Letizia Muratori
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Letizia Muratori (1972 – vivente), scrittrice e giornalista italiana.
Intervista di Alcide Pierantozzi, rivistastudio.com, 27 aprile 2018.
- [Severino Cesari è stato il tuo «scopritore», vero?] Era l'estate caldissima del 2003, quando con la sua gentilezza enigmatica e spiazzante mi chiese un racconto per l'antologia Ragazze che dovresti conoscere. Aveva letto le mie poesie e mi disse che avevano un potenziale narrativo. Mi diede un'occasione e io, credendo in lui più che in me, scrissi Saro e Sara. Lui era un predatore vero, se fiutava la preda non la mollava. E sai cos'era per lui la preda? Un libro di cui per primo intuiva la possibilità. Allora cominciava a seguire il tuo lavoro senza imporre niente, senza indirizzarti, il suo compito era assistere all'emersione di una storia con una serietà che a volte, credimi, ti lasciava di stucco. In corso d'opera potevi chiamarlo a tutte le ore, lui era lì che ti ascoltava e pareva che nella sua vita non esistesse altro che questo compito da portare a termine. Ovviamente non era così, aveva tanti libri da seguire, e ancora mi stupisce la capacità che aveva di far sentire tutti noi, i suoi autori, unici. Ci sapeva fare con le persone, riusciva a tirargli fuori il meglio, ma sempre in quel suo modo originale, misterioso e acuto, che non aveva niente di furbo.
- [Quindi, prima di esordire con Einaudi, scrivevi poesia? Cos'altro facevi?] Non avevo la vocazione di fare la scrittrice, questo è sicuro. Da piccola volevo fare la professoressa, la libraia, la cantante, mi piaceva scrivere solo perché ero brava, molto più brava di ora. Se pubblicassi i miei temi delle elementari, sarebbero un successo clamoroso. Leggevo poesia, la scrivevo, ma poi a un certo punto ho smesso. Oggi mi interessa soprattutto Silvia Bre, che adoro.
- [Come mai sei racconti?] Quando Nuovi Argomenti mi ha chiesto un racconto sul tema del fantasma ho detto subito di sì, in genere mi piace lavorare su commissione. Non pensavo che ne sarebbe venuto fuori un libro finché, dopo aver scritto il primo, ho sentito che non era sufficiente, c'era altro, e sono andata avanti. Sono di fatto racconti, ma sono sei e non avrebbero potuto essere cinque, né venti. Voglio dire che quello che li tiene insieme per me non è tanto il tema, né la forma raccolta, ma la misura: la certezza di aver declinato quella materia fin dove era necessario.
Citazioni su Letizia Muratori
[modifica]- Una donna sui quarant'anni, editor free-lance di un noto best seller, era seduta tra me e Giorgio Faletti quando, assumendo quell'espressione un po' cinese con gli occhi stretti e la fronte aggrottata che oramai ho imparato a riconoscere, si mise letteralmente a gridare: «Adesso avete visto questa nuova di Einaudi Stile libero? Dai, quella che scrive i disse a capo, Letizia Muratori». «In che senso i disse a capo?» chiesi io. «Le didascalie. Quando fa un dialogo, ad esempio "Come stai Sempronio?", dopo il punto interrogativo lei va a capo e scrive disse con la maiuscola». Di fronte alla grande D che la donna incise nel vuoto, Faletti sbuffò, poi le afferrò morbidamente la mano inanellata. «Signora, mi scusi, ma non saranno cazzi suoi se questa scrittrice vuole scriverli andando a capo? Siamo a cena, basta parlare di lavoro». È un episodio senza il quale non mi sarei mai precipitato a leggere La vita in comune, allora il secondo romanzo di Letizia Muratori, e forse non avrei scoperto così presto questa scrittrice straordinaria.
- In undici anni Letizia ha prodotto molto, oltre ai due romanzi Einaudi ne ha pubblicati altri cinque con Adelphi, uno più singolare e intelligente dell'altro. Il suo ultimo libro, Spifferi (La Nave di Teseo), è una raccolta di racconti abbastanza brevi: medium, telefoni posseduti, incendiari, dentro ci sono tutti i feticci del genere. Anche se i temi trattati vanno dall'immigrazione alla genitorialità omosessuale e, come ogni volta che Letizia ci racconta una storia – che sia di bambole cabbage o di animali domestici – vediamo tutto nitidamente, anche se è quasi impossibile capire cosa.
- Nata a Roma nel 1972, cultrice di Muriel Spark, appassionata di mesmerismo, prima di mettersi a scrivere Letizia ha bisogno di fare lunghe passeggiate e di fermarsi al bar per riflettere. Accanto al letto tiene appeso da sempre un piccolo quadro che ritrae una sonnambula che avanza spiritata con un lumino acceso. È il suo angelo custode.
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