Naomi Klein

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Naomi Klein (2014)

Naomi Klein (1970 – vivente), giornalista, scrittrice e attivista canadese.

Citazioni di Naomi Klein[modifica]

  • I buoni amici, anche se possono fare cose orribili, raramente ti licenziano.[1]
  • I consumatori sono di nuovo i fanti di una battaglia tra il bene e il male.[2]
  • Il posto peggiore per ricavare un'immagine accurata di un ciclone è dalla calma relativa del suo occhio.[3]
  • Le idee, se bombardate, tendono a diffondersi.[4]
  • Non c'è dubbio che gli iracheni siano sottoposti alla crescente minaccia del fanatismo religioso, ma le forze USA non li proteggeranno più di quanto non li abbiano protetti dalle torture ad Abu Ghraib o dalle bombe a Falluja. La liberazione non sarà mai un effetto di questa invasione, perché il suo obiettivo è sempre stato il dominio.[4]
  • Se permetti al tuo avversario di rubarti il senso dell'umorismo, ha già vinto.[5]
  • Tutti noi vogliamo la pace. Ma ricordiamoci che non l'avremo senza lottare.[6]
  • Un continente fortezza è un blocco di nazioni che uniscono le forze per ottenere accordi commerciali favorevoli da altri paesi e che allo stesso tempo pattugliano le proprie frontiere esterne per non far passare i cittadini di quegli stessi paesi. Ma se un continente vuole essere seriamente una fortezza, deve invitare anche un paio di paesi poveri tra le sue mura, perché qualcuno deve fare i lavori sporchi e quelli pesanti.[7]

Da Intervista a Naomi Klein

Di David Frati, MangiaLibri.com.

  • E poi i luoghi dell'uragano Katrina, oppure lo Sri Lanka: ecco, nelle zone colpite dallo tsunami del 2004 abbiamo assistito a una forma particolarmente subdola di terapia shock. Quattro giorni dopo il disastro, con il paese ancora in ginocchio e i cadaveri ancora non sepolti i politici hanno fatto passare una proposta di privatizzazione delle acque senza che le persone potessero essere informate né avere voce in capitolo. Politiche a favore della gente? Mi pare a dir poco un paradosso farle passare per questo: hanno spostato le case dei pescatori verso l'interno per "proteggerli" dalle maree e poi hanno lottizzato le zone lasciate libere per costruirci alberghi di lusso! Alla base del libro c'è l'esigenza di capire il fascino della teoria della Shock Economy, valutare il suo potere seduttivo.
  • Molti occidentali ormai sono terrorizzati, profilati in ogni particolare, e se sono del "colore" sbagliato, delle idee "sbagliate" si sentono vulnerabili. Abbiamo le risposte, ma manca la fiducia in noi stessi, ci hanno fatto credere che non esistono alternative: nell'emisfero sud del mondo invece la resistenza è ancora forte a questo pensiero unico.
  • Le radici di tutto questo sono da cercare nell'opera e nel pensiero di Milton Friedman, guru del liberismo morto nel 2006 a 94 anni. Friedman è stato osannato come il più influente economista del XX secolo, è uno che ha influenzato direttamente o indirettamente presidenti Usa, primi ministri britannici, ministri dell'Europa dell'est, dittatori africani, oligarchi russi, segretari del Partito Comunista cinese, direttori del Fondo Monetario Internazionale, per non parlare degli ultimi tre direttori della Federal Reserve. Il professore di Economia dell'University of Chicago e i suoi discepoli hanno tramato – alla luce del sole e non – per decenni, considerando il mondo una sorta di laboratorio per le loro spregiudicate teorie economico-politiche. In ognuno dei momenti dei quali parlavo prima, c'era dietro Friedman con i suoi "Chicago Boys".
  • Cercano di resettarci perché hanno paura della memoria. L'antidoto è la conoscenza collettiva, è la cultura, è l'informazione.

Note[modifica]

  1. Da L'abbraccio delle multinazionali, Internazionale, n. 389, 8 giugno 2001, p. 7.
  2. Da Ideologia dello shopping, Internazionale, n. 417, 21 dicembre 2001, p. 7.
  3. Da Povertà.com, Internazionale, n. 388, 1 giugno 2001, p. 7.
  4. a b Da You can't bomb beliefs, pubblicato originariamente su The Nation, 30 settembre 2004; tradotto in Bombardare le idee, Internazionale , n. 560, 8 ottobre 2004, p. 27.
  5. Da Paranoia globale, Internazionale, n. 383, 27 aprile 2001, p. 7.
  6. Da Non c'è pace senza lotta, Internazionale, n. 479, 14 marzo 2003, p. 13.
  7. Da Il continente fortezza, Internazionale, n. 471, 17 gennaio 2003, p. 13.

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