L. Frank Baum

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Lyman Frank Baum

Lyman Frank Baum, generalmente abbreviato in L. Frank Baum (1856 – 1919), scrittore statunitense. Ha usato anche gli pseudonimi Edith Van Dyne e Laura Bancroft.

Citazioni di Lyman Frank Baum[modifica]

Now we can cross the shifting sands together.[1]
  • Queste storie non sono vere; non potrebbero essere vere e insieme così meravigliose. Non ci si aspetta che qualcuno vi creda; sono state scritte per suscitare il riso e per rallegrare i cuori. Forse qualcuno di quelle grandi persone adulte ci prenderà in giro, prenderà in giro voi perché le leggete e me per averle scritte. Non fa niente. Molti dei grandi sono ancora bambini, proprio come voi e me. Non possiamo misurare un bambino con il metro della dimensione e della età. I grandi che sono bambini sono nostri amici; gli altri non dobbiamo proprio prenderli in considerazione perché si sono autoesiliati dal nostro mondo. (dalla premessa a Il Magico Monarca di Mo; citato in Renato Gorgoni, nota introduttiva a L. Frank Baum, Il mago di Oz, Rizzoli, 1978, p. 15)

Incipit de Il mago di Oz[modifica]

Rossana Guarnieri[modifica]

Dorothy abitava in mezzo alle grandi praterie del Kansas, con zio Henry che faceva il fattore e zia Emmy, sua moglie. La casa era piccola perché il legno per costruirla era stato portato da lontano e con gran fatica, fatta di una sola stanza. I mobili erano pochi: una credenza per i piatti, un tavolo, poche sedie, una stufa arrugginita e due letti: uno grande, in un angolo, per gli zii e un altro piccolino per Dorothy nell'angolo opposto.
[Frank L. Baum, Il mago di Oz, traduzione di Rossana Guarnieri, Fabbri editori, 1986]

Elisa Prati[modifica]

Se qualcuno avesse detto a Dorothy che presto, anzi prestissimo, avrebbe sentito tanta struggente nostalgia delle praterie del Kansas, forse la bambina non ci avrebbe creduto.
Insieme allo zio Henry e alla zia Em, Dorothy abitava in una catapecchia di legno nel bel mezzo delle più vaste, sperdute e grigie lande americane. Intorno niente altro che l'immensa pianura, che da ogni lato arrivava fino alla fine dell'orizzonte senza che mai – ma proprio mai – una casa o un albero interrompessero la monotonia. Il sole a picco inaridiva i campi, la terra e ogni singolo filo d'erba, al punto da trasformare tutta la brughiera in un'unica e informe distesa grigia.
Lo zio Henry, che faceva il fattore, e la zia Em, che faceva la moglie del fattore, avevano portato da molto lontano le assi di legno che erano servite per costruire le quattro pareti, il pavimento e il tetto di quel bugigattolo di casa. Un tempo era stata verniciata di un bel colore vivace, chissà quale però, il sole lo aveva infatti disseccato e la pioggia consumato. Ora anche la casetta era smorta e grigia come il resto del paesaggio.
Eccola lì al centro dell'immensa prateria: un'unica stanza con una vecchia cucina di ghisa arrugginita, una dispensa per i piatti, un tavolo, tre o quattro sedie e i letti: in un angolo quello grande degli zii, in un altro quello piccolo di Dorothy.
[L. Frank Baum, Il mago di Oz, traduzione di Elisa Prati, Giunti Editore, 2011. ISBN 9788809765979]

Note[modifica]

  1. Citato in Elizabeth H. Oakes, American Writers, Infobase Publishing, 2004, p. 38. ISBN 1438108095

Bibliografia[modifica]

  • Frank L. Baum, Il mago di Oz, traduzione di Rossana Guarnieri, Fabbri editori, 1986.
  • L. Frank Baum, Il mago di Oz, traduzione di Elisa Prati, Giunti Editore, 2011. ISBN 9788809765979

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