Klaus Dibiasi

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Klaus Dibiasi nel 1964

Klaus Dibiasi (1947 – vivente), ex tuffatore e dirigente sportivo italiano.

Citazioni di Klaus Dibiasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • L'ebbrezza di governare il proprio corpo in un ambiente del tutto diverso da quello umano, terrestre, stimola e motiva l'atleta che intraprende questo sport. In aria le leggi della biomeccanica sono completamente diverse che al suolo. Ci vogliono diversi anni per apprendere come governare il proprio corpo in volo riuscendo a piazzare un'entrata in acqua verticale e senza spruzzi, dopo magari aver effettuato tre o quattro salti mortali in aria. Bisogna poi imparare ad orientarsi in aria durante l'esecuzione di avvitamenti e salti mortali. Anche la padronanza della paura di cadere male, che ad ogni tuffo nuovo si presenta come un fattore ignoto da scoprire. La didattica è fondamentale, si passa dal facile al difficile, cercando di rendere il più piccolo possibile il fattore ignoto nell'affrontare un elemento nuovo.[1]
  • [...] il tuffatore è principalmente occupato a trovare la massima concentrazione per eseguire il proprio tuffo. Certamente esiste l'avversario e viene anche seguito durante la gara, ma l'interesse principale è rivolto a se stessi. È spesso anche questione di psicologia, alcuni atleti non vogliono seguire né i punteggi né l'avversario, pur di essere concentrati al massimo su loro stessi.[1]
  • L'ultima mia Olimpiade era Montréal nel 1976, quando l'avversario per eccellenza era il giovane Greg Louganis: tuffatore di un'altra epoca, che faceva già allora una serie più competitiva della mia. Era un po' come il passaggio del testimone da un atleta ormai arrivato al giovane talento emergente.[1]
  • L'avversario della vita comunque è stato l'amico [Giorgio] Cagnotto col quale ho condiviso allenamenti e successi avendo insieme conquistato nove medaglie nell'arco di cinque Olimpiadi. Senza avere sempre come misura il mio amico Cagnotto, vicino in tutte le gare, non so se i miei successi sarebbero stati gli stessi. L'uno era misura per l'altro anche nelle gare minori, e durante i duri periodi di allenamento ci si sosteneva a vicenda.[1]
  • Sono stato fortunato a incrociare durante la mia carriera Giorgio Cagnotto, ci siamo migliorati a vicenda. Altrettanto Greg Louganis, che ha iniziato a vincere dopo il mio ritiro: lui è stato il più grande di sempre.[2]
  • La mia prima medaglia, giovanissimo, non avevo nemmeno una piscina coperta dove allenarmi, e dovevo accontentarmi dei tappeti elastici.[3]
  • La vittoria più bella? L'ultima, a Montreal 1976. Avevo fastidio a tendine e gomito. Il mio rivale era Greg Louganis, l'americano 16enne, destinato a succedermi. Feci la gara perfetta, fu bellissimo.[3]
  • Oggi nello sport girano tanti soldi, al mio tempo non c'erano sponsor, erano vietati. Una ditta di abbigliamento mi propose di apparire in cartelloni pubblicitari, ma non ebbi il permesso.[3]
  • Era bello sentirsi chiamare Angelo Biondo, ma la popolarità metteva pressione: i giornali mi davano a medaglia sicura, io sentivo di dover vincere, non volevo deludere.[3]

Citazioni su Klaus Dibiasi[modifica]

  • I tuffi prima di lui erano un'altra cosa. Klaus li ha cambiati, come i Beatles hanno cambiato la musica. (Giorgio Cagnotto)

Note[modifica]

  1. a b c d Citato in Dibiasi, brivido metafisico , Avvenire.it, 3 agosto 2015.
  2. Citato in "I Giochi: storia di grandi uomini e grandi rivalità", Radio Popolare.it, 2 agosto 2016.
  3. a b c d Citato in I 70 anni di Klaus Dibiasi, l'angelo biondo dei tuffi azzurri, Repubblica.it, 5 ottobre 2017.

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