Lazzaro Spallanzani

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Lazzaro Spallanzani

Lazzaro Spallanzani (1729 – 1779), presbitero, biologo e accademico italiano.

Citazioni di Lazzaro Spallanzani[modifica]

  • Se mi impongo di dimostrare qualcosa non sono un vero scienziato. Devo imparare a seguire la strada che mi indicano i fatti e a combattere i pregiudizi.[1]

Viaggio all'Etna[modifica]

  • Il monte Etna all'incontro, preso alle radici, volge attorno cento ottanta miglia, e la sua elevatezza sul mare oltrepassa d'assai le due miglia. Su' fianchi dell'Etna levansi altri monti minori, quasi suoi figli, talun de' quali il vesuviano agguaglia in ampiezza. Le lave più estese di questo monte non superano in lunghezza le sette miglia, e quelle dell'altro s'innoltrano al quindicesimo e al ventesimo miglio, e taluna è giunta fino al trentesimo. (p. 220)
Illustrazione dell'Etna in Viaggio all'Etna
  • Prima di recarmi in Sicilia, letto aveva l'onoratissima menzione fatta dal Borch al principe di Biscari, fra l'altre ragioni, perché allora erasi accinto a fare cangiar faccia fuor di Catania alla lava del 1669, col lodevolissimo pensiero di trasmutare quell'ingratissimo suolo nel più ridente giardino. Giunto sul luogo vidi e ammirai gli sforzi dell'arte. In più siti per via di mine è stato squarciato il seno alla durissima lava. In più altri mirasi rotta minutissimamente, e ragunata in ricettacoli, dove affidare diverse qualità di utili piante. Ma ella è disgrazia che sieno sempre perite, non ostante l'avervele replicantemente piantate. Alcune pochissime ritrovai vive, come qualche melagrano e qualche mandorlo, ma tisicucce e languenti, quantunque la sminuzzata lava, dove gettate avevano le radici, rimescolata fosse a terra ferace. I soli fichi opunzia (cactus opuntia, Linn.) lussureggiavano copiosamente. (pp. 229-230)
  • Tre ore prima del giorno escito co' miei compagni dalla Grotta delle Capre, che fornito mi aveva bensì un ricovero, ma un letto insieme dei più duri e dei più disgustosi, per aver dovuto restarmi sdrajato sul pavimento di lave di pochissime secche foglie di quercia ricoverto, continuai il mio viaggio all'Etna; e il cielo ch'era sereno mi faceva sperare che tale fosse nel vegnente giorno, senza di che non mi sarebbe stato conceduto di godere la vista di quell'elevatissimo giogo, quasi sempre offuscato da nebbie, ove nuvolosa sia quella parte di cielo. (p. 245)

Note[modifica]

  1. Citato in AA.VV., Il libro della biologia, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2022, p. 59. ISBN 9788858039595

Bibliografia[modifica]

  • Lazzaro Spallanzani, Viaggio all'Etna, in Federico Münter, Viaggio in Sicilia, vol. 2, traduzione di D. Francesco Peranni, Sonzogno, Milano, 1831.

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