammentati, voci sconosciute, pioggia tamburellante sul tetto basso di cartone catramato. Prima ancora di svegliarsi, Marya riuscì a vedere attraverso le palpebre tremule la figura ondeggiante della madre sulla soglia; sentì un mormorio rauco e piatto – non parole, parole riconoscibili, ma solo suoni. Il respiro rabbioso della madre che le si spegneva in gola. Quasi un singhiozzo. Un colpo di tosse. Durante gran parte di quella lunga notte, Marya aveva sentito voci e passi fuori della casa, un rumore di macchine, portiere sbattute, ruote che giravano sulla ghiaia. Era rimasta in attesa della voce sonora del padre – spesso gridava se qualcuno, facendo retromarcia, usciva storto dal vialetto d'accesso, dirigendosi verso il profondo fossato accanto alla strada – ma non lo aveva udito. Invece aveva udito sua madre.

Occhi di Tempesta[modifica]

Attraversare un guado: era questo che mi veniva in mente quando ci ripensavo. Forse anche mia madre stava facendo lo stesso. Attraversava un guado. Passando da una terra nota a una ignota. Da un luogo dove tutti ti conoscono a uno dove semplicemente credono di conoscerti.
Come quando attraversi a nuoto un fiume reale, imprevedibile e infido, e se riesci a raggiungere l'altra sponda sei una persona diversa rispetto a quella che è entrata in acqua.
Iniziò tutto un anno fa, lo scorso luglio. Poche settimane dopo il mio quattordicesimo compleanno. Fu allora che Occhi di Tempesta mi entrò nel cuore.

Sorella, mio unico amore[modifica]

"Skyler aiutami Skyler mi sento così sola in questo posto Skyler ho tanta paura Mi fa tanto male Skyler non mi lascerai in questo posto spaventoso vero Skyler?"
Nove anni, dieci mesi, cinque giorni.
Questa voce di bambina nella mia testa.

Stupro: una storia d'amore[modifica]

Se l'era andata a cercare

DOPO AVER SUBITO UNO STUPRO DI GRUPPO, esser stata malmenata e lasciata a morire sul pavimento della lurida rimessa per le barche del Rocky Point Park; dopo essere stata trascinata in quella baracca da almeno cinque – a meno che non fossero sei, o forse sette – ragazzi ubriachi mentre la figlia dodicenne urlava Lasciateci andare! Non fateci del male! Vi prego non fateci del male! Dopo che come un branco di cani che attaccano la preda l'avevano afferrata, torcendole le caviglie e facendole perdere entrambi i sandali con il tacco alto sul sentiero che costeggia la laguna. Dopo averli pregati di lasciare libera sua figlia mentre loro le ridevano in faccia.

Un'educazione sentimentale[modifica]

Ecco come il matrimonio di Claire Falk, che rappresentava più della metà della sua vita, ebbe fine dopo ventisei anni, un umido sabato pomeriggio di giugno; Claire si imbatté per caso in una conversazione.
Una parte sola, solo metà di una conversazione, perché suo marito era al telefono. E in essa non vi erano parole, parole distinte e riconoscibili, perché quasi fuori della portata del suo udito. Sentì solo dei suoni. La voce del marito, curiosamente nuda e afflitta, una voce di ragazzo, e purtuttavia la sua. L'avrebbe riconosciuta ovunque.

Note[modifica]

  1. Da Master Race, Partisan Review, 1985, vol. LI, n. 4.
  2. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 15. ISBN 9788858024416
  3. Citato in AA.VV., Il libro della matematica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2020, p. 249. ISBN 9788858025857
  4. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 79. ISBN 88-8598-826-2

Bibliografia[modifica]

  • Joyce Carol Oates, Acqua nera, traduzione di Maria Teresa Marenco, Net/Saggiatore.
  • Joyce Carol Oates, La ballata di John Reddy Heart, traduzione di Marco Pensante, Edizioni Marco Tropea (Le Gaggie)
  • Joyce Carol Oates, La figlia dello straniero, traduzione di Giuseppe Costigliola, Mondadori, Milano, 2008. ISBN 978-88-04-57981-6
  • Joyce Carol Oates, Lato notte, traduzione di Grazia Alineri, in Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror, a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 88-344-0406-8
  • Joyce Carol Oates, Le cascate (The Falls, 2004), traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, Mondadori, Milano, 2007. ISBN 978-88-04-56612-0
  • Joyce Carol Oates, Le rovine di Contracoeur, in 999, a cura di Al Sarrantonio, traduzione di Tullio Dobner, Annabella Caminiti e Francesco Di Foggia, Sperling & Kupfer, 1999.
  • Joyce Carol Oates, Marya, traduzione di Claudia Valeria Letizia, Edizioni E/O, Roma, 1990. ISBN 88-7641-090-2
  • Joyce Carol Oates, Occhi di Tempesta, traduzione di Angela Ragusa, Mondadori.
  • Joyce Carol Oates, Sorella, mio unico amore, traduzione di Giuseppe Costigliola, Mondadori, 2009. ISBN 978-88-04-58826-9
  • Joyce Carol Oates, Stupro: una storia d'amore, traduzione di Rino Seru, Bompiani, Milano, 2004. ISBN 88-452-3248-4
  • Joyce Carol Oates, Uccellino del paradiso, traduzione di Giuseppe Costigliola, Mondadori, 2011. ISBN 88-520-1781-X
  • Joyce Carol Oates, Un'educazione sentimentale, traduzione di C. V. Letizia, Roma, Edizioni E/O, 1989. ISBN 88-7641-072-4

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]

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