Laura Imai Messina
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Laura Imai Messina (1981 – vivente), scrittrice italiana.
lecodelsud.it, 9 aprile 2015.
- [Come e quando nasce il tuo legame con il Giappone?] È nato da un innamoramento per la lingua, un colpo di fulmine lo chiamerei. Cercavo un corso di giapponese da regalare al ragazzo che frequentavo negli anni dell'università e che era appassionato di Giappone. Vidi la scrittura sullo schermo del computer, la varietà di segni e di disegni, l'eleganza dei tratti, meno densi e arruffati di quelli del cinese, la natura grafica della frase che non mette spazio tra le parti del discorso. L'incomprensibilità, la apparente impenetrabilità di quella lingua mi conquistò. Iniziai a seguire, per hobby, i corsi di giapponese all'università, ne fui definitivamente conquistata. Dopo un primo soggiorno di un mese e mezzo, decisi di trascorrere a Tokyo un anno di studio dopo la laurea. Ero certa sarei tornata in Italia alla fine di quei dodici mesi e invece... a distanza di più di dieci anni sono ancora qua.
- [Tokyo Orizzontale prende il nome da un sito internet che ha «l'unica finalità di deridere individui». Perché hai deciso di partire da questa idea per dare il titolo al tuo romanzo?] Vivere in Giappone dà adito ad una serie di riflessioni sulla distanza culturale, su abitudini che risultano tanto lontane dalle nostre. Vivere a Tokyo è un ulteriore salto nel buio. Mette di fronte, senza un vero filtro, alle zone d'ombra dell'uomo contemporaneo, catapultato in una megalopoli da 36 milioni di abitanti, a movimenti da capogiro, a ritmi lavorativi che strizzano le vite di chi, spesso, vi si trova impreparato. Bere alcolici è per molti giapponesi un vero divertimento, l'accento di piacere alla fine di una banale giornata di lavoro, un momento di condivisione di discorsi che, senza l'inconsapevolezza che crea l'alcool, probabilmente non si avrebbe il coraggio di creare. Molti perdono così i freni inibitori, si lasciano andare a chiassosissime risate, a dichiarazioni d'amore, a proposte inusuali. etc. E così capita di ritrovare riversi per strada, nei treni, davanti alle stazioni o fuori dai locali, salarymen vestiti di tutto punto nel completo da lavoro. Una prospettiva "orizzontale" che rende la città e il mondo tutto completamente differenti. Questa però, tengo a dirlo, è solo una delle orizzontalità che ho voluto inserire nel libro.
- [Tokyo è un cuore che palpita. Nel libro la descrivi come fosse una persona e non semplicemente uno sfondo. E come tale, metti in risalto le sue qualità e i suoi lati oscuri...] A volte penso con stupore a come si possa amare follemente una persona che altri disprezzano, a come ci si possa sentire profondamente a proprio agio in un luogo che altri trovano invece caotico e inquietante. Così, allo stesso modo, Tokyo è soggetta a infinite letture. La sua personalità è mutevole, un po' capricciosa, si svela differente a seconda dei quartieri che si abitano, della vita che vi si conduce, degli scopi volontari o inconsapevoli che spingono le persone a trasferirvisi o a continuare ad abitarvi. Non potevo che descriverla così, perché tale la avverto: come un vero e proprio personaggio. Anzi, come la protagonista assoluta del romanzo.
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