Leopoldo Pullè

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Leopoldo Pullè nel 1908

Leopoldo Pullè (1835 – 1917), politico, scrittore e drammaturgo italiano.

Patria Esercito Re[modifica]

  • Il soldato volontario Guido Visconti[1], anima delicata per natura e per educazione, non fece mai sfoggio, in mezzo agli altri, delle sue ricchezze: benché fosse allora in quella fase giovanile della vita dove è tanto facile perdere la misura delle cose.
    Aitante della persona, bellissimo per linee ed espressione del volto, egli ci dormiva vicino di branda, nel camerone che raccoglieva tutt' i volontari. Cotesta branda era corta corta, così ch'egli, il più alto di tutti noi, era costretto a tenere fuori di quella i piedi, se non voleva dormire acciambellato come in una cuccia.
    Quella branda poteva paragonarsi ai famosi letti del masnadiero Damaste Procuste, ucciso da Teseo, il quale tagliava le gambe, o allungava il collo a' suoi ospiti, per ridurli alla misura dei letti. (parte prima, pp. 53-54)
  • Adua? – Una follia, cambiata in un disastro militare, per insufficienza di mezzi, mancanza di preparazione, incoscienza di ministri e di capi supremi, impari al loro compito... Un disastro militare, il quale, come prima Dogali, servì però a provare al mondo meravigliato e commosso, come non siano soltanto leggende, dovute ai tempi di Roma e di Sparta, le gesta delle Termopili; e che i nomi del Toselli, del Dabormida, del Galliano, dell'Arimondi[2], e di tanti altri, a noi giunti sull'ali della fama, nulla abbiano a invidiare ai nomi dei Trecento soldati di Leonida... a noi mandati dalla leggenda. (parte prima, p. 266)
  • È noto come il povero Re Umberto s'ingerisse personalmente di tutta l'amministrazione della Sua Casa; che sapeva, conosceva tutto, che nulla gli sfuggiva.
    Semplice nei gusti, frugale e astemio, non beveva che acqua pura in grandi bicchieri sempre pieni di ghiaccio. Aveva però una speciale predilezione, una specie di passione per le pere, ch'egli a Monza coltivava con molta cura e che, con grande piacere affettava, sbucciava, e assaporava, per quanto fossero grosse. Anzi, in fatto di pere, S. M. non ammetteva rivali!... Le sue di Monza, per sapore e per volume, volere o volare, dovevano battere tutte le pere del mondo! (parte seconda, p. 297)
  • Insieme con essi [il ministro della guerra Ettore Bertolè-Viale e il generale Giuseppe Salvatore Pianell] è pure il biondo generale Fiorenzo Bava Beccaris, un eroe di quattro campagne, la più dolce creatura del mondo, divenuta a un tratto, per uso e consumo dei fabbricatori di rivoluzioni, dopo le dolorose giornate del maggio 1898[3], il Giulay, il Radetzki, l'Hainau d'Italia... o giù di lì. (parte seconda, pp. 302-303)
  • Bisogna notare che il marchese Di Rudinì, a Corte, non aveva che pochi amici. La morte del conte Visone[4] gli avrebbe offerto forse l'occasione di nominare – come avrebbe tentato Crispi – un ministro politico di sua fiducia presso la persona del Re; ma lui, anima troppo superiore di fatalista, non pensò mai all'opportunità di coprire quel vuoto... anche per evitare una noia a S. M. [Umberto I], che non amava vedersi intorno visi nuovi.
    Rudinì, a chi ripetutamente gli consigliava tale nomina, rispondeva, a propria scusa, che non si sentiva abbastanza forte per imporsi alla Corona... E, fra una stretta di spalle e l'altra, non ne fece mai nulla. (parte seconda, p. 368)

Note[modifica]

  1. Guido Visconti di Modrone fu volontario nella seconda guerra d'indipendenza del 1859.
  2. Il maggiore Pietro Toselli, il generale di divisione Vittorio Dabormida, il tenente colonnello Giuseppe Galliano, il generale Giuseppe Arimondi: ufficiali morti nella guerra di Abissinia.
  3. Nel maggio 1898, a Milano, il generale Bava Beccaris, represse duramente la rivolta di una parte della popolazione che protestava per le condizioni di lavoro e l'aumento del prezzo del pane. Tra la popolazione civile si contarono più di ottanta morti.
  4. Giuseppe Visone, ministro della Real Casa di Umberto I di Savoia.

Bibliografia[modifica]

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