Nathan Englander
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Nathan Englander (1970 – vivente), scrittore statunitense.
Citazioni di Nathan Englander
[modifica]- Il mondo cambia, tutti cambiamo, ma quando si rileggono i libri di Roth si dà un nuovo significato al mondo, e alle persone che ci circondano. È difficile dire quale sia materialmente, nello specifico, la sua eredità letteraria. Ma la straordinaria universalità dei suoi libri è uno dei segreti della sua letteratura. Complotto contro l'America, per esempio, due anni fa, prima di Trump, era un libro completamente diverso. Oggi invece rappresenta una vera, e inquietante, road map politica. È questa la sua più grande eredità: aver lasciato una letteratura universale.[1]
- Io mi sono lasciato alle spalle la religione, ma quando si tratta di narrativa, di scrivere, sono molto religioso. [2]
Intervista di Anna Lombardi, Rep.repubblica.it, 28 ottobre 2018.
- Mia madre, convinta che ci sarebbe stato un nuovo Olocausto, ci ha cresciuti nella paura: anche se vivevamo a Long Island, New York. Ricordo l'umiliazione dei bambini in bici sotto la nostra finestra che inneggiavano a Hitler. La svastica disegnata sulla nostra porta una mattina di Halloween. Le volte che ho fatto a botte reagendo agli insulti. Ma in tutto questo tempo le cose sono cambiate: i giovani oggi indossano senza paura i simboli della fede.
- C’è molta confusione riguardo a quel che fa Trump. All’interno alleato con suprematisti e neonazi. Ma amico di Israele quando si tratta di politica estera. La confusione c’è anche nella comunità ebraica americana: divisa fra chi sostiene Trump per il riconoscimento di Gerusalemme e chi lo teme per quel che disse un anno fa dopo la marcia dei suprematisti a Charlottesville.
- Pittsburgh non è solo un attacco antisemita. È un attacco a cittadini americani di fede ebraica. Una delle tante comunità sotto attacco. La mia famiglia è in America da cinque generazioni: più di quella di Trump. Sono attacchi all’America. E partono dal vertice: da chi contribuisce con le sue parole a propagare quell’odio che poi le semplificazioni dei social trasformano in radicalismo.
Da Englander: "Trump è un pericolo. Facebook ha fatto bene a bloccarlo
Intervista di Antonio Moda sull'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 2021, La Stampa, 9 gennaio 2021.
- Trump è il sintomo, non la malattia: si tratta di vento fetido che soffia in tutto il mondo, e che gli storici studieranno quando la cronaca lascerà il posto alla storia: non credo ad esempio che Bolsonaro rappresenti qualcosa di meglio. Per quanto riguarda l'America i primi sintomi partono da lontano: i germi della degenerazione odierna sono già in alcuni atteggiamenti di Ronald Reagan, e nel fenomeno Sarah Palin.
- Trump ha fatto dei social media la sua arma vincente, e, mi costa dirlo, li ha utilizzati con notevole abilità, ma è un pericolo per il mondo intero, e ha tuttora a disposizione le armi nucleari. Tra le tante cose che ha scritto in passato c'è anche la minaccia di "annichilire la Nord Corea": una frase del genere sarebbe stata censurata a chiunque, e nel caso specifico il suo assalto non sarebbe stato certo con una mazza da baseball.
- È chiaro che in democrazia bisogna tentare il dialogo con tutti, ma è arduo, se non addirittura impossibile, avere un confronto con persone che sembrano vivere in una realtà del tutto virtuale, nella quale si nega la scienza, in cui i giornali producono soltanto fake news, e i problemi nascono tutti dagli immigranti messicani. È un mondo che non ha paura di sfilare con le bandiere del sud schiavista e con i simboli nazisti: una delle immagini più agghiaccianti di questi giorni è stato quel giovane dei Proud Boys davanti a Capitol Hill con una maglietta con l'acronimo 6MWE, cioè "Six Millions [sic] Wasn't Enough", sei milioni di ebrei non sono stati abbastanza. Io non ho alcun problema a discutere con un conservatore, mi capita spesso, e a volte anche con un reazionario, ma sinceramente, ritieni che sia possibile dialogare con una persona che indossa una maglietta del genere?
Sono in casa nostra da neanche dieci minuti e Mark sta già pontificando sull'occupazione israeliana. È una cosa che gli abitanti di Gerusalemme, come lui e Lauren, si sentono in diritto di fare.[3]
Citazioni su Nathan Englander
[modifica]- Riesce a parlare dell’Olocausto e dell’Undici Settembre, dell’uso delle droghe e di cosa significhi essere un genitore con una leggerezza e un acume straordinario. E riesce a comunicare, senza mai essere pesante o volgare, quanto possono essere irritanti alcuni atteggiamenti degli ortodossi. Mi piace tutto. (Philip Roth)
Note
[modifica]- ↑ Da intervista di Antonello Guerrera, Englander: “L’erede di Roth è Roth stesso”, Rep.repubblica.it, 24 maggio 2018.
- ↑ Registrazione sonora, Nathan Englander con Antonio Monda, n. 2007_09_08_161, archivio.festivaletteratura.it, 7 settembre 2007.
- ↑ Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
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