Lia Levi

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Lia Levi (1931 – vivente), scrittrice e giornalista italiana.

Citazioni di Lia Levi[modifica]

Da “Lottare sempre per non tradire la memoria”

Intervista di Raffaella De Santis, la Repubblica, 22 gennaio 2021, pp. 32-33.

  • Mio padre era impiegato in una compagnia di assicurazioni a Torino, venne licenziato [nel 1938 dopo le leggi razziali fasciste]. Ci trasferimmo prima a Milano, poi a Roma, dove iniziò a lavorare clandestinamente in un piccolo ufficio. Ricordo bene l'arrivo dei tedeschi nella capitale, i miei genitori che cercavano in casa l'oro, io e mia sorella che li aiutavamo a frugare nei cassetti: catenine, medagliette, ciondoli. Ho impressa l'immagine di mia madre con un braccialetto in mano che chiede: ma sarà oro? Aveva paura che fosse solo placcato.
  • In linea di massima gli uomini teorizzano, le donne dicono cosa mangiamo domani e dove dormiamo. La parte pratica, tenere le persone in vita, è affidata a loro. Mia madre era laureata in legge, l'unica laureata donna a Torino nel 1928, ma non aveva mai fatto veri lavori, a parte una rubrica di consigli sentimentali su un giornale, a quei tempi era così.
  • Di fronte all'irraccontabile non me la sentivo di scrivere il mio libro, mi sembrava una mancanza di rispetto. Quindi ho lasciato passare tantissimo tempo, mi sono sbloccata solo negli anni Novanta.
  • Avevo anche scritto due sceneggiati radiofonici, firmandoli con un altro nome perché mio marito [Luciano Tas, la cui vita è narrata in Questa sera è già domani] si vergognava, gli sembrava non fosse compatibile con la mia attività giornalistica a Shalom, un giornale politico.

Lia Levi: “Troppi segnali inquietanti, per la prima volta penso che una nuova Shoah sia possibile”»

Intervista di Raffaella De Santis, Repubblica.it, 3 novembre 2023


  • L’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre ha segnato per me uno spartiacque, ha fatto cambiare il mio modo di ragionare. Prima del 7 ottobre alla domanda ogni tanto riemergente su un possibile secondo Olocausto rispondevo “mai più”, considerando quell’orrore come una tappa negativa nella storia del mondo, impossibile da ripetersi. Oggi non ne sono più convinta e questo mi addolora profondamente.
  • [Sul danneggiamento dele pietre di inciampo] Un gesto di cancellazione: è come se Michele Ezio Spizzichino e Amedeo Spagnoletto o Eugenio e Giacomo Spizzichino, tutti deportati nei campi, venissero uccisi una seconda volta.
  • In ogni caso, qualunque progetto non può prescindere dalla distruzione di Hamas. Quello che mi dispiace è che tra le vittime israeliane del 7 ottobre c’erano persone che lavoravano nella cooperazione tra i due popoli, donne che contribuivano al dialogo con azioni concrete, curando i malati o organizzando attività culturali comuni.

Questa sera è già domani[modifica]

Incipit[modifica]

Quell’incontro privato glielo aveva chiesto la giovane si­gnora Rimon avvicinandosi per un attimo all’uscita del Tempio. «Vorrei portare da lei mio figlio» aveva sussurrato rapida, e il rabbino Bonfiglioli si era un poco stupito. Gli sembrava di ricordare che il figlio doveva essere ancora piccolo, di sicuro non in età di Bar Mitzvà. E poi quei Rimon, una famiglia come molte altre, brava gente, però quanto a os­ser­van­za ebraica davvero tiepidina. Rosh Hashanà e Kippur, le feste “ob­bligatorie”, dove arrivavano in massa circondati da una va­riegata parentela, e poi basta. In sinagoga si vedeva di tanto in tanto solo la madre, sempre con un vestito fresco di sarta, ma sembrava più un’educata spettatrice che una donna di fede. Il libro di preghiere che stringeva in mano, quello sì, il rabbino l’aveva notato. Pareva di antica stam­pa e aveva una copertina di stoffa consunta a grandi di­segni floreali. Avrebbe pagato qualsiasi cosa per poter dare un’occhiata a quel testo, ma non era abbastanza in confidenza con la si­gnora.

“Chissà se lo porterà quan­do verrà all’appuntamento”. Ma era un pensiero leggero, di quelli che si concedeva solo nella gioia del sabato.

Explicit[modifica]

C’è da attendere, visita medica e tutto il resto. Anche lì ci sono panche lungo le pareti, ma nessuno le occupa. Solo in lontananza figure sparse accomodate su qualche vecchia sedia. Vicino a una vetrata, in piedi, un piccolo gruppo pare più compatto. Discutono. No, stanno pregando. È venerdì sera, non ci avevano pensato, la conta dei minuti aveva sommerso quella dei giorni. Si protendono all’ascolto.

Il Lehà Dodi li raggiunge improvviso. “Vieni, mio amato, incontro alla sposa, accogliamo lo Shabbat”, da secoli c’è qualcuno che continua a cantarlo.

Adesso è già sabato.

Sono in pochi, non hanno raggiunto di sicuro il minian.

Alessandro si è mosso, la madre lo segue.

Bibliografia[modifica]

  • Lia Levi, Questa sera è già domani, Edizioni e/o, Roma, 2018.

Altri Progetti[modifica]