Giuditta Isotti Rosowsky

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Giuditta Isotti Rosowsky (–), scrittrice e saggista italiana.

La personalità di Italo Svevo[modifica]

Incipit[modifica]

Né si può tacere, e sia detto a proposito di tutti i libri di Svevo, di quella ch'è anzi una sua caratteristica essenziale del suo ardore di verità umana, del suo desiderio continuo di sondare, ben al di là delle parvenze fenomeniche dell'essere, in quella zona sotterranea e oscura della coscienza dove vacillano e si oscurano le evidenze più accertate. Tale il significato di Svevo, che precorre per ciò – quasi solo da noi – alcune delle tendenze più note dell'arte europea contemporanea; e con qualche vantaggio, dacché in lui non vien meno mai quella diretta osservazione del vero che ci ha fatto poc'anzi ricordare, seppure con discrezione, il nome di Balzac.
Così scriveva Montale nel suo Omaggio a Italo Svevo col quale nel 1925 nasceva "il caso" di uno scrittore che oggi è annoverato tra i grandi esponenti della modernità. I due romanzi di Svevo, Una vita e Senilità, stampati rispettivamente nel 1892 e nel 1898 a spese dell'autore, erano stati confinati nel silenzio – Montale li aveva ricevuti tramite un intellettuale triestino, Roberto Bazlen – ma anche La coscienza di Zeno, uscito nel 1923, era passato inosservato. Due mesi dopo il saggio di Montale, interveniva con effetto di rincalzo la critica francese pubblicando sulla rivista «La Navire d'Argent» alcuni brani di Selinità e tre capitoli della Coscienza di Zeno, tradotti rispettivamente da Valéry Larbaud e Benjamin Crémieux. Li accompagnava una presentazione entusiasta di Crémieux che nello stesso mese ripeteva al pubblico italiano su «La fiera letteraria» il suo elogio in un articolo dal titolo provocatorio Uno scrittore italiano scoperto in Francia. Di fatto, per la precisione storica, la scoperta appartiene a James Joyce, grande estimatore di Svevo e suo amico fin dagli anni precedenti la prima guerra mondiale, quando lo scrittore irlandese era stato professore alla Berlitz School di Trieste. Fu Joyce, infatti, a consigliare Svevo di rivolgersi ai due critici francesi.

Citazioni[modifica]

  • Con Svevo il romanzo si sposta dalla rappresentazione all'inchiesta sul terreno della complessa e contraddittoria dinamica della coscienza, delle sue razionalizzazioni e lacune, del suo connaturale disconoscimento, fino a stravolgere le forme narrative. Così La coscienza di Zeno esordisce con l'invito rivolto al lettore di non aderire alla finzione del narratore nella ricerca della verità. (p. 2)
  • Col "dorato tramonto" compare in molti racconti e abbozzi il tema della vecchiaia segnalato nella sua concretezza fisiologica dai titoli di La novella del buon vecchio e della bella fanciulla e del frammento Il vecchione. Alla senilità metaforica subentra l'incapacità naturale esacerbata dall'anelito alla vita che si estenua, operando un mutamento nel corpo stesso della scrittura. (p. 7)

[Giuditta Isotti Rosowsky, La personalità di Italo Svevo, introduzione a Italo Svevo, Una vita, SEI, Torino 1993]