Juan Valera

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Juan Valera

Juan Valera (1824 – 1905), scrittore e diplomatico spagnolo.

Pepita Jiménez[modifica]

Incipit[modifica]

22 marzo

Caro zio e venerato maestro, da quattro giorni sono arrivato felicimente in questo luogo che mi ha visto nascere, dove ho trovato mio padre in buona salute, il signor Vicario, gli amici e parenti. La gioia di vederli e di parlare con loro, dopo tanti anni di assenza, mi ha riempito l'animo di piacere, e mi ha rubato il tempo, tanto che fino ad ora non sono riuscito a scriverle.
Lei mi perdonerà.

Citazioni[modifica]

  • Ci sono poche persone che riescono a comprendere quella che chiamano la mia mania di farmi prete, e questa buona gente mi dice, con un candore paesano, che dovrei gettare la tonaca alle ortiche, che essere prete va bene per i poveracci; ma che io, da ricco erede, dovrei sposarmi e consolare la vecchiaia di mio padre, dandogli mezza dozzina di nipotini, belli e robusti. (p. 24)
  • Non conosco ancora Pepita Jménez. Dicono tutti che è molto bella. Ma nutro il sospetto che sia una bellezza paesana e piuttosto rustica. Da quanto si dice di lei, non saprei riferire se si sia moralmente a posto o no, so solo che è di un carattere molto spigliato. (p. 25)
  • Io credo che il male debba essere conosciuto per stimare meglio l'infinita bontà divina, termine ideale e irraggiungibile di ogni onesto desiderio. (p. 33)
  • La mano è lo strumento delle nostre opere, il segno della nostra nobiltà, il mezzo attraverso il quale l'intelligenza riveste con una forma i suoi pensieri artistici, e dà esistenza alle creazioni della volontà, ed esercita l'imperio che Dio concesse all'uomo su tutte le creature. (p. 53)
  • Ciò che è in me ancora efficace contro l'amore, non è il timore, ma l'amore stesso. (p. 106)
  • Il regno dei cieli cede alla violenza, e io voglio conquistarlo. Con violenza busso alle sue porte perché mi venga aperto. (p. 111)
  • Meditando sull'amore, trovo mille motivi per amare Dio e per non amare lei. (p. 112)
  • Così come l'amore di Dio non esclude l'amore della patria, l'amore dell'umanità, l'amore per la scienza, l'amore per la bellezza della natura e dell'arte, così neppure dovrebbe escludere questo amore, se è spirituale e immacolato. Io farò di lei, dico a me stesso, un simbolo, un'allegoria, un'immagine di tutto ciò che è buono e bello. Sarà per me, quello che Beatrice fu per Dante, espressione e simbolo della patria, della cultura e della bellezza. (p. 113)
  • Il demonio anela furiosamente ad inghiottire le pure acque del Giordano, cioè le persone consacrate a Dio. Contro costoro, l'inferno congiura scatenando tutti i suoi mostri. (p. 114)
  • I piaceri che la fantasia intravede, anche se goduti e consumati fino in fondo, non valgono nulla in confronto agli amari ricordi. (p. 137)
  • In genere, noi uomini, siamo soliti essere in balia delle circostanze, ci lasciamo trascinare dalla corrente; e ci dirigiamo non senza esitazione verso un punto determinato. Non siamo noi che scegliamo, ma accettiamo e facciamo quello che ci tocca in sorte, quello che ci offre la cieca fortuna. La professione, il partito politico, l'intera vita di molti uomini pende da casi fortuiti, dall'evento, dal capriccio improvviso della sorte. (p. 144)

Bibliografia[modifica]

  • Juan Valera, Pepita Jiménez (Pepita Jménez), traduzione di Gabriele Morelli, Fratelli Fabbri Editori, 1991.

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