Modi di dire reggini
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- A cira squagghia e 'u santu non camina.
- I ceri votivi si consumano ma il santo portato in processione non avanza.
- Il tempo trascorre ma non si conclude nulla.
- 'A muntagna hhuriu e 'u bastuni ssiccáu.[1]
- La montagna fiorì e il bastone seccò.
- Le cose vanno male ed al contrario di come dovrebbero.
- Aju 'a lingua 'rossa comu 'u bboi.[2]
- Ho la lingua grossa come il bue.
- Si ricorre a questa espressione quando ci si vuole astenere dal parlare per evitare di dire maldicenze.
- Attìa non ti sàrba màncu Caracciulu![3]
- Non ti può guarire nemmeno il Dott. Caracciolo.
- Avi 'a cuda 'i pagghia.[4]
- Ha la coda di paglia
- Grazia, Graziella e grazi'o càzzu.[5]
- Grazia, Graziella e grazie al cazzo
- Variante: Marcu, Minicu e Petru l'orbu.
- Marco, Domenico e Pietro il guercio.
- Si cchiù fissa da funtana i Riggiu![6]
- Sei più stupido della fontana di Reggio
- Chi ti vististi i Càlia e 'Nzùddha?
- Come ti sei vestito da "Ceci e Nzudda"?
- Ma ti sei vestito a festa?
- Chi si rici? Chi i sardi si mangiàru l'alici.
- Che si dice? Che le sardine si sono mangiate le acciughe.
- Come va? Normalmente, la vita fa il suo corso.
- I primi jòrna ra 'zzìta.[7]
- I primi giorni della fidanzata.
- L'America 'nto bagghiolu.
- L'America in un secchio.
- Jèu, Tu e Tai.
- Io, Tu ed un Tale.
- Mancu li cani!
- Nemmeno i cani!
- Dicesi di Situazione paradossale.
- Ma va jèttulu 'nda sciumàra!
- Gettalo nella fiumara!
- Esortazione a disfarsi di un qualcosa di poco valore.
- Ma chi è, a putìa i "Mustazzùni"?
- Ma dove siamo, alla bottega di "Mustazzuni"?[8]
- Ma dove siamo, in un posto poco serio?
- Minchia ti salàru!
- Caspita come ti hanno conciato!
- O cantu o levu a cruci.
- ([nella processione])O canto o porto la croce.
- O vaiu all'acqua o 'nnacu u figghiolu.
- O vado a prender l'acqua o cullo il neonato.
- Ogni bucu è purtùsu.
- Ogni buco è pertugio.
- Ogni occasione è buona.
- Pigghiulu chi è rossu!
- Prendilo, che è grosso!
- Ironicamente: vai, che è l'occasione buona!
- Pìrita tanti e 'mmèrda poca.
- Molta fraudolenza poca consistenza.
- La bottega di Mustazzone.
- Un continuo viavai di gente in un dato posto.[11]
- Quantu ll'haiu! E quantu s'annu a 'ffàri!
- Quanto mi annoio! E quanto ancora dovrò annoiarmi!
- Rassa mi chiòvi, chi quandu chiòvi non sicca nenti!
- Lascia che piova, che quando piove non secca nulla!
- Restàu cu na manu rannànzi e l'atra rarrètu.
- È rimasto con una mano davanti e l'altra di dietro.[12]
- Tamburedu novu.[13]
- Tamburello nuovo.
- Ti 'giustàru pi' i festi e pi' i lavurànti.
- Ti hanno sistemato per i giorni festivi e per i feriali.
- Ti hanno proprio conciato bene.
- Ti salutu peri i ficu.
- Ti saluto pianta di fico.
- È andata male.
- Tri pila avi u porcu e u porcu avi tri pila.
- Tre setole ha il maiale e il maiale ha tre setole.
- Dicesi di cosa trita e ritrita.
- Una è ràcchia e chidd'autra non bàli.
- Una è brutta e quell'altra non vale.
- Non gli va mai bene nulla.
- U porcu è a muntagna, e a caddàra bùgghji.[14]
- Il maiale è ancora a monte, mentre giù a mare il calderone per le frittole già bolle.
- Dicesi a chi gode di qualcosa che deve ancora compiersi.
- Ristai comu a chiddu chi nciu vitti a so mamma.
- La situazione mi ha fortemente turbato.
Note
[modifica]- ↑ Citato, con traduzione e spiegazione, in Saggio di proverbi calabro-reggini, p. 405.
- ↑ Citato, con traduzione, in Saggio di proverbi calabro-reggini, p. 402.
- ↑ Giuseppe Caracciolo (Villa S. Giovanni, 28 settembre 1871 – Reggio di Calabria 26 ottobre 1945). Primario chirurgo e Direttore degli Ospedali riuniti di Reggio di Calabria, medaglia d'argento per l'attività di soccorso in occasione del terremoto del 1908, era molto conosciuto e godeva buona fama per le sue capacità mediche, da qui il detto.
- ↑ Citato, con traduzione, in Saggio di proverbi calabro-reggini, p. 410.
- ↑ Due nomi di fantasia più una volgarità per indicare tre persone fuori luogo;
o anche nella variante Trìvulu, Malanòva e Scuntentìzza che vuol dire "lamento, malattia, e tristezza", chiaramente tre persone non desiderate. - ↑ Negli anni '50 una fontana mal progettata che bagnava i passanti sorgeva in Piazza Indipendenza, da qui il detto che è tratto da un verso di una poesia di Nicola Giunta, poeta dialettale reggino.
- ↑ Per indicare come l'entusiasmo iniziale di uno che ha qualcosa di nuovo sia destinato a diminuire col passare del tempo.
- ↑ letteralmente "Baffone", personaggio appartenente alla tradizione reggina
- ↑ Corruzione del latino multitudinis statio, locanda di tutti. Cfr. Cognomi e toponimi in Calabria, [1], p. 156, p. 240
- ↑ Citato, con spiegazione, in Giuseppe Pensabene, Cognomi e toponimi in Calabria, nuove chiavi di lettura con grammatica per i passaggi dalle lingue classiche a quelle romanze, Gangemi, 1897, [2] p. 156, p. 240.
- ↑ La spiegazione è in Cognomi e toponimi in Calabria, p. 240.
- ↑ Lo sventurato ha perso tutto.
- ↑ Per indicare l'entusiasmo di uno che ha una nuova fidanzata; anche nella variante Crivu novu (crivello nuovo).
- ↑ Citato in Gabriele Cremonini e Giovanni Tamburini, Maiali si nasce, salami si diventa, Racconti, curiosità, aneddoti e proverbi... Quasi una piccola enciclopedia sull'universo suino, Pendragon, Bologna, 2010, p. 114.
Bibliografia
[modifica]- Francesco Maria Mandalari, Saggio di proverbi calabro-reggini, in Giornale napoletano di filosofia e lettere, scienze morali e politiche, diretto da Francesco Pinto, compilato da C. M. Tallarigo e A. Salandra, vol. VIII, presso Riccardo Marghieri di Gius. Editore, Napoli, 1878, pp. 396-413.