Luigi Fornaciari
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Luigi Fornaciari (1798 – 1858), letterato e magistrato italiano.
Citazioni di Luigi Fornaciari
[modifica]- [...] come in criminale corre il dettame che l'assoluzione di cento rei è minore sconcio che la condanna di un solo innocente; così può dirsi dei poveri, che il far limosina a cento indegni è minor male che fraudare di limosina un degno. Ma come un giudice non dee per quell'insegnamento di ragion criminale bever grosso in modo, che vadano impuniti quelli ai quali colla debita diligenza avrebbe potuto dare condegna pena: così nel soccorrere gl'indigenti non si vuole favorire e moltiplicare l'ozio e la birboneria, gittando a caso, e direi quasi in mano a chi primo la piglia, la tua limosina. E pazienza se dando a chi non merita, rimanesse che dare a chi merita. Ma lo sanno i parrochi (né i soli parrochi lo sanno) se mentre i vagabondi raggranellano tanto, da ghiottoneggiare poi nelle bettole: tante povere donne cariche di famiglia, tanti vecchi cadenti, tanti infermi, che non possono recare in mostra ed in giro le loro miserie, abbiano di che riparare alle necessità più stringenti.[1]
- Venerato mio sig. Pietro [Giordani]. – Non mi chiami benefattore[2] che non lo merito. Mi tenga per uno che lo riverisce e riverentemente lo ama, e mi dia appellazione significatrice di questi miei affetti, e nulla altro. Cosi avessi tempo di attendere a questi studj; ché io allora chiamerei benefattore Lei che mi dà occasione di lavorare secondo mio genio. Ma qui mi vogliono avvocato, sebbene di avvocati vi sia una moltitudine che Dio ne liberi; e tutti più atti (né lo dico per umiltà) di me a questi uffici che ho addosso, mentre poi non vi ha chi abbia pure una tintura di quegli studj che formano le delizie mie, e nei quali non ho potuto mai fare nulla che valga, perché appena posso lavorare a tempo rubato. E cosi nulla sono mai stato nell'avvocheria, né sarò mai nulla nelle lettere. Se non avessi bisogno del pane (proprio del pane) saprei io come fare; ma vivo coi frutti del mio odiato uffizio, ed ho moglie, ed ho figlj. Ma in che diavolo di discorsi sono io entrato? Ella mi perdoni, e vegga che il mio cuore si apre a Lei: il che le sia indizio de' sentimenti miei per V. S. Ora torniamo alle cose nostre.[3]
Citazioni su Luigi Fornaciari
[modifica]- Creato Avvocato regio (che a Lucca aveva in cura i pupilli ed i poveri), [Fornaciari] sperimentò sempre più per molti fatti quotidiani, gran parte dei delitti nascere da miseria e da mala educazione. E quindi con impeto di carità si mise tutto all'impresa di soccorrere il popolo minuto, segnatamente i fanciulli e gli orfani.
- Egli, come leggesi scritto di sua mano in certi suoi quaderni, osservava nel giudicare questa norma: cercare, che il delitto non vada mai impunito, e si punisca per regola generale quanto più mitemente sia possibile e più prontamente si possa. Recava nelle sue incombenze si delicata coscienza, che più ormai non rinfrancava l'animo nelle sue care lettere e nel greco, e poco passeggiava e punto si divertiva, e parevagli perduto ogni momento, ch'ei non desse al suo ministero. Ho udito narrare ch'egli dicesse: Io non so distrarre la mente da questi miei pensieri, perché (chi sa?) forse un'ora di sollazzo potrebbe togliermi di trovare qualche argomento per salvare un innocente.
- Il Fornaciari fu prosatore di molta eccellenza. [...]. A me pare che per le doti della proprietà e della evidenza nei modi e nelle voci, per la nettezza dei costrutti, per l'arte sì necessaria di congiungere le parole, le frasi, i membri del periodo e i periodi con semplicità, con efficacia, con rigorosa precisione e insieme con franchezza, e per la grazia diffusa nei concetti, nelle immagini e nel dettato, il Fornaciari abbia tra i moderni pochi che lo eguaglino, nessuno forse che lo vinca.
Note
[modifica]- ↑ Da Della mendicità secondo la religione, Reale tipografia Baroni, Lucca, 1841, p. 6.
- ↑ Il Giordani avea dato più volta al F. questo titolo, riferendosi alle fatiche e alle ricerche da lui intraprese in servigio del suo lavoro sul Tumulto degli Straccioni. [N.d.A.]
- ↑ Lettera a Pietro Giordani, 1843; in Un uomo di antica probità. Epistolario di Luigi Fornaciari scelto e illustrato pel centenario dalla sua nascita (17 settembre 1898) per cura di Raffello figlio di lui, G. C. Sansoni, Firenze, 1899, pp. 163-164.
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