Meredith Haaf

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Meredith Haaf, 2018

Meredith Haaf (1983 – vivente), scrittrice e giornalista tedesca.

  • La mia generazione è post-ottimista e iperconnessa. La differenza è per noi più importante della coincidenza. Ci hanno insegnato fin da piccoli a esprimerci liberamente: sfogare i sentimenti, saltare sui letti e dipingere le pareti era legittimo, soprattutto dovevamo parlare. Esibirci, essere unici. Valorizzare la nostra personalità. La rete ci ha consentito di riversare a flusso continuo tsunami di banalità sui nostri profili Facebook: sto mangiando un panino, tra poco esco, ho mal di testa. Quando per scrivere qualcosa dovevi prendere un foglio, comprare un francobollo, andare a imbucare la lettera e sperare che arrivasse a destinazione selezionavi una gerarchia e un senso delle cose da dire. Oggi no. Comunichi qualsiasi cosa e non importa chi ascolta. Per convincersi di partecipare a un processo basta cliccare "mi piace" sul tema. La rivoluzione tunisina? Mi piace. Se non ti interessa non devi nemmero dissentire: fai "nascondi", occulta alla vista. La responsabilità individuale è tutta in un clic. Cioè: nella realtà non esiste, perché per quanto si insista oggi a dire che il virtuale è reale non è così. C'è differenza, e bisognerebbe ricominciare a dirlo. L'unica efficace forma di reazione sarebbe disconnettersi, oggi: la vera protesta il silenzio.[1]
  • Siamo una generazione indifferente e rassegnata. Abbiamo avuto tutto e non abbiamo più niente. Siamo connessi on-line, questo ci basta a credere di esistere. Discutiamo, perché ci hanno detto fin dall'asilo che dovevamo esprimerci, ma siamo cresciuti a pragmatismo. Si fa quel che è utile. Le nostre passioni sono fredde, e deboli.[2]

Note[modifica]

  1. Citato in Concita De Gregorio, Io vi maledico, Einaudi, Torino, 2013, pp. 8-9. ISBN 978-88-6621-353-6
  2. Citato in Concita De Gregorio, Io vi maledico, Einaudi, Torino, 2013, p. 4. ISBN 978-88-6621-353-6

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