Marta Ascoli

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Marta Ascoli nel 2004

Marta Ascoli (1926 – 2014), scrittrice e superstite dell'Olocausto italiana.

Citazioni di Marta Ascoli[modifica]

  • Dopo le esperienze passate, per molti anni sono stata ossessionata da incubi: il fischio dei treni, il fumo delle ciminiere, il sentir gridare in tedesco ancor oggi mi fa sussultare e tuttora, anche se saltuariamente, faccio sogni attinenti a quel lager infernale. L'esperienza che ho attraversato ha cambiato molto il mio carattere, minando la mia volontà, una volta ferrea, e riuscendo a farmi perdere il mio ottimismo e la fiducia nel prossimo.[1]
  • Ho sentito il fischio sinistro dei convogli in arrivo, ho visto buttati al vento in mezzo i binari di Birkenau carte, fotografie, nastri, scarpette, giocattoli, effetti personali degli ebrei portati alla camera a gas; ho sentito nelle narici l'odore indicibile del fumo delle ciminiere; ho superato sei selezioni per il forno crematorio; ho sofferto il freddo polare lungo la Vistola dove ci portavano a lavorare in condizioni disumane; ho affrontato il trasporto verso Bergen Belsen dove la morte mieteva a piene mani le nostre compagne, in preda alla fame, al tifo petecchiale, alla disperazione più nera.[2]
  • Il Lager non è mai uscito dal mio cuore e dal mio cervello. Niente potrà riparare la ferita subita, ma sono convinta che noi ex deportati possiamo fare qualcosa per gli altri, il mio ricordo non può e non deve rimanere chiuso tra le mura di casa, all'interno della famiglia, sento che la mia sventura riguarda tutti, le vittime di ogni violenza, ma anche chi continua a pensare all'altro come nemico da annientare, da liquidare.[2]
  • Nel poco tempo che ci era concesso per mangiare la zuppa, le SS che erano di turno, donne incluse, per ragioni insignificanti e spesso anche senza motivo alcuno sceglievano parecchie persone, obbligandole a correre senza fermarsi avanti e indietro, o a inginocchiarsi a lungo o a portare grosse pietre finché cadevano sfinite. Quando crollavano a terra, e ciò succedeva spesso, i militi intervenivano con bastonate e ridevano tra di loro. Credo che questo si possa definire con una sola parola: sadismo.[1]

Note[modifica]

  1. a b Citato in Marisa Moles, Per non dimenticare la storia di Marta Ascoli, wordpress.com, 26 gennaio 2010
  2. a b Citato in Addio a Marta Ascoli sopravvissuta al lager, ilpiccolo.gelocal.it, 25 marzo 2014.

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