Malcolm Mackintosh

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John Malcolm Mackintosh (1921 – 2011), funzionario pubblico, scrittore e storico scozzese.

Le forze sovietiche prima dell'operazione «Barbarossa»[modifica]

  • Pochi avvenimenti contribuirono a determinare la situazione dell'Armata rossa nel 1941 in misura maggiore della distruzione sistematica dell'alto comando sovietico condotta a termine da Stalin nel periodo 1937-39. La principale ragione che spinse Stalin ad epurare l'esercito fu il desiderio di rafforzare la sua posizione di capo assoluto dell'Unione Sovietica; e poiché l'esercito aveva armi e, per di più, capi che non dovevano posizione, autorità o prestigio a Stalin, quei capi dovevano essere eliminati, proprio come avevano dovuto essere eliminati i suoi colleghi di partito nel 1936-37. (p. 226)
  • Timoscenko faceva parte di quella «cricca della cavalleria» che godeva il favore di Stalin, ma era anche un uomo dotato di notevole abilità, di una volontà ferrea e di una grande resistenza al lavoro fisico e mentale. Ufficiale di cavalleria senza specifichi incarichi nell'esercito imperiale [russo], egli apparteneva alla vecchia scuola dei fautori di una rigida disciplina militare: era un uomo che credeva nell'obbedienza assoluta agli ordini sotto la pena di durissime e irragionevoli punizioni e per il quale un atteggiamento indolente o tollerante da parte degli ufficiali verso i loro subordinati costituiva una gravissima colpa. (p. 235)
  • [...] nel suo sforzo di modernizzare l'Armata rossa [Timoscenko] fu ostacolato da una certa incapacità di capire i princìpi della guerra moderna e dal poco tempo di cui si trovò a disporre per eliminare le deficienze palesate dalla guerra contro la Finlandia. (p. 235)
  • Zukov era sostanzialmente un uomo dello stesso stampo di Timoscenko: duro, inflessibile, volitivo ed ostinato, fautore di una rigida disciplina e molto esigente. Ma egli aveva quel pizzico di genio che mancava al suo protettore: la capacità di afferrare il reale significato della moderna strategia bellica applicata dai tedeschi in Polonia e in Francia, nonché nervi di acciaio che gli consentivano di aspettare o scegliere il momento più opportuno per colpire il nemico quando questi, nello slancio, si fosse imprudentemente sbilanciato. (p. 235)
  • [Zukov] Per quanto indubbiamente vanitoso ed incline ad usare un linguaggio aspro ed ingiurioso – per quanto spietato, anche per la maggior parte dei generali sovietici, nella sua tendenza ad accettare senza battere ciglio pesanti perdite umane – non vi è dubbio che egli riuscisse ad infondere coraggio alla massa dei soldati russi e a guidarli in un modo che pochi potevano eguagliare. 235)
  • Dal lato pratico, la cosa più sensata che si possa dire è forse che i quindici mesi trascorsi tra la fine della guerra contro la Finlandia[1] e l'invasione tedesca furono impiegati dalle autorità militari e politiche sovietiche per smantellare l'organizzazione esistente nel 1939, senza peraltro fare molto per sostituirla con una struttura nuova e moderna, secondo un piano programmatico realistico. Si dedicò tanto tempo a discutere su ciò che si doveva fare che quando venne il giorno dell'invasione[2] il vecchio non era ancora stato del tutto soppiantato, mentre del nuovo si stava ancora discutendo. La conseguenza di tutto ciò fu che il soldato russo fronteggiò la peggiore invasione della storia del suo paese armato in modo insufficiente, guidato da ufficiali inesperti che in molti casi erano a dir poco intimoriti dalla polizia segreta e dal ricordo delle purghe, ed inquadrato in unità e formazioni solo parzialmente organizzate, eppure politicamente indottrinato nella convinzione che il suo esercito fosse invincibile. (p. 243)

Note[modifica]

  1. 12 marzo 1940.
  2. 22 giugno 1941.

Bibliografia[modifica]

  • Malcolm Mackintosh, Le forze sovietiche prima dell'operazione «Barbarossa», in Storia della seconda guerra mondiale, diretta da sir Basil Liddell Hart e Barrie Pitt, edizione italiana Rizzoli-Purnell diretta da Angelo Solmi, Rizzoli editore, Milano, 1967, vol. II, pp. 225-243.

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