Nick Mason

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Nick Mason nel 2018

Nicholas Berkeley Mason (1944 – vivente), batterista britannico, membro dei Pink Floyd.

Citazioni[modifica]

  • Non ho problemi ad ammettere che Atom Heart Mother è stato fatto molto in fretta, in quanto subito dopo dovevamo partire per la tournée americana... Il disco poteva essere migliorato dal punto di vista tecnico, ma l'effetto c'è, e questo è l'importante. In particolare la suite è stata realizzata affrettatamente. Molti si spaventarono a sentirci insieme a un coro e a un'orchestra – ma per noi si trattò di un'esperienza importante.[1]
  • Penso che Obscured by Clouds sia sensazionale. Credo sia un deciso miglioramento nel campo delle colonne sonore da film – ma pensavo la stessa cosa anche di More. Ha un buon sentimento, è un album rilassato, ma è anche... concreto, compatto. Ogni volta che noi realizziamo un album, penso sempre che avrebbe potuto essere migliore – ma cose come More o Obscured by Clouds credo che siano decisamente buone. Quanto al film La Vallée era simile a More; Schroeder ha uno stile molto particolare... Noi siamo stati molto soddisfatti di quella nostra musica per quel film.[1]
  • Per tutto il nostro primo periodo, Syd fu la nostra mente creativa. Alla fine di un concerto era capace di andarsene a casa a incidere subito nuove idee e suoni ipnotici per tutta la notte. Ci fu chi scrisse che la nostra musica era adatta a far saltare il cervello – ed è esattamente quanto successe a Syd...[1]
  • La musica dei Pink Floyd è più che una chitarra, un basso, una batteria. Rick era quel suono che tesseva tutto quanto assieme. (citato in Entertainment Weekly, settembre 2008)

Inside Out - La prima autobiografia dei Pink Floyd[modifica]

Incipit[modifica]

Roger Waters si degnò di rivolgermi la parola solo dopo che avevamo studiato insieme al college per quasi un semestre. Un pomeriggio, mentre ero concentrato su di un disegno tecnico, cercando di estraniarmi dal brusio di una quarantina di miei compagni di architettura, l'ombra lunga e inconfondibile di Roger si proiettò sul mio tavolo da disegno. Sebbene avesse intenzionalmente ignorato la mia esistenza fino al quel momento, Roger aveva finalmente riconosciuto in me uno spirito musicale affine al suo, intrappolato nel corpo di un architetto in erba. Le traiettorie astrali della Vergine e dell'Acquario si erano incrociate segnando il nostro destino e spingendo Roger a cercare un modo per unire i nostri spiriti in una grande avventura creativa.
No, no, no. Non stiamo tanto a infiorare i ricordi. L'unico motivo per cui Roger si era preso il disturbo di avvicinarmi era per chiedere in prestito la mia macchina.

Citazioni[modifica]

  • Eravamo stati costretti a trovarci un altro nome perché una volta stavamo suonando come Tea Set [...] quando – che sorpresa! – scoprimmo che fra i gruppi in cartellone per il giorno seguente ce n'era un altro pure chiamato Tea Set. [..] dovemmo trovare velocemente un'alternativa. Syd senza indugio creò il nome Pink Floyd Sound, usando i nomi di battesimo di due venerabili musicisti blues: Pink Anderson e Floyd Council. Anche se li conoscevamo da qualche disco blues d'importazione, non erano nomi a noi molto familiari. Fu proprio un'idea di Syd. E quel nome ci rimase appiccicato.
    È straordinario come una decisione dell'ultimo momento diventi permanente e si riveli opportuna, con conseguenze durature e di grande portata. (p. 30)
  • Tuttavia a New York trovai per caso una copia del giornale "East Village Other", con un servizio da Londra sulle band emergenti, nel quale si faceva anche il nome dei Pink Floyd Sound.
    Veder menzionato il nostro nome in un posto così lontano da casa mi fece vedere la band sotto un'altra ottica. Con la commovente ingenua fiducia di uno che crede a tutto ciò che legge sulla carta stampata, quell'articolo mi fece comprendere che la band aveva le potenzialità per diventare più di un semplice modo per divertirci. (p. 33)
  • Poi la rubrica di Hunter Davies sul "Sunday Times" del 30 ottobre 1966 pubblicò un breve pezzo sulla psichedelia citando dichiarazioni di Andrew e Roger che affermavano: "Se prendi LSD quello che provi dipende interamente da chi sei. La nostra musica può precipitarti nell'orrore urlante o gettarti nell'estasi delirante. Più spesso la seconda. Scopriamo che il nostro pubblico adesso smette di ballare. Cerchiamo di averli lì in piedi completamente rapiti, a bocca spalancata." (p. 44)
  • Tutti ricordano Syd come autore di canzoni, ma probabilmente merita lo stesso plauso per il suo rivoluzionario concetto d'improvvisazione nella musica rock. (p. 73)
  • Tutti noi desideravamo avere successo di vendite, eccetto Syd. [...] Benché fosse contento di fornire spunti musicali orecchiabili, odiava l'idea di qualsiasi cosa che fosse "commerciale". (p. 78)
  • [Dopo uno spettacolo nel dicembre '67] Syd era di nuovo completamente assente, e noi altri stavamo alla fine arrivando al punto di rottura. Era giunto il momento di smettere di fingere. Avevamo cercato di ignorare i problemi sperando che sparissero, ma, anche se lo desideravamo profondamente, non si poteva più ignorare il fatto che era impossibile continuare con Syd in quello stato, oltre tutto non era più divertente e, senza dubbio, non lo era nemmeno per Syd. Non volevamo perdere Syd. Era il nostro compositore, cantante, chitarrista ed era – anche se è difficile crederlo visto il modo poco comprensivo in cui l'abbiamo trattato – nostro amico. (p. 97)
  • Un problema molto più serio per David fu inserirsi nel gruppo preesistente. Ufficialmente era il secondo chitarrista e un cantante aggiunto. Syd, però, vedeva David come un intruso, mentre il resto della band lo considerava come un potenziale sostituto di Syd. Tuttavia ci guardammo bene dal dirlo a David, per risparmiargli la cruda verità. Di fronte a questi segnali poco chiari, David dovette adattarsi alla meglio all'imbarazzante situazione. (p. 102)
  • David diede un nuovo vigore alla band. Era già un abile chitarrista [...] e aveva una voce forte e personale. Era interessato come tutti alla sperimentazione di nuovi suoni ed effetti, ma, oltre alla sua inventiva, aggiunse anche un approccio più ponderato e strutturato, insieme alla pazienza con cui sviluppava un concetto musicale fino al suo pieno potenziale. Era di bella presenza ed era riuscito ad evitare la fase in cui la permanente era considerata come la massima espressione dell'arte tonsoria. Nel frattempo, Rick forniva struttura e melodia e Roger motivazione, disciplina e intuizione musicale. Dato che i batteristi sono una realtà a sé, fortunatamente non ho mai dovuto giustificare la mia presenza in termini analoghi. (p. 106)
  • [durante il secondo tour negli Stati Uniti] Come durante il primo tour, eravamo praticamente privi di attrezzatura, ancora una volta vittime delle false promesse di agenti e case discografiche. Fu Jimi Hendrix a salvarci. Saputo dei nostri problemi [...] ci mandò all'Electric Lady, il suo studio di registrazione e magazzino dell'8a Strada Ovest, e ci disse di servirci liberamente prendendo tutto quello che ci occorreva. Gli eroi del rock'n'roll esistono davvero. (p. 123)
  • [Riferendosi a Syd Barrett] Non credo che i Pink Floyd sarebbero esistiti senza di lui: agli inizi diede un contributo di lavoro talmente importante da consentirci poi di continuare a migliorare. C'è qualcosa di particolarmente triste in un compositore di pari talento, che ha realizzato tanti ottimi lavori, e a un certo punto non è più in grado o non ha più voglia di continuare. (p. 129)
  • [Syd Barrett si presenta durante le registrazioni di Wish you were here] [...] notai un tipo grosso e grasso con la testa rasata, che indossava un decrepito impermeabile marrone rossiccio. Portava un sacchetto di plastica di quelli per la spesa e sul volto aveva un'espressione abbastanza benevola, ma assente. [...] Anche David dopo un po' mi domandò se sapessi chi fosse; e ancora non riuscii a collocarlo, e me lo dovettero dire. Era Syd. Sono passati più di vent'anni, ma ancora ricordo quel senso di confusione.
    Ero sconvolto dal suo cambiamento fisico. Conservavo ancora l'immagine del personaggio che avevo visto l'ultima volta sette anni prima, quasi quaranti chili di meno, capelli ricci scuri e una personalità esuberante. Non ricordavo tanto il Syd drograto che aveva lasciato la band nel 1968, ma piuttosto il personaggio che conoscemmo quando da Cambridge venne a Londra, che suonava quella caratteristica Fender Esquire con i suoi dischi riflettenti, che aveva un guardaroba pieno di camicie di Thea Porter ed era accompagnato dalla sua bella fidanzata bionda. (p. 211,212)
  • All'improvviso e inaspettatamente, il suo arrivo ci riportò alla mente un'intera parte della vita della band. Tra il resto, provavamo anche un senso di colpa. Avevamo contribuito tutti a ridurre Syd in quello stato, rifiutandolo, sottraendoci alle nostre responsabilità, per insensibilità o egoismo vero e proprio. (p. 212)

Note[modifica]

  1. a b c Citato in Pink Floyd, Canzoni, traduzione di Lorenzo Ruggiero, Kaos Edizioni, Milano, 1992.

Bibliografia[modifica]

  • Nick Mason, Inside Out - La prima autobiografia dei Pink Floyd, a cura di Philip Dodd, Rizzoli, 2004. ISBN 9788817005586

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]

Pink Floyd
Syd Barrett · David Gilmour · Nick Mason · Roger Waters · Richard Wright