Teresa Cabarrus
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Teresa Cabarrus, principessa di Chimay, nota anche come Madame Tallien (1773 – 1835), nobile e salottiera francese di origini spagnole.
Citazioni su Teresa Cabarrus
[modifica]- Teresa giunse a Parigi in tutto lo splendore della sua bellezza spagnuola: la sua apparizione fu come uno sprazzo di vivida luce nelle sale aristocratiche della superba metropoli. Ella aveva sedici anni; possedeva moltissimo spirito; parlava molto, e parlava bene, con quell'accento colorito che è una proprietà esclusiva delle donne meridionali: ella cantava con quella soave noncuranza di chi nasconde il proprio sapere. Alessandro Lameth[1] diceva: "La natura le ha detto: canta! ed ella ha cantato; le ha detto: balla! ed ella ha ballato". Infatti danzava come cantava, cioè con quella grazia innata, e con quella gaiezza di cuore delle creature predilette dal cielo. (Licurgo Cappelletti)
- Bella e strana, capricciosa ed elegante, dissoluta e pietosa, essa avea per divisa: – vivere e lasciar vivere, godere e far godere. La sua fiorente bellezza avea del Giunonico; ma la gamba forte e nervosa e il piccolo piede perfetto le davano un'agilità da Tersicore. I suoi grandi occhi neri, inondati di fiamme, raggiavano di bontà e di voluttuosa passione. I magnifici capelli bruni cadenti a ciocche, ondulanti a rivi sul collo e sul florido petto come neri serpenti, le davano l'aria tragica di Medea. Attirava, allettava... e a momenti faceva paura.
- Il suo sorriso, di invito e di abbandono, di voluttà e d'ironia, maligno e intelligente, pietoso e irresistibile, piegava come giunco le volontà più virili.
- La Tallien spinse col proprio esempio anche le donne a pubblici esercizi di forza e di destrezza fisica: e le donne divennero Automedonti[2] e Atalante[3]. Emancipata e audace, la virago parigina, vestita di una leggera tunica greca, i capelli cinti da un semplice nastro scarlatto, guida la quadriglia fiammante, e con mano virile impugna la sferza del circo.
Al Campo di Marte, Madama Tallien, vestita di una nuvola di rosei veli, dalla sua carrozza color sangue di bove, incoraggia e applaudisce, mentre un cerchio di ammiratori assedia l'invidiata vettura. È la dea delle feste pubbliche, è la soprintendente della moda e del gusto. Essa fa portare nei palazzi del Direttorio arpe e pianoforti – rende alla luce e distribuisce con accorta saggezza le collezioni di musica di Maria Antonietta, di Madama Elisabetta, di Bombelles. Col proprio esempio, rimette in moda la mobilia di Pompadour e le porcellane di Sèvres. È l'idolo degli artisti, degli attori, dei cantanti, dei letterati. A volte la sua immensa popolarità le dà stanchezza e disgusto: la vile e adulatrice moltitudine le dà sui nervi. – Ah, veramente, – esclama sbadigliando – "le malheur de l'esprit est de charmer les bêtes.[4]"
Note
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